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Ciclismo
Storie di Tour: Filippo Simeoni inseguito da Armstrong
“Le scuse di Armstrong posso anche riceverle, ma l’umiliazione è stata tanta. Ho avuto tanti danni sia a livello sportivo che economico, non so se potrei accettare le sue scuse“. Con queste parole, Filippo Simeoni ha commentato, a gennaio, la celebre e scioccante confessione di Lance Armstrong, che si è poi visto revocare i sette Tour de France. Ma cosa c’è dietro?
Filippo Simeoni, nato a Desio nel 1971 ma legatissimo a Sezze, provincia di Latina, ha vissuto un’onesta carriera in gruppo tra il 1995 e il 2009. Nove successi, la maglia di miglior scalatore al Giro di Svizzera 2003, migliaia di chilometri al vento per i più blasonati capitani, su tutti Mario Cipollini. Tuttavia, dopo aver vinto la tappa di Cuenca alla Vuelta 2001 e quella di Collado Villalba nel 2003, Simeoni diventa famoso anche per un’altra questione: nel 2004, ammette alla giustizia sportiva di aver usato Eritropoietina, la famigerata EPO, su consiglio del dottor Michele Ferrari. Già, il famoso (meglio: famigerato) dottor Ferrari tante volte associato proprio ad Armstrong. E il texano non rinuncia certo alla replica: “Questo signore è un bugiardo assoluto. Si dopava cinque anni prima di incontrare Michele. Grazie alla sua testimonianza contro il dottore Ferrari, la sua squalifica è passata da due anni a tre mesi” – dichiara a Le Monde, ferito nell’orgoglio per aver sentito anche solo citare il nome di Ferrari. Finita qui? Neanche per sogno.
Eccoci al fattaccio. Terzultima tappa del Tour 2004 verso Lons-le-Saunier. La classifica è già scritta, il percorso non fa per velocisti, dunque spazio alle fughe. Al chilometro 30, sono in fuga Marc Lotz, Juan Miguel Mercado-che poi vincerà la tappa-, José Vicente García Acosta, Juan Antonio Flecha, Dimitry Fofonov e Sébastien Joly. Simeoni, in maglia Domina Vacanze, esce dal gruppo per raggiungere quella che sarà l’azione decisiva. Ma chi si fionda alla sua ruota? Proprio Lance Armstrong. Incredibile ma vero, la maglia gialla lo marca a uomo; e quando la coppia raggiunge i fuggitivi, questi, comprensibilmente, chiedono al laziale di desistere, perché la presenza dell’americano avrebbe generato un forte inseguimento del plotone principale e il conseguente annullamento dell’azione. L’americano fa capire che intende fermarsi solo se si ferma anche Simeoni, il quale a questo punto deve arrendersi: rientrati in gruppo, se da un lato Lance, con un sorriso maligno, fa il gesto della “bocca cucita” per invitare l’italiano a non osare più mettersi contro di lui, Filippo viene invece sommerso di insulti da alcuni corridori. Insomma, un’incredibile mix di antisportività e di omertà: molti, evidentemente, preferiscono schierarsi con il più forte per non avere guai. Pochissime persone prendono posizione a favore di Simeoni, tra cui l’allora presidente della Federciclismo Gian Carlo Ceruti e il suo team manager Vincenzo Santoni.
Il resto è storia. Dopo anni bui, Filippo Simeoni si prende il suo personalissimo riscatto trionfando a Bergamo, al Campionato Nazionale 2008, e indossando la maglia tricolore che però, per un ultimo sgarbo del mondo del ciclismo, non potrà indossare al Giro d’Italia del centenario nella stagione successiva, a causa del mancato invito della sua Ceramica Flaminia. La conclusione della parabola di Armstrong, forse la più grande frode sportiva di sempre, è invece sotto gli occhi di tutti. Certo, nessuno restituirà a Simeoni i risultati persi per essersi fatto un nemico così potente: ma questa vicenda, riletta a posteriori, narra l’assurda presunzione del campione decaduto e il grande coraggio di chi, ai tempi, si macchiò di tracotanza, di sfida agli Dei.
foto di Getty Images
marco.regazzoni@olimpiazzurra.com