Fondo
Nuoto di fondo, Mondiali Kazan 2015: l’Italia semina e raccoglie
Prima delle 25 chilometri di sabato 1 agosto si diceva che sarebbero state proprio quelle gare a donare il voto definitivo al Mondiale 2015 dell’Italia di nuoto di fondo. Ebbene, forti di un oro, un bronzo e altre due top ten, l’analisi non può che partire con una considerazione positiva. Gli azzurri escono tra gli applausi dalle acque del fiume Kazanka, raccogliendo quanto seminato finora e seminando una sorta di “upgrade” che si spera possa fiorire in vista dell’anno olimpico. Programmazione la parola chiave: in questo, complimenti a tutto lo staff federale, guidato dal ct Massimo Giuliani, anche sindaco di Piombino e dall’esperienza ventennale.
Tre medaglie, altrettanti pass olimpici e piazzamenti tra i migliori dieci di ogni gara praticamente sempre a parte l’errore di rotta che ha sfiancato anticipatamente una rivedibile Aurora Ponselè e l’undicesimo posto di Martina Grimaldi in una gara non sua. Il voto non può che essere alto, perché c’è un Simone Ruffini che finalmente sa gestire tutto il proprio talento, chiude settimo con margini di crescita nella 10 chilometri e, soprattutto, vince in maniera prepotente la 25, nonostante qualche malanno fisico e con la lucidità per diventare anche star del web chiedendo la mano della fidanzata – proprio Aurora Ponselè – sul gradino più alto del podio. Il trionfo del romanticismo e un sì che rende ancora più bella la sua giornata da campione del mondo.
L’altro grande volto azzurro del Mondiale 2015 non può che essere Matteo Furlan, timido ma battagliero, capace di giostrarsi con qualità sia nella 5 chilometri (bronzo al fotofinish nonostante le botte) che nella 25, ancora terzo sfiancando lo statunitense Alex Meyer per permettere la fuga d’oro di Ruffini. Un gioco di squadra da 10 e lode e una tattica vincente. Ora è in una nuova dimensione e, pur saltando Rio 2016 (l’ottimo Federico Vanelli coglie un decimo posto preziosissimo e, in lacrime, fa fatica a realizzare l’impresa del coronamento del sogno olimpico), è una della principali carte azzurre per il futuro.
Promossi anche gli esordienti Mario Sanzullo, Arianna Bridi e Ilaria Raimondi, sintomo di un ricambio generazionale che non tarda ad arrivare, e il veterano Simone Ercoli, che ha il merito di tenere unito un gruppo fantastico. Quanto alle tre donne più attese – per un motivo o per l’altro – c’è invece da aprire una lunga parentesi. Proveremo a essere sintetici. Due quarti posti per Rachele Bruni che sanno di beffa. Soprattutto quello individuale, con la fuga buona fiutata e agguantata e il crollo in volata con sorpasso ai 200 metri dal tocco della brasiliana Ana Marcela Cunha. Un legno che, seppur addolcito dal pass olimpico, fa male. Come anche quello nel team event, in cui però la distanza dal dubbioso argento ex aequo Brasile-Olanda è netta e, comunque, la toscana nuota da fuoriclasse. La sua stagione non finisce qui: ora c’è la vetta della classifica generale di Coppa del Mondo da difendere, per confermarsi la più regolare nel corso dell’anno. Se lo merita.
Detto dell’errore di rotta di una rimandata Aurora Ponselè, scoppiata a metà gara con la sensazione – la solita, ahinoi – che sia partita forse troppo forte come agli Europei di Berlino, Martina Grimaldi esce con onore e la determinazione di aver voluto gareggiare nella 5 chilometri anche in precarie condizioni mentali. Ha cambiato guida tecnica, deve ritrovarsi prima di tutto come atleta dopo molti anni al top. L’età glielo permette, la testa anche: ora una vacanza e poi di nuovo a macinare vasche per tornare in cima al mondo.
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francesco.caligaris@oasport.it
Foto da: pagina Facebook Fina/DeepBlueMedia