Canottaggio
Niccolò Mornati: “Siamo pronti a giocarci una medaglia alle Olimpiadi”
Da oltre un decennio Niccolò Mornati rappresenta un pilastro del canottaggio italiano. Il suo debutto iridato con la nazionale risale al 2001, quando fu undicesimo con l’otto. Sempre con la barca ammiraglia, conquistò il suo primo podio di prestigio con l’argento ai Mondiali del 2005, risultato bissato anche nell’edizione successiva. Nel 2007, poi, il 32enne di Milano aggiunse una nuova piazza d’onore alla sua bacheca grazie al secondo posto con il 4 senza nella rassegna globale di Monaco di Baviera.
Ai podi iridati, tuttavia, non hanno mai fatto seguito delle soddisfazioni a Cinque Cerchi. Alle Olimpiadi, infatti, Mornati vanta solo un settimo ed un undicesimo posto, ottenuti ad Atene 2004 e Pechino 2008 rispettivamente con l’otto ed il 4 senza.
Dal 2010, però, ha composto insieme a Lorenzo Carboncini un due senza che appare finalmente in grado di infrangere il tabù, già in grado di salire sul podio ai Mondiali dello scorso anno con una promettente medaglia di bronzo.
La concorrenza, in particolare quella neozelandese, canadese e greca, sarà agguerrita, ma Mornati vede in Londra 2012 l’occasione della vita per mettere la ciliegina sulla torta ad una carriera ricchissima di prestigiose affermazioni.
Nel corso della primavera avete dovuto fronteggiare alcuni imprevisti, tra i quali la bronchite patita da Lorenzo Carboncini. Come va adesso?
“Non siamo ancora al top della condizione fisica, ma sappiamo dove lavorare ed intervenire per arrivare preparati al meglio alle Olimpiadi. In questo momento stiamo ricercando una maggiore velocità nel passo gara“.
Le rivali per il podio saranno le solite ed è tornato a far paura anche il Canada di David Calder e Scott Frandsen.
“Il ritorno del Canada non mi stupisce, perché stiamo parlando del due senza vice-campione olimpico in carica. Diciamo che in questo momento l’unica inarrivabile sembra la Nuova Zelanda, mentre per l’argento ci saranno tre/quattro barche racchiuse in un fazzoletto. La Grecia resta un avversario temibile, mentre la Gran Bretagna, con due giovani che provengono dall’otto, potrebbe rivelarsi meno temibile rispetto al recente passato. Nel complesso, sono sicuro che ci giocheremo la medaglia per pochi decimi di secondo“.
Il tuo obiettivo londinese, dunque, non potrà che essere il podio.
“Sì, diciamo che punteremo almeno ad una medaglia di bronzo“.
Come procede la preparazione e su quali aspetti vi state soffermando maggiormente?
“La preparazione procede bene e speriamo di arrivare al top ad inizio agosto. Stiamo lavorando su diverse cose, tra cui la sopportazione dello sforzo sotto acido lattico e l’incremento della velocità complessiva“.
Il rush finale potrebbe rivelarsi decisivo per la conquista di una medaglia.
“Negli ultimi 200 metri si raggiungeranno velocità elevatissime. Per il questo spero che saremo agevolati dal ritiro in altura che faremo qualche settimana prima dei Giochi, perché ci garantirà una maggiore freschezza respiratoria, consentendoci di arrivare lucidi alla volata“.
In gara vi soffermate solo sulla vostra prestazione, oppure gettate un occhio anche alle posizioni degli avversari?
“Tendiamo a guardare quasi esclusivamente a noi stessi. Lo sforzo è talmente breve ed intenso che devi dare tutto e spremerti al massimo. Pensare o scrutare con la coda dell’occhio gli avversari risulta molto difficile“.
Sarà la tua ultima Olimpiade?
“Non ho ancora fatto progetti per il dopo-Londra. Di sicuro ci prenderemo un anno più tranquillo per decidere il da farsi e programmare il futuro. Devo ammettere che i nostri fisici ormai sono logori“.
Cosa significa per te partecipare per la terza volta ai Giochi Olimpici?
“Una grande soddisfazione. Io sono una persona molto religiosa e ringrazio Dio perché continua a darmi la forza di gareggiare a questi livelli“.
Negli ultimi anni il nostro canottaggio ha messo in mostra diversi talenti nella categorie giovanili, che in seguito si sono persi nel passaggio tra i seniores: come lo spieghi? Non sarebbe opportuno, sotto questo punto di vista, cercare di imitare il modello anglosassone?
“Il problema del canottaggio italiano è di tipo organizzativo. I nostri under23 possono essere considerati già dei semi-professionisti, l’esatto contrario di quanto accade all’estero. Gli anglosassoni cominciano a fare sul serio solo una volta diventati seniores, soprattutto grazie al sostegno dei college. E’ proprio questo che bisognerebbe imitare: aumentare le ore di sport a scuola. Gli atleti, inoltre, non vanno spremuti sin da ragazzi, ma devono essere lasciati liberi di crescere per gradi. Per fortuna a salvarci ci sono alcune società che da anni lavorano davvero bene ed anche i corpi militari che ci consentono di allenarci come professionisti garantendoci un importante sostegno economico“.
Lo scorso anno gli atleti del settore senior, lo stesso di cui fai parte anche tu, sfiduciarono il ct Giuseppe De Capua inviando una lettera alla Federazione. Nei mesi successivi, tuttavia, non è cambiato nulla.
“C’erano stati diversi problemi con la guida tecnica, sfociati nei deludenti risultati dei Mondiali dello scorso anno. Molti atleti si ritenevano insoddisfatti per la preparazione svolta e, di comune accordo, si decise di inviare una lettera alla Federazione. I quadri tecnici, tuttavia, sono rimasti immutati, ma da parte nostra noi atleti abbiamo la coscienza pulita per esserci allenati al meglio e con il consueto impegno“.
Quante medaglie pensi che possa vincere l’Italia del canottaggio alle prossime Olimpiadi?
“Diciamo che due sarebbe l’obiettivo minimo, tre un risultato eccellente. I tecnici stanno puntando molto sul quattro di coppia senior: possiamo contare su 10 atleti di valore e si sta cercando di comporre l’equipaggio migliore. Poi ci siamo noi ed i pesi leggeri. Faremo una buona Olimpiade“.