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Mauro Berruto: “Sogni? Arrivare all’ultimo giorno dei Giochi…”

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Mauro Berruto, torinese e granata nel cuore, è una delle menti più acute della pallavolo mondiale. Dopo aver ottenuto insperati successi con la nazionale finlandese (quarto posto agli europei del 2007) e i trionfi con la Lube Macerata, nel 2011 è stato chiamato a guidare la Nazionale Italiana maschile.

È stato lui a promuovere nel sestetto titolare il palleggiatore Travica e Zaytsev come schiacciatore, ora due capisaldi della formazione azzurra e due dei migliori giocatori al mondo. Sotto la sua guida è arrivato il fantastico argento agli Europei dello scorso anno, battuti solo da una grande Serbia in finale. Un mese fa la fantastica vittoria nel turno di qualificazione a Sofia, ottenuta con una escalation di prestazioni che ha portato a sconfiggere anche i padroni di casa, che ha consentito all’ItalVolley di staccare il biglietto per Londra 2012. Oltre Manica il mister e i ragazzi cercheranno di scacciare la maledizione olimpica: la nostra Nazionale, infatti, non è mai riuscita a salire sul gradino più alto del podio. Una settimana fa ha chiesto la tregua olimpica per i suoi uomini e per la nostra Nazionale dopo il terremoto delle mancate iscrizioni di alcuni club in serie A. L’estro, la fantasia, l’intelligenza, la professionalità di Mauro Berruto in esclusiva per Olimpiazzurra.

 

La domanda è d’obbligo: cosa ti aspetti da questa Olimpiade? Hai un obiettivo minimo o, come dice l’allenatore della Juventus Antonio Conte (ti provoco, so che sei un granata), non firmi mai per un qualcosa di minimo e punti al massimo?
Naturalmente andare ai Giochi è un sogno che si realizza e che, immediatamente, ne genera un altro: vivere i Giochi fino all’ultimo giorno… (la finale del 12 agosto…, ndr)”.

Gli azzurri (big) hanno ben figurato nel girone di qualificazione in Bulgaria e nel primo weekend i World League a Firenze, con un crescendo di prestazioni. Qual è stata la molla che li ha convinti dei propri mezzi?
In realtà credo che questo processo non sia ancora completo. Ogni manifestazione che abbiamo fatto siamo riusciti a fare qualche passo in avanti. Credo che la finale dell’Europeo di Vienna (persa contro la Serbia, ndr), quella fotografia su un podio che mancava da 5 anni ma con dei visi che rappresentavano amarezza, voglia di riscatto, quasi rabbia sia un momento in cui qualcosa è scattato”.

Ennio Flaiano (famoso sceneggiatore e scrittore), in una delle tue citazioni preferite, dice: “i sognatori sono persone con i piedi saldamente appoggiati alle nuvole e, quando serve, sanno sporcarsi le mani, senza vergogna”. Quanto la tua Nazionale sogna e quanto saprà sudare per arrivare agli obiettivi?
Questa citazione mi piace molto e credo che possa rappresentare bene la filosofia del nostro progetto: pensare in grande e lavorare tanto, possibilmente più degli altri. A sudare abbiamo incominciato l’anno scorso, con grande orgoglio nei momenti belli come in quelli più difficile. Non solo non smetteremo, ma suderemo tutto il…possibile nelle ultime 4 settimane che ci dividono dai Giochi Olimpici“.

“Per realizzare i sogni serve fatica” (come dice Coelho in un’altra massima di cui fai tesoro). Quanta fatica fanno i tuoi ragazzi?
Ne fanno tanta, sia per quello che facciamo quando siamo in collegiale sia per quello che sono costretti a fare con un calendario internazionale che spesso porta i migliori atleti a giocare 60 o 70 partite ufficiali in una stagione. Sono molto orgoglioso dei miei atleti: la maggior parte di loro, 36 ore dopo la finale scudetto, era in palestra con la maglia azzurra. La qualificazione olimpica raggiunta in Bulgaria ha permesso loro di guadagnarsi qualche giorno di meritatissima vacanza”.

Per la prima volta nella tua gestione hai avuto a disposizione un mese e mezzo per lavorare con i ragazzi e prepararli al meglio all’Olimpiade. Su quale tasto hai spinto di più? La (probabile) mancanza di partite ufficiali per gli olimpionici può far calare l’adrenalina?
L’adrenalina scorre a fiumi pensando a Londra e man mano che ci avvicineremo sarà sempre più evidente questo aspetto. E poi avremo match ufficiali, sicuramente il gruppo principale farà l’ultima tappa della World League negli Usa (nel prossimo weekend, ndr) e vedremo se saremo in corsa per la Final Six (serviranno tre vittorie per 3 a 0, ndr). Non sono affatto preoccupato di questo, al contrario sono molto felice di avere così tanto tempo per preparare i Giochi”.

Questa è una nazionale che ha dimostrato di potersela giocare con tutti. Confermi di voler tenere alta la concentrazione su di voi senza farvi impensierire dagli altri?
Ne sono convinto. Noi dobbiamo prima di tutto guardare a noi stessi. Non narcisisticamente ma guardare alla nostra crescita, superare i nostri limiti, alzare la nostra asticella”.

Dici sempre che le grandi squadre non fanno cose diverse dalle altre, ma le fanno meglio. Cosa pensi che sappia fare meglio la tua nazionale?
La nostra nazionale ha alcuni punti di forza molto evidenti: la battuta, il muro, in generale l’attacco. Poi abbiamo delle cose che dobbiamo sistemare e su cui abbiamo lavorato per farlo. Ma quando ci si allena (almeno nella mia visione dell’allenamento) prima di tutto bisogna ulteriormente rinforzare i proprio punti di forza!”.

L’Italia ha uno dei più grandi potenziali a muro del Mondo. Credi che possa essere un’arma anche a Londra o gli avversari ci avranno preso le misure?
Come dicevo prima il muro è senz’altro un nostro punto di forza e sono felice se lo pensino tutti, avversari compresi”.

Definisci la pallavolo come l’unico vero sport di squadra visto che, per regolamento, si è obbligati a passare la palla ai compagni. Ti chiedo di immaginare di far passare una palla tra tutti i tuoi ragazzi e di descrivere ciascuno con poche parole.
Travica, la determinazione. Mastrangelo, la solidità. Fei, la consapevolezza. Parodi, la qualità, Zaytsev, l’esuberanza. Lasko, la volontà. Bari, il rispetto. Birarelli, la costanza. Boninfante, la disponibilità. Giovi, l’umiltà. Papi, il fenomeno. Kovar, il futuro. Sabbi, l’orgoglio. Buti, la tenacia. Mi fermo ai 15 atleti che avevo a Firenze (unico weekend di World League giocato dai titolari, ndr) e naturalmente non me ne sono dimenticato, tutt’altro: Savani, semplicemente, il capitano che nelle mie squadre ha un ruolo importantissimo dentro e fuori dal campo”.

Hai provato soluzioni all’apparenza impossibili, ma che si sono dimostrate di ottimo valore. Vedi Zaytsev che passa da schiacciatore a opposto e viceversa, l’alternanza tra i liberi, Lasko messo in panchina alcune volte. E a Londra che idee avrai?
Ai Giochi arriveremo con le idee chiarissime tanto sulle nostre qualità e solidità, tanto sulle opportunità e alternative a nostra disposizione”.

Hai detto che questa è un’Italia bellissima e imperfetta. Senza ma. Quindi bellezza e imperfezione possono convivere? Hai l’intenzione di farla diventare perfetta o è appunto questa imperfezione che la rende “magica”?
La bellezza si nutre della sua imperfezione. La perfezione non esiste, almeno non su questo pianeta. Le imperfezioni rendono la bellezza magica, anzi affascinante”.

Sei un tifoso del Torino, c’è qualche affinità tra il cuore granata e la tua nazionale?
Il mio “cuore granata” è il mio modo di essere. Tutto ciò che faccio lo faccio secondo il mio modo di essere. Non c’entra il calcio. E’ una questione di filosofia di vita che naturalmente è la principale caratteristica del tifoso del Toro. Di sicuro chi tifa Toro non lo fa perché è facile o di moda…”.

In 37 partite ufficiali con te alla guida, in 31 occasioni gli azzurri hanno vinto il primo set. Da cosa dipende questo? Che svolta può dare al match la vittoria del parziale d’apertura? E come cercherai di cancellare i passaggi a vuoto che, in alcune occasioni, hanno annullato queste buone partenze?
Partire bene è senz’altro un merito. Significa aver preparato bene il match, averlo approcciato nel modo giusto. Però la pallavolo è un gioco che si fonda sullo “zeroying system”. Terminato un set, anche se dominato, si ricomincia da capo. Noi abbiamo nella gestione di questo aspetto ancora dei passi da fare in avanti. Lo sappiamo e questo rappresenta il nostro “tesoro” “.

Sembri una persona molto simpatica e gentile, ma un coach duro e severo. Come riesci a conciliare le due personalità? Qual è la differenza che hai nel relazionarti con i giocatori dentro al campo e fuori dal campo?
Io spero di essere sempre me stesso. Credo anche io di essere un po’ diverso dentro e fuori dal campo, almeno questo è quello che mi hanno detto tanti atleti che ho avuto l’onore di allenare. Bello sicuramente no, ma imperfetto lo sono senz’altro! Tuttavia credo che la relazione con gli atleti passi attraverso una parola molto semplice: il rispetto e il rispetto passa attraverso la coerenza”.

Il futuro deve essere in mano ai giovani, sia nello sport che altrove. Tu segui anche la nazionale juniores e hai dato la possibilità a degli under 25 di allenarsi in maglia azzurra senior e di debuttare in World League (due weekend di gara completi sotto la guida di Montagnani, da cui sono uscite cinque sconfitte ma anche ottime risposte tecniche). Spiegaci il lavoro che fai con loro e come si può far crescere un giovane. Potrebbe essere di lezione a molti…
L’ultima volta che mi sono arrabbiato è stato nel leggere alcuni commenti riguardanti la convocazione di Papi, come se il progetto “giovani” venisse messo in discussione. Papi, atleta straordinario ed esemplare è come una spezia pregiata, che serve a rendere meravigliosi dei piatti ben cucinati. Ma insieme a Papi, nella lista dei 25 atleti che (tutti) hanno partecipato a due weekend di World League ci sono 14 atleti con meno di 24 anni, quando l’età di massima prestazione nel volley si è stabilizzata intorno ai 30 anni. Credo che questa squadra si stia preparando ad ottenere il massimo possibile dal presente, ma con un occhio sul futuro. Non c’è ricetta: i giovani hanno bisogno di opportunità. Nel periodo invernale mi sono messo a fare un giro d’Italia (letterale, sono stato in tutte le nostre regioni, una per una) per guardare atleti di 14 anni…”.

Lo sport è integrazione per eccellenza. A Londra ci saranno ovviamente anche le Paralimpiadi. Alex Zanardi ti ha chiesto di convocarlo, solo che è un po’ fermo sulle gambe. Fantastico come sempre. Ti andrebbe di parlare un po’ di disabilità?
Non ci sono parole giuste. Solo ammirazione e rispetto. Se gli atleti normodotati devono essere d’esempio ai nostri giovani, gli atleti disabili lo sono mille volte di più. Zanardi è un testimonial incredibile, ero emozionato solo nello stringergli la mano. Andate su Youtube e guardate il suo arrivo all’ultima maratona di Venezia. Chi non si commuove significa che non ha un cuore.”

C’è la possibilità che, dopo Londra, Juantorena diventi italiano a tutti gli effetti. Sarà un valore aggiunto? Come vedi la questione degli oriundi?
In questo momento io penso ai 12 atleti che hanno questo meraviglioso obiettivo a cinque cerchi. Quello che sarà dopo non lo so e, al momento attuale, non mi interessa. Restando nel presente abbiamo atleti come Travica, Zaytsev, Lasko, Baranowicz, Kovar che sono e si sentono italiani al 100%. Guardarli cantare l’inno e soprattutto sentirli ragionare sui temi che riguardano il nostro Paese non solo toglie ogni dubbio ma mi fa rendere ancora più orgoglioso di questa squadra che rappresenta perfettamente il nostro paese, dove le diversità hanno sempre e per sempre rappresenteranno una ricchezza enorme.”

Olimpiazzurra è nata da poco. Abbiamo l’obiettivo di diventare un punto di riferimento per tutti gli sport che non ricevono lo spazio che meriterebbero. Hai una massima delle tue da regalarci?
“Torniamo a Coelho? “I sogni costano fatica!” “.

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