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Mo Farah domina, mezzofondo azzurro in luce

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Prima finale agli Europei di atletica leggera e tutto secondo pronostico. Nel tempio dell’Olympiastadion di Helsinki (Finlandia), Mo Farah (nella foto, Dailymail)domina a modo suo i 5000 metri. Il britannico naturalizzato sembra giocare al gatto col topo per tutto il tempo, forte del suo carisma e della paura che incute agli altri. Capace di una progressione irresistibile, accelera e alza il ritmo per ben due volte scrollandosi di dosso il gruppettino che aveva cercato di resistergli. Una passeggiata per l’atleta di origine somala che ha fatto registrare un non memorabile (per lui) 13:29.91. Per quanto fatto vedere durante l’anno e per la condatta di gara sembra lanciatissimo al titolo olimpico…

Daniele Meucci aveva deciso di presentarsi al via della specialità che non lo vedeva ai blocchi di partenza da più di un anno. Il pisano ha retto benissimo il passo del gruppo di testa fino all’inizio dell’ultimo giro. Qui ha risentito del primo scatto del vincitore, appesantendo la corsa per un centinaio di metri. Il tedesco Gabius (argento al traguardo con 13:31.83) e il turco Kemboi (bronzo dopo essere caduto nelle battute iniziali) sembravano scappare, ma ai 200 metri decide di tirare fuori tutte le energie residue e si scatena in un finale pazzesco che lo vede mancare l’assalto al gradino più basso del podio per soli 6 centesimi di secondo (chiuderà quinto in volata col tempo di 13:32.69). Un ottimo rodaggio per il 27enne che, alla prima uscita, ha dimostrato di poter tenere il passo dei migliori e che, con maggior convinzione e grinta, poteva arrivare anche più in alto. E’ un ottimo segnale per i suoi 10000 metri in cui è primo nelle liste europee e dove dovrà cercare di dettare legge (Farah verosimilmente non si presenterà). Gli altri italiani impegnati erano Stefano La Rosa (lontanissimo, 13:41.99) e il 19enne d’origine ucraina Maksym Cerrone che verrà poi squalificato (probabilmente un salto di corsia nelle fasi iniziali).

 

Risultati a sorpresa dai 3000 siepi. Il regalo inaspettato (e per questo ancor più gradito) arriva da Patrick Nasti. Il ragazzo (classe 1989) conduce una gara d’eccellenza spalla a spalla con i francesi d’origine maghrebina che, sulla carta, erano nettamente più veloce di lui: il campione in carica Mekhissi e il connazionale Gazzar. All’ultimo giro capisce di avere la qualificazione alla finale in palio e si rilassa, mancando di poco (probabilmente senza accorgersene) il suo personale e chiudendo terzo con un ottimo 8:34.08. Ha corso da grande, da vero professionista, consapevole dei propri mezzi e dei propri limiti, eppure era alla prima competizione internazionale di un certo rilievo a dimostrazione che, forse, questi campionati servono proprio per dare spazio e risalto a giovani che altrove rischiano di non averne. A fargli compagnia nell’atto conclusivo ci sarà anche Yuri Floriani che paga tantissimo le ultime due tornate, parendo stanco e quasi sfinito dal punto di vista fisico (dirà che si stava semplicemente controllando) ma riesce a passare col tempo di ripescaggio (settimo, 8:34.08).

 

Le delusioni di giornata arrivano da due veterani dell’atletica nostrana. Libania Grenot era sbarcata in terra scandinava con le migliori aspettative, forte del best crono 2012 (50.92) nei 400m che sembrava garantirle la certezza del podio. Ai blocchi di partenza è sempre grintosa, sembra poter spaccare la pista ma poi crolla proprio nel momento del bisogno: parte giustamente lenta, viene affiancata dalle avversarie, si pensa che cambi il ritmo, ma non ci riesce. Una corsa brutta, non fluida, con errori in fase di spinta l’hanno relegata al quarto posto della batteria con un pessimo 53.09. Per fortuna nelle altre eliminatorie non escono tempi pazzeschi e la panterita riesce a portare a casa un sudatissimo ripescaggio per la semifinale. Ma se il suo livello è questo…Speriamo che gli allenamenti fatti in America da cui dice di aver ritrovato voglia e spirito possano dare i loro frutti.

Stessa storia per la Spacca che corre ancor peggio, portando come scusa le curve strette su cui dice di non poter esprimere tutta la potenza per paura di invadere le altre corsie; chiuderà quarta e, per il rotto della cuffia (la squalifica dell’irlandese Cuddihy) verrà ripescata anche lei col suo 53.26. Niente da fare, invece, per Chiara Bazzoni.

 

Lacrime anche per Silvano Chesani, punto di riferimento del salto in alto. L’ormai 24enne (da anni sulla cresta dell’onda) non riesce ad andare oltre a un 2.15 che non può assolutamente portarlo alla finale. Finale dove, invece, ci andrà l’esordiente Gianmarco Tamberi. Il figlio d’arte sembra essere emozionato all’inizio, sbaglia per due volte a 2.15 e, proprio sull’orlo del baratro, tira fuori la rabbia dei grandi campioni: infilza il terzo tentativo, azzecca il 2.19 alla seconda, il suo 2.23 alla prima e, ormai certo del passaggio del turno, non si sbatte più di tanto sul 2.26 (suo personale preso proprio settimana scorsa al campionato promesse di Misano). Stanys e Mudrov centrano il 2.26 e sembrano quelli più in palla ma non bisogna mai dimenticarsi di Grabarz che in extremis ha deciso di prendere parte al concorso.

 

Nei 100m l’Italia avrà un finalista. Sarà Simone Collio che, nella sua batteria, arriva terzo con 10.30 dopo un’eccellente partenza e viene ripescato col secondo tempo, l’ottavo (ultimo) della generale. Inutile dire che si è messo in luce ancora una volta Lemaitre che ha replicato il 10.14 della mattinata, e che sembra in fase di scarico dopo i lavori fatti in vista di Londra. Dovrà tenersi d’occhio dal norvegese Ndure che ha corso in 10.13 e dall’altro francese Vicaut che ha messo lì un tranquillo 10.22. Eliminati Fabio Cerutti (10.50) e Jacques Riparelli (10.33, un vero peccato) che cercheranno di rifarsi con la 4×100 dove dovranno difendere l’argento di Barcellona 2010.

Fuori, nella stessa disciplina, Aurey Alloh con 11.51. Povh in grande spolvero.

 

 

 

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