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Atletica: che parata di stelle a Londra!

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Che parata di stelle! Venerdì 3 agosto i riflettori si accenderanno stabilmente sullo Stadio Olimpico che. per una settimana, sarà il teatro dell’atletica, la disciplina Regina dei Giochi.

 

L’attesa maggiore è tutta per i 100 metri. Come sempre. Da tradizione. Lo sprint veloce. Quello che incorona l’uomo jet. Il più rapido sulla faccia della terra. Quello ricordato e celebrato più degli altri. E Giamaica pronta a monopolizzare il podio. Ormai ci hanno preso gusto. Usain Bolt tenterà di bissare il trionfo di Pechino: successo in questa gara (col nuovo record mondiale di 9.69 abbattuto poi ai Mondiali di Berlino con quel fantascientifico 9.58), oro nei 200m e ciliegina della staffetta 4x100m. Il Fulmine cercherà un nuovo show (balletti pre-partenza compresi, s’intende) in un’annata difficile per alcuni (sospetti) problemi fisici e soprattutto per la crescita esponenziale del campione mondiale in carica (l’anno scorso a Daegu dopo la falsa di Bolt) che gli ha sicuramente messo una grande pressione addosso. Yohan Blake, infatti, lo ha battuto più volte come ai Trials Nazionali quando volò in 9.75 contro il 9.86 dell’avversario. Nelle ripetute in partenza, effettuate in allenamento, non c’è quasi mai stata storia e nulla hanno potuto le accelerazioni e le progressioni del Re. Certo il quasi 26enne (spegnerà le candeline il 21 agosto) è sempre pronto alla zampata, non lo si deve mai dare per vinto, ha il secondo crono stagionale (il 9.76 della bella serata romana con la vittoria del Golden Gala) ma per la prima volta nella sua giovane carriera non parte favorito. O meglio. Non parte come l’imbattibile. Caratteri e fisici totalmente opposti. Talento puro per Usain. Lavoro e costanza per Yohan. Gigante il primo (195cm). Piccolo il secondo (1.75 circa), ma che ha dalla sua l’età anagrafica (23 anni da compiere a Santo Stefano). Icona dell’atletica l’uno, astro nascente l’altro. Due mondi contrapposti a confronto. Per il duello più incandescente in pista. A fare da arbitro ci sarà Asafa Powell, all’alba delle trenta primavere e, verosimilmente, all’ultima esperienza a cinque cerchi. Dopo i deludenti quinti posti delle ultime due edizioni (ad Atene era il favorito e pagò l’esordio, a Pechino non riuscì a correre su quei livelli stratosferici), l’ex primatista mondiale (nel 2007 era stato capace di 9.74) è al suo ultimo assalto a una medaglia olimpica individuale. Quest’anno ha fatto registrare un 9.85 a Oslo (battuto ancora una volta da Bolt) e sfiderà il coetaneo Justin Gatlin per il bronzo. L’americano, campione in terra greca nel 2004 e assente in Cina per squalifica dopo la positività al testosterone, cercherà il riscatto provando a correre attorno al 9.80 fatto registrare a Eugene. Poco spazio per Kim Collins (Saint Kitts & Nevis), Keston Bledman (Trinidad & Tobago), Nickel Ashmeade, Nesta Carter, Michael Frater (Giamaica) e per il francese Christophe Lemaitre (quest’anno non è ancora sceso sotto i 10’’). Quest’ultimo sembra essere più in palla sui 200m dove si ripeterà la sfida giamaicana col possibile inserimento dell’olandese Martina e del sempre temibile americano Dix.

 

Tra le donne la star non può che essere una. Lei e solo lei. Elena Isinbaeva. La zarina. La bella zarina. La campionesse delle campionesse. La dominatrice di un’epoca nel salto con l’asta. Il volto femminile più pubblicizzato, più apprezzato, più riconosciuto. Colei che ha migliorato per ben 28 volte il record mondiale. La campionessa uscente che a Pechino sbaragliò la concorrenza andando oltre la fatidica barriera dei cinque metri. Cercherà uno storico bis, ma non pare la sua migliore annata. Pochi giorni fa a Montecarlo ha sbagliato l’entrata a 4.70. Si parla considerando il valore assoluto della russa, ovviamente. La trentenne è ferma a 4.75 ed è una misura che potrebbe valerle anche l’oro. Ma non a mani basse. Quest’anno non sarà sola, irraggiungibile, incontrastabile. Come ormai non capita più da due stagioni (rassegna iridata di Daegu compresa). Proprio in quell’occasione è saltata fuori la brasiliana Fabiana Murer, che sarà una delle sue grandi rivali: 4.77 stagionale, ma capace di salire ancora più su. E non sarà l’unica. Chiedete alla statunitense Jennifer Suhr e alla tedesca Silke Spiegelburg: sentirete che risposte.

 

Attenzione anche a Caster Semenya. Non tanto dal punto tecnico-sportivo (difficilmente porterà a casa una medaglia nei suoi 800metri, visto che fa parecchia fatica a scendere sotto i due minuti), ma dal punto di vista “umano”. Dopo le insistenti voci sulla sua sessualità, che l’hanno destabilizzata e non l’hanno fatta più tornare sui livelli del titolo mondiale di Berlino 2009, la ventunenne sarà portabandiera per il suo Sudafrica. Un grande onore che la riscatta e fa capire quanto il suo Paese la ami e le dia fiducia. Un bel da cui molti dovrebbero prendere esempio. E poco importa se non andrà a podio e dovrà vedere solo da lontano la lotta tra la keniota Pamela Jelimo, vera star del doppio giro di pista che cerca il bis dopo la vittoria di Pechino, l’iridata Savinova e la statunitense Montano.

 

Un suddito di sua maestà Elisabetta II cercherà di alzare al cielo la Union Jack e far cantare Good Save the Queen agli ottantamila presenti. È la star britannica per eccellenza. Chi altri se non Mo Farah. Da Mogadiscio. Origini somale. Cercherà un’impresa: battere le gazzelle africane. Nel mezzofondo da anni diventato loro terra di conquista. Sui 10000 metri dovrà impedire all’etiope Kenenisa Bekele (colui che, ad esclusione dei Mondiali dello scorso anno, non perde una gara importante dall’argento sui 5000m di Atene) di realizzare un numero da leggenda: tre ori olimpici consecutivi. Sarà una vera e propria battaglia, con la rivalità tra Kenya ed Etiopia che si accenderà come non mai: Kiprop e Masai dagli altopiani kenioti (27:01.98 e 27:02.25, migliori crono stagionali) contro il citato Bekele e suo fratello Tariku (27:02.59 e 27:03.24 nel 2012). Quattro tempi vicinissimi per una gara che potrebbe risolversi allo sprint e in questo caso Mo (che non ha mai corso la distanza negli ultimi sei mesi) diventa il favorito per eccellenza grazie al suo inconfondibile sprint e alla sua progressione inarrestabile. Per rendergli difficile il compito bisognerà tenere alto il ritmo, sfruttare al meglio le lepri e lavorare anche un po’ di squadra, visto che lui sarà isolato. Il nostro Daniele Meucci tenterà come sempre di intrufolarsi e di concludere migliore dei “pallidi” come spesso gli capita (magari nei primi dieci sarebbe un eccellente risultato).

Potrebbe essere bis con la vittoria sui 5000? Durissima per il britannico (fresco campione europeo a Helsinki nella specialità), che cercherà l’impresa della doppietta riuscita proprio a Kenenisa a Pechino. Qui i più quotati sembrerebbero essere l’etiope Gebremeskel e il keniano Koech, ma sarà tutto da vedere. Servirà lottare spalla a spalla e poi sfruttare l’accelerazione che verrà lanciata nell’ultimo giro.

 

Occhi puntati anche sui sempre spettacolari 3000 siepi maschili da cui potrebbe uscire un nuovo record del Mondo (uno dei pochi, sulla carta, a poter cadere in questa rassegna). Il primato del qatariota Saif Saaeed Shaheen (7:53.63) regge dal 2004, ma al Golden Gala di Roma un fantastico Paul Kipsiele Koech si è avvicinato a meno di sette decimi. Una gara costante, con salti eccellenti e un ritmo mai a strappi lo stava portando verso la gloria. Il keniota cercherà di migliorare, ma è certo che si metterà al collo l’oro visto che i connazionali Mutai, Mateelong e Kipruto sono lontani.

 

Le emozioni si aspettano anche dai 110m ostacoli maschili, con una starting list di assoluto rilievo. Lo statunitense Aries Merritt apripista stagionale con 12.93; il grande Liu Xiang, unico vero big cinese nell’atletica, capace di vincere il titolo ad Atene e che mancò clamorosamente l’uscita davanti al suo pubblico per un infortunio, è accreditato di un 12.97 a maggio ed è sempre pronto per dare la zampata che i talenti hanno sempre nella manica; il campione del Mondo Jason Richardson (USA, 12.98) motivato a replicare il successo dello scorso anno e a inserirsi definitivamente nella galleria dei grandi; per concludere con il sempre vivo, tenace, voglioso, Dayron Robles, campione in carica, primatista del mondo (12.87), nascosto dai suoi celebri occhialini, una delle grandi icone di Cuba. Quattro stili differenti, quattro approcci all’ostacolo completamente diversi, personalità contrastanti: sarà una battaglia fino all’ultimo centesimo. Ne uscirà qualcosa di veramente speciale.

Il cugino di Aries è invece l’atleta più atteso oltreoceano, quello su cui tutti puntano. LaShawn volerà nel suo giro di pista in cui solo il belga Kevin Borlèe e il dominicano Santos (molto bene nel 2012 per i suoi standard) potrebbero portargli (poca) resistenza. Qui però la star sarà un’altra. Un uomo che ha cambiato la storia dell’atletica. Un uomo ammirato per la sua volontà. Un combattente nato. Basta solo il nome: Oscar Pistorius. Anche lui dal Sudafrica (che porta a casa la medaglia della sportività di questa edizione, vent’anni dopo la fine dell’apartheid…). Sarà in pista con le sue protesi in carbonio. Contro il volere di molti. Con l’appoggio di tanti. Per far capire che tutti hanno una chance, che le barriere posso essere abbattute, che nessuno ci può impedire di inseguire i sogni.

 

Nei concorsi (maschili) la palma del più atteso spetta al francese Renaud Lavillenie. In una stagione poco esaltante, infarcita di problemini fisici e in cui ha limitato il numero dei salti, l’astista d’oltralpe è sempre pronto a dire la sua. Il 5.97 di Helsinki che gli è valso il titolo europeo (e la miglior misura 2012) è un signor risultato e, per quanto visto, bastano e avanzano per portarsi a casa il titolo. Per il 25enne esordiente sarebbe l’apoteosi e il premio per una serie di sacrifici che l’hanno visto entrare, con una crescita costante, tra il novero dei migliori al Mondo. Sarà una gara di assoluto spessore con lo statunitense Brad Walker che vorrà riscattare la non misura di Pechino (è fermo a 5.90); l’australiano Steven Hooker, campione uscente, che sembra avere le micce bagnate ma sempre pronto al ruggito del vero campione; la sorpresa tedesca Otto che ha dato un gran filo da torcere al transalpino agli Europei (5.92 che è anche il suo personale). Con pedana asciutta potrebbe uscire una gran gara, anche se molto dipenderà dallo stato di forma degli atleti che sembrano un po’ incerottati. Ricordiamo, tra l’altro, che mancherà anche l’iridato Pawel Wojciechowski (Polonia).

 

Non scordiamoci delle faticacce dei decatleti. Ashton Eaton è fresco primatista mondiale con i 9039 punti ottenuti ai Trials americani. Riuscirà a ripetere quel favoloso risultato?

 

Tranquilli non ci siamo dimenticati di salto triplo, marcia, maratona e salto in alto. Sono le gare in cui gli italiani possono ambire a una medaglia. Appuntamento nel pomeriggio per un approfondimento.

stefano.villa@olimpiazzurra.com

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