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Atletica che spettacolo! Show Tamberi: a Londra!

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Un pomeriggio veramente pazzesco in quel di Bressanone (Bolzano) ha letteralmente risvegliato l’atletica italiana dal torpore e il campionato assoluto, da modesto qual era, diventa di assoluto livello nel giro di poche ore. A fare la voce grossa ci pensano due ragazzi formidabili del ’92, promesse che sbocciano definitivamente e portano a casa il minimo A per i giochi olimpici: sul volo per Londra saliranno anche Josè Reynaldo Bencosme de Leon e Gianmarco Tamberi (nella foto FIDAL).

 

Il figlio d’arte, sotto gli occhi attenti di papà Marco (ex primatista del salto in alto), conduce una gara accorta e vince il titolo con 2.28 senza errori. Fino a qui normale amministrazione, con tanto di primato personale e primo titolo senior. Non può bastare. Serve il colpaccio. Quello che aveva provato a inseguire senza successo agli ultimi Europei dove aveva sprecato troppe energie nei salti a basse misure. Asticella a 2.31: minimo olimpico. Concentrazione ai massimi livelli. Primo tentativo: errore toccando leggermente con la spina dorsale. Secondo tentativo: migliora leggermente, ma sbaglia ancora. Capisce cosa deve sistemare rivedendo il video fatto dal padre. Al terzo tentativo l’apoteosi con una pulizia di rincorsa e di stacco sorvola l’asticella e atterra sul materassino tra il boato dei presenti. Qui inizia il suo show: tenta di strapparsi la canottiera delle Fiamme Gialle quasi fosse l’incredibile Hulk, poi chiede di alzare l’asticella a 2.46. Sarebbe il nuovo fantascientifico record del Mondo che supererebbe il 2.45 dell’immenso cubano Sotomayor, fatto registrare a Salamanca 1993 quando Gianmarco era ancora in fasce. E’ ovviamente un gioco: il marchigiano corre velocissimo, si getta sull’asticella con le mani e la porta con sè sul materassino. L’euforia e l’adrenalina erano troppe e ora tutti in Inghilterra: un’esperienza senza sognare troppo perchè in Russia due giorni fa ci si è issati fino a 2.39…Nel frattempo è terza prestazione nazionale all time.

 

Il talento italo-dominicano (Fiamme Gialle), stabilitosi in quel di Cuneo dal 2004, si consacra definitivamente. Dopo le critiche piovutegli addosso per l’incapacità di saltare gli ostacoli nel migliore dei modi, oggi nel giro di pista non ne sbaglia uno ed è perfetto dal punto di vista tecnico-tattico: 13 passi di approccio per le prime sei barriere, le supera con ampio margine poi accorcia a 14 falcate per settimo e ottavo muro, prima di distendersi a 15 per gli ultimi due ostacoli e volare (con un esagerato vento contrario) verso un 49.33 che significa Olimpiade (doveva fare almeno 49.50) oltre alla scontata conferma del tricolore. La parola più dolce arriva meritatissimamente per l’allievo del grande Fabrizio Mori, ex campione del Mondo della specialità a Siviglia 1999, che è riuscito a mettere a frutto tutta la potenza di cui madre natura lo ha dotato. A 20 anni appena compiuti è questa la strada da seguire e, vista la mancanza di un grande campione nei 400hs, chissà che non possa diventare lui il nuovo fenomeno. Certo è che ha ancora tanto da migliorare, la tecnica è ancora grezza e deve affinarla parecchio, ma chissà…Per il momento è ottavo tempo italiano di sempre. I giochi olimpici devono servirgli per fare esperienza e per misurarsi con i big, tentando di non farsi prendere dall’emozione come già successo a Helsinki dove, col tempo fatto oggi, sarebbe salito sul podio…

 

Non finisce qui. L’attesissima gara del salto triplo è uno spettacolo da leccarsi i baffi. In pedana il neo campione continentale Fabrizio Donato, l’uscente primatista europeo (lo era fino a sette giorni fa) Daniele Greco e Fabrizio Schembri. A spuntarla è il 23enne che trova un mostruoso 17.67 al quarto tentativo: sarebbe record italiano e miglior prestazione mondiale stagionale ma il vento a favore è ben oltre i limiti consentiti (+3.4 m/s). Il suo miglior salto regolare è 17.39. Ad ogni modo le esecuzioni sono sempre state perfette in particolar modo in rincorsa e in jump, con arrivi spesso molto puliti. Arrivi che sono mancati a Donato: il 35enne non usufruisce di nessuna folata e si ferma a 17.52, 1 centimetro meno del non ventoso della Finlandia. Non riuscire a mantenere un tricolore con performance di questo livello era da parecchio tempo che non si vedevano e non possono che fare bene all’atletica nostrana. Schembri cercava il 17.20 per unirsi alla spedizione olimpica e riesce a stampare un 17.23 che, però, è di poco non valido (+2.5 m/s). Un peccato perchè le cavallette italiane meritavano tre rappresentanti nella massima competizione.

 

Aggiungiamoci pure Libania Grenot che si cimenta nei 200 metri e porta a casa un eccellente 22.91 con quel muro di vento addosso. La panterita non si presenta nei suoi 400 e prova nella mezza distanza, giusto per vedere il suo stato di forma nella velocità: la sensazione è che sia molto lanciata e agile e che abbia lo sprint nelle gambe, ma le servirebbe resistenza e quella è sembrata mancarle…Si spera che la recuperi nelle prossime due settimane…

 

Le noti dolenti, però, non potevano mancare. E arrivano da chi oggi era il più atteso e poi è passato in ultimo piano viste le gioie che arrivano da altrove. Andrew Howe. Il reatino era chiamato a un 20.65 (minimo B) sui 200m. Niente da fare. Arriva un 20.76 con 2 metri di vento in faccia che di certo non lo hanno aiutato e che gli portano solo la conferma del tricolore. Gli obiettivi erano ben altri. Non ha corso neanche male, ha anzi prodotto una buona curva e un buono slancio finale ma serviva un pizzico di più. Dopo l’infortunio al tendine d’Achille di 11 mesi fa, era già difficile essere qui. Ora la decisione è nelle mani della Federazione…Difficile che ne esca un sì, ma potrà essere presente nella 4×100 in cui sembra essere saltata l’armonia di un paio d’anni fa.

 

Chiamato a una conferma dalla FIDAL era Lorenzo Povegliano nel lancio del martello. Con tre misure sopra i 76 metri (76.29, 76.28, 76.00) scaccia via i dubbi e sale sul barcone olimpico insieme all’eterno Nicola Vizzoni (74.08) che era anche campione uscente.

 

Trentasette centesimi. Non è una beffa, ma poco ci manca. Manuela Gentili lotta dal primo all’ultimo metro, è aggressiva su ogni ostacolo, ma il suo 55.87 non basta per salire sull’aereo che porta a Londra. Per i Giochi olimpici era necessario quel 55.50 già mancato in stagione per otto centesimi. Alle sue spalle, la specialità ha probabilmente trovato una nuova protagonista.

Chiara Rosa timbra il cartellino con la maglia tricolore a 18,30, misura che ne conferma la stabilità oltre la fettuccia dei 18 metri. Nella giornata dei giovani, arriva anche la vittoria del 21enne Eduardo Albertazzi nel lancio del disco, 60,50. Claudio Licciardello conferma il trend di crescita, imponendosi nella finale dei 400 metri in 46.15, miglior prestazione italiana 2012. Nella città che nutre da sempre una sorta di vocazione per le prove multiple, il titolo dell’Eptathlon va a Elisa Trevisan con 5574 punti.

 

stefano.villa@olimpiazzurra.com

 

 

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