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Brutto debutto: l’ItalVolley cede per 3 a 1

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KO. La Polonia apre letteralmente il pavimento, gioca tre set spaventosi e vince meritatamente per 3 a 1 (21-25; 25-20; 25-23; 25-14). Il team guidato dal grande Anastasi, ex dal dente avvelenato, asfalta gli azzurri con una pallavolo fatta di grande potenza, di visioni che variano da punto a punto. Parallele, attacchi incrociati, muri. A tutto campo. Bartman sarà un finto opposto ma schiaccia da ogni posizione (15 centri) oltre a ricevere alla grande; Kurek è onnipresente, supera la nostra prima linea senza particolari difficoltà e conferma di essere uno dei migliori del lotto (top scorer con 18 punti); e, come se non bastasse, ci si mette pure Winiarski. I biancorossi sono saliti lentamente di condizione, ma quando la macchina è entrata a pieno regime c’è stato davvero poco da fare per gli azzurri. Fino all’apoteosi del quarto parziale che si trasforma in un colabrodo e si chiude sul 25-14. Un punteggio che la dice tutta sul dominio biancorosso nel finale. Poco importa perché a quel punto il nostro sestetto aveva ormai messo i remi in barca e aveva già chinato il capo. Sicuri della sconfitta. A poco sono servite le scosse di Mauro Berruto che ha cercato di tenere i suoi ragazzi sulla corda fino al termine dell’incontro. Servirà lavorare proprio sul lato psicologico per riportare tutto in carreggiata.

I biancorossi confermano che non scherzano per niente e che il successo nella World League di un mese fa non è assolutamente frutto di strane coincidenze. Si candidano chiaramente per un ruolo da protagonista, da favorite. Le aspettative e i sogni azzurri devono fare invece un passettino indietro per quanto mostrato nei tre parziali persi. Niente di compromesso. Tutto rimediabile. Martedì ci aspetta l’Argentina (vittoriosa per3 a 0 sull’Australia). Un match da vincere a tutti i costi. Certo ormai il primo posto è andato (a meno di cataclismi) e il quarto di finale sarà già un dentro o fuori durissimo: Brasile, Stati Uniti d’America o Russia.

 

Un vero peccato perché nella prima frazione Savani & Company ci avevano fatto veramente sognare. Un gioco fluido, dinamico, ben impostato, frutto di un gran lavoro di squadra. Attento, preciso, puntuale. Un gran servizio, efficienza in tutti i fondamentali, eccellenza a muro (anche a sei mani), pochi palloni polacchi fatti filtrare, bella ricezione. Tutti i ragazzi suoi loro livelli accorti, svegli, motivati. Capaci di reagire a un parziale di 6-1 a inizio periodo. Insomma tutti gli ingredienti per lottare contro una grande favorita all’oro c’erano tutti. Un 25-21 convincente. Un bel viatico. Da applausi, contando che si aveva di fronte. Poi tutto si è sciolto come neve al sole. E la buona partenza è stata vanificata.

Lasko sbaglia diverse parallele e non è mai realmente pericoloso; subisce troppi muri in faccia che probabilmente lo scoraggiano. A sua difesa va detto che gli sarebbe servito tirare il fiato e in panchina non è presente un opposto di ruolo. Il sostituto ci sarebbe: il grande Fei, ma era in campo come opposto. Poco chiamato in fase offensiva e, quando è successo, non ha risposto nel migliore dei modi. Zaytsev (in campo dopo le voci che parlavano di un infortunio in allenamento) e Savani li seguono, più o meno, sullo stesso binario. C’è la percentuale in attacco che parla da sé: 29% per gli azzurri, 41% per la squadra del Nano. Parlano i trenta errori (troppi per una Nazionale che non lo è mai stata in maniera eccessiva), segno di deconcentrazione in alcuni frangenti. Il 65% in ricezione è il sigillo del valore altrui (poco demerito da parte di Giovi e Bari che giocano discretamente, ma non sfruttano al meglio il modulo dell’alternanza tra i liberi). Fei fuori dalla partita e quando viene chiamato in attacco non risponde di certo al meglio. Fa un po’ meglio l’eterno Mastrangelo (2 muri e 7 punti).

 

stefano.villa@olimpiazzurra.com

(foto FIVB)

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