Precisione
Campriani: “Una medaglia a Londra non mi cambierebbe”
Lo abbiamo definito il “Tex Willer italiano”, perché proprio come il famoso ranger del Texas Niccolò Campriani non sbaglia un colpo, soprattutto nelle occasioni che contano. A dispetto della giovane età, il 25enne fiorentino vanta già un palmares impressionante, in cui figurano il titolo iridato del 2010 e quello europeo del 2008 nella carabina 10 metri, senza dimenticare diversi successi in Coppa del Mondo ed una continuità di rendimento invidiabile in zona podio. I risultati non lasciano dubbi: sebbene venga colpevolmente ignorato troppo spesso dai media nazionali e dalla carta stampata, Campriani rappresenta uno dei più grandi fuoriclasse attuali dello sport italiano, che alle ormai imminenti Olimpiadi di Londra cercherà quella consacrazione che lo proietterebbe tra gli immortali di questa disciplina. Sul suolo britannico il tiratore del Bel Paese si giocherà il podio in due specialità (anche se sarà impegnato pure nella carabina a terra): la carabina 10 metri e la 3 posizioni. Proprio in quest’ultima ha compiuto sensibili progressi negli ultimi mesi, tanto da abbandonare ben presto il ruolo da out-sider per quello di favorito insieme all’americano Matthew Emmons.
A 21 anni disputasti la tua prima Olimpiade a Pechino, conseguendo come miglior risultato un 12mo posto nella carabina 10 metri: che ricordo ti porti dentro di quell’esperienza?
“Pechino è stata una esperienza utilissima. Ovviamente c’era tutta l’agitazione di una prima Olimpiade: dalla cerimonia d’apertura al villaggio olimpico, un vortice di emozioni che in qualche modo mi ha distratto dal vero “compito” che dovevo affrontare. Il risultato della gara a 10 metri poi, nei suoi alti e bassi, ha rappresentato una importante lezione: da una parte, per 59 colpi su 60, ero stato sempre tra i primi tre di classifica; dall’altra, sbagliando proprio l’ultimo colpo, ero scivolato fuori dalla finale. Questo voleva dire che me la potevo giocare con i migliori al mondo, anche in una Olimpiade, ma avevo bisogno di implementare seriamente la preparazione mentale. E questo è proprio quello che ho cercato di fare nel quadriennio verso Londra“.
Da allora sono cambiate molte cose: sei diventato campione del mondo, oltre che uno dei fuoriclasse di questo sport. Quali saranno i tuoi obiettivi a Londra 2012?
“Il grande obiettivo di Londra 2012 è quello di lasciare la linea di tiro senza rimorsi, sapendo di aver fatto tutto quello che potevo dal primo all’ultimo colpo. Più di così non posso chiedere a me stesso e se poi quel giorno il mio meglio vuol dire una medaglia, beh, meglio ancora“.
Qual è il segreto della tua grande continuità di rendimento in tutte le gare?
“Il lavoro svolto con il mio psicologo dello sport americano, Ed Etzel (che è stato anche campione olimpico di tiro a Los Angeles ’84), è alla base di questa mia continuità. Mi ha trasmesso molta serenità e confidenza nei miei mezzi. Con lui abbiamo affrontato di tutto, dalle motivazioni più profonde che mi spingono a praticare questo sport fino a tecniche pratiche di rilassamento e autocontrollo, come certe tecniche di respirazione, o addirittura ipnosi, autoipnosi e neuro feedback“.
Ti senti un fuoriclasse?
“Il tiro a segno è solo parte della mia vita, ovviamente mi rendo conto di essere bravo, ma non passo le giornate lucidando le medaglie o riguardando le classifiche delle gare che ho vinto. Voglio rimanere con i piedi per terra e certo una medaglia alle Olimpiadi non cambierebbe quello che penso di me adesso. Poi sono convinto che certe definizioni, come “fuoriclasse”, devono venire nel caso solo dalla gente fuori, auto-dichiararsi tale non avrebbe senso“.
Non pensi che, a dispetto dei tuoi tanti trionfi, in Italia si parli troppo poco di te? Cosa bisognerebbe fare per cambiare la mentalità sportiva dei media e della gente?
“Si parla sicuramente molto poco di tiro a segno, ma questo è un problema ricorrente in Italia per tutti i cosiddetti sport “minori”. La nostra è più una cultura calcistica che sportiva e questo è un peccato perché si vanno a perdere molte storie di personaggi sportivi che possono rappresentare una ispirazione per molti giovani, o sicuramente un modello migliore da seguire di quello offerto da tanti calciatori. Da una parte è colpa nostra, di lettori e spettatori passivi, ma dall’altra devo dire che i vari direttori di giornali sportivi (mi riferisco ai principali quotidiani sportivi) non fanno niente per cambiare la situazione: prendono per già appurato che la gente voglia leggere di calcio e di conseguenza gli offrono solo questo, rilegando gli altri sport nelle ultime pagine. Magari provando una volta a fare diversamente potrebbero rimanere piacevolmente sorpresi del risultato. In questo senso è importantissima la svolta che sta dando Olimpiazzurra“.
Hai compiuto grossi miglioramenti nella carabina 3 posizioni, tanto che anche in questa specialità ormai non sei più un out-sider, ma uno dei favoriti: che tipo di allenamenti hai svolto per migliorare?
“Mi sono allenato molto nelle 3 posizioni proprio durante lo scorso inverno/primavera. Dopo la laurea a Dicembre mi sono trasferito al Centro Olimpico USA di Colorado Springs e lì mi sono allenato ogni giorno con i migliori tiratori americani, tra cui il campionissimo, e amico, Matthew Emmons. Lui mi ha aiutato molto, soprattutto nelle posizioni a terra ed in ginocchio (che erano i miei punti deboli). Di contro ho cercato di aiutare Emmons in piedi, la mia posizione preferita e devo dire che lo scambio è stato davvero proficuo per entrambi“.
Si può dire che in futuro la 3 posizioni possa diventare addirittura la tua specialità preferita?
“La 3 posizioni è già da qualche mese la mia specialità preferita. La carabina aria compressa, dove sono campione del mondo in carica, sta diventando purtroppo un po’ monotona e noiosa… Può sembrare strano a dirsi, ma è così“.
Con che punteggio pensi che si vincerà l’oro nella carabina 10 metri? E nella 3 posizioni?
“Non mi sorprenderei se qualcuno tirasse il punteggio perfetto, 600 su 600, nella carabina 10 metri. Nella 3 posizioni invece è difficile fare previsioni, dipende molto dalle condizioni del vento e, dopo aver visto la pre-olimpica di Londra ad Aprile, quel poligono di tiro può diventare molto, ma molto ventoso“.
Quali rivali temi maggiormente in entrambe le gare?
“Credo che ancora una volta i cinesi saranno gli avversari da battere nella carabina a 10 metri, mentre nella 3 posizioni spero di vedere un grande Emmons, se lo meriterebbe dopo quello che è successo ad Atene e Pechino, dove ha perso tutto proprio all’ultimo colpo“.
Pensi che, oltre a te, il tiro a segno italiano possa puntare a delle medaglie olimpiche anche con altri atleti?
“La nostra squadra, composta da 7 tiratori, è probabilmente la più forte di sempre che portiamo ad una Olimpiade. Tutti noi abbiamo la possibilità di vincere una medaglia. Se proprio volete dei nomi, allora io punto sulla esperienza di un grande campione come Marco De Nicolo, alla sua quarta partecipazione a Cinque Cerchi“.
Come hai iniziato a praticare questo sport e cosa rappresenta per te?
“Ho iniziato nel 2000 con mio padre, lui era un tiratore a livello amatoriale di pistola e per primo mi ha fatto conoscere questo sport. Da lì in poi è stato un bellissimo viaggio alla scoperta di questa disciplina ma ancor più di me stesso. Ad alto livello questo sport si avvicina tantissimo a una disciplina yoga o zen, un momento tutto tuo dove cerchi di lasciare fuori gli stress e le frustrazioni della giornata per concentrarti su poche e semplici elementi: il tuo respiro, il tuo battito e quel mirino che oscilla lentamente davanti al bersaglio“.
Consiglieresti ad un ragazzino di provare il tiro a segno?
“Io sono molto contento di aver praticato questo sport proprio in una età di formazione come è l’adolescenza. Il tiro infatti insegna l’autocontrollo più totale, dal battito cardiaco al controllo dei tuoi pensieri. Questo mi ha aiutato poi nella vita di tutti i giorni: mi ricordo ad esempio il giorno della maturità, quando molti miei colleghi erano nel panico più totale mentre io ero relativamente tranquillo, conscio di quello che sapevo e quello che non sapevo. Semplice no?“.
Cosa provi nel vedere le gare della tua fidanzata Petra Zublasing? Sino ad ora è stata molto altalenante nella carabina 10 metri: pensi che a Londra possa aspirare al colpaccio?
“Vedere le gare di Petra è pura sofferenza per me, molto più difficile che fare una mia gara. Questo è sicuramente uno degli aspetti a cui devo fare attenzione alle Olimpiadi, considerando che lei tirerà per prima. Comunque sono fiducioso, è la sua prima partecipazione e non ha niente da perdere e questa posizione di partenza la mette nella condizione migliore per fare il grande risultato. Farà bene“.
Ti ho definito “Il Tex Willer italiano”. Sai chi è? Ti sei mai ispirato a questo celeberrimo eroe bonelliano?
“Quando ho letto questo soprannome mi sono messo a ridere, anche perché proprio mio padre ha tutta la collezione completa di Tex Willer in cantina. Però io non ne ho mai letto uno“.
A 25 anni sei già alla seconda Olimpiade: quante prevedi di disputarne ancora?
“Potenzialmente ne posso ancora molte, il tiro è uno sport molto longevo. Ad esempio un tiratore sloveno, Rajmond Debevec, farà a Londra la sua ottava Olimpiade. Per quanto riguarda me, dipenderà tutto dalla voglia e dalle motivazioni: continuerò a praticare questo sport fino a quando mi divertirò,ma è difficile fare previsioni ora. Per il momento voglio solo concentrarmi su Londra e pensare a come prepararmi al meglio per “divertirmi” in Inghilterra“.
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