Calcio

Cantera e Tiqui Taca: la ricetta per una Spagna insaziabile

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Domenica 1 luglio 2012 è stata una data storica per il calcio spagnolo. La nazionale guidata da Vicente Del Bosque, infatti, ha superato 4-0 l’Italia nella finale degli Europei a Kyev e ha messo a segno una fantastica e mai riuscita prima tripletta internazionale, dopo i successi nel 2008 in Austria e nel 2010 in Sudafrica. Passato il tempo dei complimenti, andiamo ad analizzare i fattori del continuo strapotere delle Furie Rosse, che stanno veramente segnando un’era calcistica come accaduto negli anni ’70 dall’Olanda di Johan Cruijff, la quale però, importantissima differenza, non ha mai alzato al cielo alcun trofeo, perdendo le finali del 1974 e del 1978.

Ovviamente, non si può non partire dal centrocampo stellare della Roja, frutto di anni ed anni di lavoro sui giovani e, oggigiorno, massimo artefice delle fortune di questa squadra formidabile. I vari Xavi, Iniesta, Xabi Alonso e Fabregas, infatti, regalano all’intera rosa un tasso di qualità altissimo, probabilmente il più forte mai esistito, che è in grado di gestire qualsiasi partita a proprio piacimento, come accaduto contro gli azzurri. Con questa classe, la Spagna può tutto. Chi ringraziare quindi? Di sicuro il grande lavoro dei settori giovanili, la cosiddetta Cantera, quella del Barcellona in primis, che fin dalle più verdi età ha plasmato piccoli campioncini in grado di familiarizzare con il pallone in una maniera da applausi, per poi andare ad insegnarlo in giro per il mondo. La palla, fra questi piedi, appare e scompare con una facilità impressionante, ma soprattutto ‘scotta’ agli avversari nella fase di impostazione di gioco. Il ‘pressing attivo’ spiegato egregiamente da Sandro Modeo nel libro ‘Il Barça’ è la base di tutto: anche in fase di ripiegamento, si mette pressione ai rivali occupando l’intero campo, rendendo così molto difficile la creazione delle azioni. Se si assiste ad un incontro della Spagna o dei blaugrana con un occhio da esperto di calcio, ciò risulta chiarissimo, e si capiscono molte cose. Il TiquiTaca, poi, passa quasi in secondo piano: prima di giocare, infatti, la palla va recuperata, e la soluzione è questa. Così, il centrocampo spagnolo risulta veramente formidabile.

Un altro aspetto, non meno secondario, è quello dell’aver giocatori abituati a vincere, ma non ancora sazi. Analizzando i quattordici scesi in campo a Kyev, si nota che quattro, Casillas, Arbeloa, Sergio Ramos e Xabi Alonso, militano nel Real Madrid (campione della Liga), sette, Piquè, Jordi Alba (seppur neo acquisto), Xavi, Iniesta, Busquets, Fabregas e Pedro nel Barcellona (vincitore della Copa del Rey), due, Torres e Mata, nel Chelsea (che ha alzato Champions League ed FA Cup) ed uno, Silva, nel Manchester City (che si è aggiudicato la Premier League). Calciatori che, con tutto il rispetto del caso, non sono assolutamente paragonabili ai vari Balzaretti, Montolivo e Diamanti. E il divario è stato palese nella sonora sconfitta azzurra, nella quale parecchi uomini, al cospetto di tali fenomeni, sono stati letteralmente vinti dalla paura.

Infine, il ricambio generazionale è velocissimo. La rosa è sostanzialmente la stessa dal 2008, con le sole aggiunte, fra i titolari, di Jordi Alba e Busquets al posto di Capdevilla e Senna. E anche con gli infortuni di Puyol e Villa, la Spagna non ha avuto problemi a vincere ancora. Adesso verrà il momento dei Muniain, Thiago Alcantara e Montoya, per una squadra che ha ancora voglia di stupire e trionfare, magari già a partire dai Giochi Olimpici di Londra. I convocati sono pressochè gli stessi under 21, ora under 23, che due stagioni fa hanno conquistato gli Europei di categoria, con l’aggiunta di tre fuori quota di alta classe: Adrian, Mata e Javi Martinez, talento dell’Atlhetic Club che tanto piace al Barcellona per il dopo Keita.

Insomma, gli aggettivi per descrivere questo straordinario lavoro di organizzazione e bel gioco sono finiti, adesso non resta che trarne ispirazione, in attesa che qualche altra nazionale riesca ad interrompere il dominio spagnolo. Fino a quel punto, comunque, lunga vita al Tiqui Taca e al calcio-champagne.

 

Twitter: @FCaligaris

Foto da: indianexpress.com

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