Atletica
Chiusi gli Europei, oggi niente medaglie tricolori
Giornata conclusiva agli Europei d’atletica e per l’Italia non arriva nessun sussulto. Dopo il pomeriggio trionfale di ieri, oggi si giocava l’importante carta di Emanuele Abate nei 110hs (nella foto FIDAL). Il ligure, dopo una semifinale condotta a buoni livelli nonostante il richiamo dello starter per la posizione errata (ma non lo era) sui blocchi di partenza, si presenta all’atto conclusivo forte del terzo tempo stagionale europeo e con la grande ambizione di portare a casa una medaglia. Sarà poi lui stesso ad ammettere di aver alzato troppo il tiro visto che non era abituato a gareggiare sui tre turni, che richiedono un approccio e uno sforzo completamente diversi rispetto a un meeting.
Partenza fiacca e molle con un tempo di reazione troppo alto (0.162) lo costringono a rimontare. Nella parte centrale sembra anche potersi avvicinare al dominatore russo Shubenkov (13.16 con uno stile impeccabile, una falcata da quattro passi a ostacolo e un approccio di assoluto rilievo che in futuro lo proietteranno sotto il muro dei 13” e a lottare contro il grande cinese Liu Xiang e il cubano Robles campione del mondo) e alla sorpresa francese Darien (24enne da 13.20), ma poi crolla nell’ultimo terzo di gara in cui non riesce a tirare fuori il capo per acciuffare il bronzo e per chiudere al meglio, e come saprebbe fare, la competizione. Arriverà quinto con un mediocre, per quanto fatto vedere nel 2012, 13.43: il peggior tempo della sua annata, un crono che correva dodici mesi fa e che sembrava essersi ormai lasciato alle spalle. Per arrivare sul podio serviva migliorare il suo record nazionale (13.28 fatto registrare un mese fa a Torino) di almeno un centesimo: il 13.27 corso da Noga (curioso che il suo cognome nella sua lingua madre significhi “gamba”) che diventa il nuovo primatista polacco. Il 26enne dovrà portarsi a casa l’esperienza di un’uscita di livello internazionale (in questa disciplina non mancava nessun big continentale) e la convinzione che può ancora migliorare. Paolo Dal Molin era invece stato eliminato in semifinale con la sua solita corsa di potenza che tira giù tutti gli ostacoli e non lascia mai spazio per correzioni e recuperi: 13.85 e un talento che deve essere sgrezzato.
Altra grande delusione arriva da Nadia Ejjafini. L’italo marocchina si presentava al via dei 10000 metri con l’obiettivo di limare quell’inezia di 14 centesimi che la separavano dal minimo olimpico, ottenuto già nei 5000 e nella maratona (a Londra non vi prenderà parte perchè l’Italia può schierare altre atlete con miglior crono). Conduce la gara nel gruppo di testa dove si fa notare più volte l’irlandese Britton, la top delle iscritte. Al sesto chilometro, però, l’italo-marocchina si defila a bordo pista. Dichiarerà di aver risentito di dolori intestinali già provati in questi giorni e che le dispiaceva perchè si sentiva davvero in grande forma (cosa effettivamente parsa vera visto il ritmo con cui correva senza strafare). Ne approfitta la portoghese Felix che scappa via e va a vincere in 31:44.75, proprio il tempo che cercava la biellese d’adozione e che era nettamente alla sua portata. Un vero peccato perchè su di lei si faceva notevole affidamento. Elena Romagnolo conclude ottava in 32:42.31.
Raramente si era vista una prova così tattica nei 1500m in una finale europea. Ritmo da corsa sul posto per almeno due giri (2:09.53). Poi, l’esplosione, con conseguente doppia caduta a centro gruppo. Dagli 800 ai 1000 Abdellah Haidane è bravo a portarsi al comando, preparando l’attacco e togliendosi dal rischio di finire per terra. Il lettone Jurkevics lo chiude però all’attacco dell’ultimo giro, costringendolo a tagliare più volte il passo. La fila si allunga sul rettilineo opposto, e Haidane non riesce a recuperare sulla testa della corsa: la volata sul rettilineo premia il norvegese Ingebrigtsen. Haidane si fa soffiare l’ottavo posto, buono per la classifica a punti, da Goran Nava, proprio sul traguardo: 3:47.74 il crono del serbo, 3:47.79 quello dell’azzurro. La successiva squalifica del turco Ozbilen restituisce però a Haidane il ruolo di finalista.
E proprio quel punto contribuisce a migliorare la classifica azzurra. Tre medaglie (l’oro di Fabrizio Donato nel triplo, l’argento di Daniele Meucci nei 10000 metri, il bronzo di Chiara Rosa nel getto del peso), diciotto finalisti, sessanta punti e ottavo posto nella relativa classifica (undicesimo nel medagliere vinto dalla Germania con 6 ori e 16 podi complessivi): i dati che sintetizzano i cinque giorni di gara dei 59 atleti (32 uomini e 27 donne) convocati dal Dt Francesco Uguagliati. Brillano, oltre alle medaglie, le belle prestazioni di diversi giovani, a conferma della bontà della scelta di includere nella formazione assoluta i migliori Under 23. Come sembra esser buona l’idea di inserire gli Europei ogni due anni, anche in periodo preolimpico: i giovani possono esprimersi su un palcoscenico importante, le federazioni possono farli crescere, tutti possono ottenere visibilità. Si deve, però, avere pazienza senza pretendere risultati di livello al primo tentativo: di talenti se ne sono bruciati parecchi… e un fenomeno era assente proprio in questa rassegna e lo sarà verosimilmente anche ai giochi…Imparare da Francia e Germania che hanno vinto ovunque nell’occasione e sopratutto hanno fornito prestazioni di livello, frutto del buon lavoro di federazioni e allenatori.
Nel salto con l’asta una gara spettacolare e di assoluto livello, la migliore di questa rassegna continentale insieme al concorso del salto triplo. In pedana il francese Lavillenie doveva dettare legge secondo pronostico e così fa: vincerà con un 5.97 di assoluto rilievo, miglior prestazione mondiale stagionale che lo pone a serio candidato per la vittoria di Londra dove dovrà lottare con gli americani. E non solo. Perchè qui a Helsinki si è messo di mezzo la sorpresa tedesca Otto che ha trascinato il campione transalpino a queste misure riuscendo a saltare 5.77, 5.82 e 5.92 (suo personale). Con 5.77 si rimaneva fuori dal podio e con 5.60 si arrivava solo sesti. Era questa la misura a cui poteva aspirare il nostro Michel Stecchi (suo record indoor) che si è fermato a 5.40 e non è riuscito a replicare l’ottimo 5.55 (per lui) delle qualificazioni di ieri. Il giovane torna in Italia con un’esperienza in più conscio che per crescere dovrà lavorare ancora molto.
Tamara Apostolico chiude ultima la finale del lancio del disco senza riuscire ad agguantare i 60 metri a cui era andata vicina diverse volte in stagione. Per lei un deludente 56.15, lontanissimo dal numero di assoluto livello della croata Perkovic che spedisce l’attrezzo a 67.12 respingendo gli attacchi della tedesca Muller. Nel lancio del martello, privo della nostra Silvia Salis che nelle qualificazioni aveva lanciato tre nulli, dominio della polacca Wlodarczyk secondo pronostico (74.29). Nei 1500m donne bel gioco di squadra tra le turche Cakir e Bulut: la seconda si sacrifica per il successo della prima e festeggiano insieme sul podio. Nel salto in lungo maschile, un rush finale del tedesco Bayer lo porta all’oro con un notevole 8.34 (stagionale) tallonato dallo spagnolo Meliz (8.21). Nelle staffette, in cui l’Italia è mancata clamorosamente, bei risultati arrivano da tedeschi e olandesi: vittoria teutonica della 4×100 femminile (miglior prestazione europea) proprio davanti alle olandesi che registrano il record nazionale; risultato invertito nella 4×100 maschile, con vittoria orange di Martina & Co. con i campioni in carica della Francia addirittura terzi a causa di un errore nell’ultimo cambio (presente Lemaitre ma non Vicaut). Nelle 4×400 che da tradizione chiudono il programma, belle vittorie del Belgio dei gemelli Borlèe e dell’Ucraina.