Ciclismo
Eva Lechner: “A Londra combatterò per vincere”
Chi crede che lo splendido Alto Adige/Süd Tirol sforni solo campioni degli sport invernali forse non ha mai sentito parlare di Eva Lechner. E sarebbe una pecca non da poco, visto che la ragazza nata il primo luglio di 27 anni fa a Bolzano è tra le migliori biker del mondo. Mountain bike, ciclocross, persino la strada: Eva è una ciclista a tutto tondo, per quanto tra i boschi e sugli sterrati riesca a dare il meglio di sé, come confermano un buon numero di medaglie, europee e mondiali, ottenute nelle varie prove di MTB, la più recente delle quali è l’oro nella cronostaffetta di cui lei era la stella agli Europei di Mosca.
Ma sarebbe sbagliato anche credere che questa ragazza, da sempre residente ad Appiano sulla Strada del Vino, si limiti alla bicicletta. Come dimostrerà quest’intervista, la “persona” Eva Lechner è interessante almeno quanto l’”atleta” Eva Lechner: tanti interessi, tanti sogni e una pura e profonda religiosità che la aiuta in ogni momento della vita. Sarà difficile non tifare per questa brillante altoatesina alle imminenti Olimpiadi londinesi.
Eva, aprendo il tuo sito personale si trova la scritta “I’ll fight for the gold medal”, riferita ai Giochi Olimpici. Quindi vai in Inghilterra davvero per fare il colpo grosso?
“La gara a Londra è di un giorno solo ed è, appunto, solo una gara, per cui può davvero succedere di tutto. L’obiettivo principale sarà sicuramente sfoderare una buona prestazione, per poter dire, alla fine, di aver dato tutto, senza rimpianti. Poi sicuramente vincere una medaglia, magari quella più prestigiosa, sarebbe il coronamento di un sogno: un sogno che, però, non ritengo così irrealizzabile. Infatti, combatterò davvero fino alla fine per concretizzarlo”.
Non sei sembrata molto soddisfatta delle ultime prove di CdM, che hanno preceduto gli Europei, a Novo Mesto e La Bresse: cosa pensi che sia andato storto?
“Sì è vero, non sono molto contenta della mia prima parte di stagione. La preparazione invernale era andata bene, e nella gara di Houffalize mi sentivo in forma, anche se poi non ero stata in grado di ottenere un buon risultato per un po’ di sfortuna. Poi, nelle ultime due prove di CdM, c’è stato un insieme di piccole cose che ha fatto andare tutto storto: comunque resto convinta e fiduciosa, presto la stagione girerà e torneranno forma e risultati”.
A Nalles invece, a pochi passi da casa tua, hai colto una bella vittoria in un’importante gara internazionale di categoria C1: ha un sapore speciale vincere nella tua terra?
“Vincere in casa propria è sempre una sensazione bellissima. Nelle scorse edizioni sentivo maggiormente il nervosismo, invece quest’anno sono riuscita a rimanere tranquilla e a fare una gara davvero bella davanti a parenti e amici…una grande emozione”.
Ci sono alcuni aspetti tecnici sui quali credi di dover migliorare?
“Tecnicamente si può e si deve continuare a migliorare; ad esempio, deve acquisire ancora maggiore sicurezza nel condurre la bici”.
Torniamo indietro, ai primi passi della tua carriera: come mai hai scelto la MTB? Hai avuto difficoltà particolari, visto che in Italia il ciclismo femminile gode di scarsa considerazione?
“Già da piccola avevo la passione per lo sport, e ne cercavo uno da praticare a livello agonistico: provai svariate discipline, sempre col sogno di partecipare ai Mondiali o alle Olimpiadi. A casa, assieme a mio padre, guardavamo il Giro d’Italia e il Tour de France, e lì mi nacque la passione per le due ruote. La mia prima bicicletta era di terza mano, regalatami da mia sorella; così, volendo comprarne una più bella, andai a lavorare per un’estate intera, e proprio nel negozio di bici conobbi il mio primo allenatore, che mi mise subito in sella. In quel periodo non sapevo nemmeno che esistessero le gare di MTB…però mi piacquero sin dall’inizio, e grazie ad Edmund Telser, che è ancora il mio attuale coach, iniziai a fare sul serio”.
Cosa vuol dire, per te, fare una pedalata nei boschi, in mezzo alla natura?
“E’ semplicemente bellissimo. Sei fuori, in mezzo alla natura, vai veloce e senti l’adrenalina che sale, mentre ti diverti, tra le radici, i sassi e i salti, a pedalare con la mountain bike…è davvero splendido”.
Spesso ci sono state polemiche sui rapporti tra l’Alto Adige/Süd Tirol e l’Italia: da cittadina di quelle splendide zone, come vivi una simile situazione?
“Purtroppo è così, c’è sempre stata tensione e mi dispiace molto. Risento anch’io di quella polemica, ma non mi sono mai fatta condizionare e non ho avuto problemi: sono assolutamente contenta di vivere in Italia e di gareggiare per i colori azzurri”.
Un aspetto importante della tua vita è la religione: cosa significa per te?
“Sì è vero, sono una cristiana convinta e credo in Gesù Cristo e nella sua morte per redimere i peccati e per garantire la vita eterna di chi crede in Lui. La Bibbia dà orientamento alla mia vita e mi aiuta ad essere equilibrata in ogni aspetto, anche nello sport. Dio mi ha dato il talento di andar forte in bicicletta e lo vedo davvero come un regalo da parte sua; per questo motivo gareggio in suo onore. Sono sempre stata rispettata per la mia fede, nessuno mi ha mai preso in giro”.
Oltre alla Bibbia, quali sono gli hobby con cui trascorri il poco tempo libero?
“I cavalli sono la mia grande passione; ho due purosangue di razza araba e trascorro tanto tempo con loro, si chiamano Elba e Motowne. Altrimenti vado al cinema, leggo, faccio shopping e seguo tutti gli altri sport“.
Hai mai pensato a cosa fare quando, tra un po’ di anni, lascerai l’agonismo?
“Sì e no: diciamo che mi piacerebbe allevare i cavalli…“.
marco.regazzoni@olimpiazzurra.com
foto tratta da suedtirolympia2012.com