Atletica
Mondiali Juniores: D’Onofrio decimo, Abdikadar grande nei 1500
Un festival dei giovani. Questo è il Mondiale juniores di atletica. Questa è la rassegna delle promesse. Questo è il futuro. Questa è la carica degli under 19. Classi ’93-’94-’95. Nella splendida cornice dello stadio Montjuic di Barcellona (Spagna), proprio sulla collinetta che sovrasta la città, 1742 atleti (964 ragazzi e 778 ragazze) si sono dati appuntamento nella competizione che può portarli definitivamente alla ribalta internazionale.
Oggi l’apertura. Domenica la conclusione. Come da tradizione la finale dei 10000 chiude il primo programma serale. Ben 35 atleti allo start e il livello era altissimo. Otto ragazzi al via erano accreditati di un personal best inferiore ai 30 minuti. Tra questi un italiano: Daniele D’Onofrio (nella foto FIDAL) con il suo 29:45.43. Per i terrestri europei è il secondo crono continentale stagionale. Ma non può bastare contro i marziani venuti dall’Africa. Quegli etiopi e quei kenioti che trovano nel mezzofondo il loro terreno di conquista. Il favorito era proprio una gazzella venuta dagli altopiani: Kirui, capace di scendere in più occasioni sotto i 27 minuti. In una gara condotta non ad altissimi ritmi, però, le sorprese possono sempre accadere: infatti, quando tenta di scappare intorno ai 5000 fa il vuoto ma poi va in crisi nera. L’inesperienza dell’età. Il connazionale Cheboi lo sorpassa a doppia velocità intorno al settimo e si porta dietro l’odiato rivale Demelash che negli ultimi tre giri, forte di una progressione inarrestabile, corre a prendersi il meritato titolo iridato. L’abruzzese aveva condotto a lungo il gruppone degli umani e si era fatto notare per avere ripreso il folle cinese che aveva movimentato la serata. Poi però si trova tutto solo nel mezzo tra i big e gli altri. Situazione mai facile. Trova nei doppiaggi alcuni punti di riferimento ma, dal punto di vista tattico, ha sbagliato perchè ha forzato davvero troppo nella prima parte ed è arrivato all’ultimo quarto di gara senza più energie. L’ultimo chilometro è stato un vero e proprio calvario che l’ha portato a chiudere in decima piazza con 31:07.70. Da applaudire per il coraggio e per le capacità dimostrate. Sotto gli occhi attenti di Donato Chiavatti avrà tutto il tempo per correggersi e migliorarsi: il tempo è dalla sua (classe 1994). Per il momento si deve ricordare che al traguardo è il primo dei rappresentanti del vecchio continente…Qualcosa vorrà pur dire…E ricordiamoci che ha avuto anche dei buoni riscontri in alcune mezze maratone e nel cross.
In mattinata ci aveva pensato Mohad Abdikadar a farci sorridere. In un turno eliminatorio difficilissimo nei 1500 (37 atleti al via spalmati su tre batterie in cui si qualificano solo i primi tre più tre tempi complessivi di ripescaggio), il 19enne d’origine somala conduce una bella gara: fa da elastico tra i tre battistrada e il resto del plotone con una buona falcata e una buona attenzione. Ha l’obiettivo del quarto posto con un buon crono per poter sperare nella finale. Arriva un 3:46.37. Non è male ma le speranze sono poche. Nell’ultima serie partono atleti che hanno personali attorno al 3:41.00. La prendono sotto gamba e regalano all’aviere di Sezze, azzurro dal 2011 quando debuttò agli Europei di Tallinn, un insperato ultimo tempo di ripescaggio. Ed è finale. Solo altri tre ragazzi italiani ci erano riusciti nella storia della manifestazione: il livornese Andrea Cellai a Sudbury ’88, il trevigiano Mauro Casagrande a Lisbona ’94 (entrambi avevano poi chiuso al 9° posto) e il lombardo Mario Scapini a Bydgoszcz 2008 (12°).
Judy Ekeh è sempre più grande. Alla sua prima uscita in azzurro, dopo tante difficoltà per avere la cittadinanza visto che mamma Florence non aveva mai rinunciato a quella nigeriana (ma era in Italia da vent’anni), la 19enne conferma di avere grandi doti. Un bel talentino sta sbocciando. Arriva un 11”70 nei 100 metri con un vento in faccia di 1.7 m/s che fa ben sperare per il proseguo anche perchè tra le corsie non si sono visti grandi fenomeni inavvicinabili. E chissà che con una brezza più clemente non riesca a migliorare il suo già eccellente 11”58.
Delusione dal lancio del disco. Ci si aspettava molto dal friulano Stefano Petrei cresciuto alla fiorente corte di Adriano Coos e che negli ultimi due anni aveva una grande continuità di rendimento. Invece può recriminare sulla sua prestazione: il 19enne non riesce mai a trovare la misura in pedana, sbaglia il primo lancio (50.64), poi manda in scena un nullo molto lungo e chiude con un’altra traiettoria bassa, finita a 52.48. Conti alla mano, può parlarsi di una finale mondiale gettata alle ortiche: per passare occorreva un 56.78, assolutamente alla sua portata.
Marco Lorenzi (47”19) e Michele Tricca (46”31) passano agevolmente il turno nei 400m, protagonisti di una buona corsa con una rotondità di rilievo in alcuni frangenti di gara.
Sveva Fascetti nei 3000 siepi e Irene Baldessari negli 800m non sono proprio all’altezza della situazione: hanno personali nettamente superiori ai tempi che servirebbero per passare (addirittura 8” per la seconda). Poco da fare per loro che non riescono nemmeno a migliorarsi. Un peccato per Monia Cantarella nelle qualificazioni del getto del peso: classe 1994 e capace di lanciare anche 14.94, riportando la specialità giovanile sui livelli che furono di Assunta Legnante e Chiara Rosa, la reggina manca la finale presa dall’emozione e dal palcoscenico lanciando solo 14.30 (le sarebbe servito un fattibile 14.54). Il figlio d’arte Alessandro Sinno (papà giavellottista, mamma ostacolista) si presentava sulla pedana del salto con l’asta con l’obiettivo di fare bene. Cercava di migliorare il suo personale a 5 metri, ma si ferma a 4.95. Il passaggio a 5.05 come era nella sua testa sarebbe stato il giusto premio per il ragazzo che si è davvero impegnato molto e con quella misura sarebbe verosimilmente passato in finale. Passa il turno nella gara regina Giovanni Galbieri, il solito agonista: confinato all’esterno, si batte con la baldanza che l’ha portato nel 2009 a conquistare il bronzo mondiale U.18 a Bressanone partendo dalle retrovie delle liste di partenza. A cinque metri dal traguardo è ancora quarto, poi ha un guizzo che lo porta a ridosso del bahamense Teray Smith (10”58) con lo stesso tempo del sudafricano Ngqabaza, 10”60: il che, condito da un vento da -1.7, ha il sapore della mezza impresa. Avanti anche Lorenzo Perini nei 100hs con un discreto 13.92.