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Pallavolo: i sogni azzurri e gli ostacoli verso la gloria

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È lo sport di squadra per eccellenza. Quello in cui si è obbligati per regolamento a passare la palla ai propri compagni. Pallavolo. Tre tocchi per schiacciare a terra. Venticinque sussulti per portare a casa un set. Tre giochi per portare a casa un incontro. E le nostre Nazionali sognano un torneo da protagoniste.

 

I ragazzi sono qui per scacciare la maledizione olimpica che non li ha mai voluti vedere sul gradino più alti del podio. Nemmeno negli anni d’oro della generazione dei fenomeni. Mauro Berruto ha risollevato un gruppo che sembrava morto a fine 2010 e l’ha riportato in auge: un fantastico argento agli Europei dello scorso anno, una bellissima Coppa del Mondo terminata al quarto e una serie di prestazioni parecchio convincenti. Ora bisognerà vedere se riuscirà a concretizzare nell’appuntamento più importante. Certo è che ha rivoluzionato parecchie cose: allenamenti intensi in patria al posto di continue partite (nelle ultime uscite ha dimostrato che è stata una scelta azzeccata visto che il gruppo è molto più unito e pronto sui fondamentali), l’alternarsi dei due liberi all’interno dello stesso incontro (Bari in ricezione, Giovi in difesa), parecchia attenzione sul servizio, muro a tre ripetuto. La grande incognita sarà la massiccia presenza dei debuttanti (ben otto sui dodici convocati sono alla prima presenza ai Giochi), ma sono tutti dotati di grande grinta e abilità. I nostri martelli in testa: Zaytsev (alcuni hanno annunciato via Twitter un risentimento alla coscia sinistra in allenamento, da verificare la gravità) e Lasko sono fondamentali. Capitan Savani non delude mai, come Simone Parodi. Tutti pronti a mettere giù il maggior numero di palloni sotto l’impulso delle sempre ottime alzate di Travica. Mastrangelo, Papi e Fei sono invece i grandi veterani, quelli pronti a dare quel tocco di esperienza che non guasta mai. Samuele era uno che c’era addirittura ad Atlanta, in quel maledetto pomeriggio che ci vide soccombere all’Olanda, eterna nemica di quel decennio. E c’era anche, insieme agli altri due corsari, nell’amaro bronzo di Sidney e in quel di Atene quando, di fronte a un Brasile stellare, ci fu ben poco da fare. Freschezza, dinamismo, passione, novità, esperienza, innovazioni, grande tattica. Mettete tutto in un frullatore e potrebbe uscirne fuori qualcosa di veramente gustoso.

Un mix che di sicuro sorprenderà gli avversari. A cominciare dalla Polonia, prima avversaria nella pool e una delle grandi favorite nella corsa all’oro. A guidarla c’è uno dei grandi guru del volley mondiale: Andrea Anastasi. Sì, proprio colui che era al timone della ciurma azzurra in terra australiana e che li portò al quarto posto quattro anni fa (sconfitta col Brasile in semifinale, replicata contro la Russia nel match che valeva il bronzo). Dente avvelenato? Dice di no. Ma mai fidarsi. Di uno che è riuscito a vincere un Europeo con la Spagna. Pronto a soluzioni tecniche imprevedibili e che l’hanno portato, a sorpresa, a vincere la World League. Ha una prima linea di assoluto rilievo, un Bartman scatenato (finto opposto che riceve): il Nano è pronto a dare battaglia per vincere il girone. Sì perché Italia-Polonia di domenica sarà il primo crocevia che le due squadre troveranno a Londra. Chi porterà a casa il successo verosimilmente chiuderà primo il raggruppamento. La Bulgaria (contro cui il nostro sestetto chiuderà la fase eliminatoria) non può rappresentare un vero e proprio intralcio, visto che è apparsa in netto calo e difficilmente riuscirà ad andare oltre un terzo posto. Australia e Argentina sono ben poca cosa (anche se gli oceanici hanno eliminato l’insidioso Iran, allenato dall’altro guru Velasco, il ct che portò l’Italia a due successi mondiali consecutivi) e si giocheranno tra loro la quarta piazza, l’ultima utile per accedere alla fase ad eliminazione diretta.

 

L’ingegnoso (si fa per dire) sistema che ha voluto piazzare il Regno Unito come testa di serie numero 1 (l’Italia la affronterà nel terzo facile appuntamento) ha creato due pool totalmente squilibrate. Nella B, infatti, si scontreranno: campioni del Mondo (da tre edizioni consecutive), campioni Olimpici uscenti, campioni Europei, vincitori dell’ultima Coppa del Mondo. In poche parole: Brasile, Stati Uniti d’America, Serbia, Russia. Uno spettacolo. E una delle quattro sarà l’avversaria dell’Italia ai quarti di finale. Per una partita difficilissima. Dura. Tosta. Da veri campioni. Crocevia fondamentale per decidere se sarà un’Olimpiade da medaglia, da sogno. Oppure se sarà l’ennesimo rimpianto.

Sulla carta la più abbordabile sembra la squadra di Milijkovic, ormai al ricambio generazionale e che può patire questi alti livelli. Ovviamente per affrontare servirà la prima posizione nel raggruppamento (visto che loro, verosimilmente, arriveranno quarti)…Ma abbiamo detto quanto sia difficile.

Il Brasile è in vistoso calo. Caduto in un vortice senza (apparente) uscita. Sembra essersi smarrito, non essere più lo squadrone dominatore. Schiacciasassi. Caterpillar. È tornato il grande Giba. Immenso. Icona mondiale della pallavolo maschile. Ma manca ancora tantissimo per tornare indistruttibili. Hanno deluso molto negli incontri di preparazione, e spesso erano in formazione tipo. O giocavano a nascondino, oppure… Bisogna sempre stare attenti, perché la zampata dei fabolosi è sempre lì. A portata di…mano. Attenzione al sempre ottimo meccanismo palleggiatore-opposto.

Gli stelle e strisce, invece, sono la classica Nazionale che salta fuori nel momento che conta. Si sono nascosti per quattro anni dopo il trionfo a sorpresa di Pechino. Hanno mancato tutti i grossi appuntamenti ma eccoli di nuovo qui. Rooney, Stanley, capitan Priddy & Co. (grave però l’assenza di Ball) hanno ancora fame di vittorie. E vogliono cercare uno storico bis. Riuscito solo ai loro connazionali nel 1984-1988 e alla grande armata Sovietica delle prime edizioni in cui la pallavolo venne inserita nel programma a cinque cerchi (1964-1968).

I loro “eredi” della Russia sono, invece, la vera mina vagante. Arrivano a Londra e sembrano dei mister x. Si sa poco o nulla. Si è solo cirui che venderanno cara la pelle come loro abitudine e poco altro. Da pronostico per loro ci sarà un terzo posto nella pool. Ma mai dire mai perché sono capaci di battere chiunque, ma di imbattersi anche in tonfi pesanti. E uno potrebbe arrivare nell’incontro con la Germania. La vera outsider di tutta la competizione. Grozer e Schwarz hanno complicato la vita (e non poco) all’Italia nel girone di qualificazione (soccombendo poi solo al tie-break nella finale di Sofia), eliminando poi Cuba (la grande assente della manifestazione, anche tra le donne) tra lo stupore degli addetti ai lavori. Insomma, vera mina vagante in un torneo che si presenta con poche certezze e con molti punti interrogativi. Combattuto e senza una favorita principe, come non capitava da parecchio tempo. Ci sarà da divertirsi.

 

Le nostre ragazze sono motivate e si presentano nel lotto delle grandi favorite. L’Italia prova a liberarsi dalla sindrome da medaglia olimpica. Quella che non le ha mai volute sul podio nelle tre partecipazione ai Giochi: eliminazione nel girone a Sidney, fuori nei drammatici tie-break dei quarti ad Atene (con Cuba) e a Pechino (con gli Stati Uniti). Per centrare l’obiettivo Massimo Barbolini ha costruito una squadra a immagine e somiglianza del suo gioco ideale: molto coperta in seconda linea, votata a raccogliere un pallone in più in difesa, piuttosto che sfruttare potenza e centimetri. Una tattica tutta particolare, nella convinzione che impedire gli attacchi altrui sia la scelta giusta. Staremo a vedere. Non ci sarà Paola Cardullo, il nostro libero titolare, bloccata dall’infortunio alla caviglia e che non è riuscita in un recupero impossibile. La sostituirà Monica De Gennaro, come nella vittoriosa Coppa del Mondo, disputata in Giappone a novembre. Si dovrebbe adottare un modulo a due liberi, come al maschile, ma questo sarà ancora tutto da vedere. La vera rivoluzione arriva da Caterina Bosetti. Diciotto anni e al debutto. Sarà il nostro finto opposto (soluzione già provata in Oriente). Da schiacciatrice pura occuperà posto quattro, ma non sarà il bomber di squadra visto che riceverà. E parecchio. Tutto per alleggerire il lavoro di Carolina Costagrande, l’ariete del nostro sestetto. È un sistema inedito, mai utilizzato nella pallavolo femminile. In poche parole abbiamo due commissari con un cervello e una fantasia mica da ridere.

Eleonora Lo Bianco in regia è la certezza per dare equilibrio e far giocare tutta la squadra. Certo è che siamo la nazionale con l’età media più elevataUna costante di chi ha vinto i Giochi. Riusciremo a mantenere la tradizione? Sarà difficilissimo. Nella pool ci saranno da fare i conti con la Russia campione del Mondo che nell’ultimo biennio, tra infortuni e problemi di organico, non ha espresso un gioco lineare. Gomova e compagne, però, sono sempre pronte a fare sorprese. Occhio al loro sempre temibile attacco, tenendo presente che nell’ultima uscita amichevole abbiamo tenuto testa alla grande Sarà verosimilmente questo match a designare chi vincerà il raggruppamento, senza sottovalutare il Giappone, sempre ostico e difficile da domare.

 

Se si vuole ambire concretamente alle medaglie non ci si può fermare di fronte a questi ostacoli. Quelli veri arriveranno nella fase ad eliminazione diretta. Già il quarto di finale potrebbe essere una sfida tutta brividi. Opzioni: il Brasile campione uscente, la temibile Cina (trionfatrice ad Atene) o gli Stati Uniti freschi del successo nel Grand Prix. Le americane si sono fatte le ossa ed è pronta al definitivo salto di qualità: un gruppo molto fisico, composto di giovani coadiuvate dalle grandi senatrici Berg (niente spazio per la Llyod), Tom e Scott, particolarmente capace di sfruttare la rete grazie anche al nuovo fenomeno Hooker. Le carioca di Ze Roberto sono pronte a difendere l’oro, ma come i connazionali, sembrano aver perso la retta via. Basterà la classe di vere campionesse come Thaisa, Fabiana, Jacqueline e Pequeno per portarle di nuovo in alto? Quest’anno saranno più abbordabili, ma sono sempre le più temibili, anche per un semplice fatto psicologico. La Cina ha un’età media giovanissima, ma gioca con quella “sfacciataggine” che diventa agonismo. Molto equilibrata in tutti i reparti, con la punta di diamante in Yimei.

La prima piazza nella pool porterebbe a un quasi certo scontro con la Turchia. La più abbordabile del lotto, certo, ma anche il collettivo più in crescita e di cui non si conoscono ancora i limiti. Chissà dove potranno arrivare Marco Aurelio Motta e la sua quadrata organizzazione di gioco…

 

Staremo a vedere. Appuntamento a domani per le ragazze col match (facile) contro la Repubblica Dominicana, mentre i maschietti sono attesi in campo domenica…

 

stefano.villa@olimpiazzurra.com

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