Ciclismo
Al via i Mondiali juniores di ciclismo su pista: e l’Italia dov’è?
Non ci siamo proprio. Si parla tanto di rilanciare l’anemico settore del ciclismo su pista italiano, rappresentato a Londra dal solo Elia Viviani nell’omnium. A parole la volontà dei dirigenti volge in questo senso, ma i fatti dicono tutt’altro.
Ai Mondiali juniores che prenderanno il via oggi in Nuova Zelanda, infatti, l’Italia non sarà presente. La Federazione, infatti, a fronte della situazione economica attuale, ha ritenuto di non potersi permettere la trasferta di un’intera rappresentativa dall’altra parte del mondo.
La crisi che attanaglia il Bel Paese ed il resto del mondo ha certamente inciso, ma forse sarebbe ora di prendere decisioni razionali e calibrate, stabilendo delle priorità. Se davvero si vuole rilanciare la pista, la rifondazione non può che partire dai giovani, per i quali appuntamenti come quello in terra maori sarebbero fondamentali per confrontarsi con realtà in questo momento distanti da noi anni luce. Isolamento fa rima con rinuncia.
A parole si vuole tornare ad investire sul ciclismo pista, poi non si mettono le nuove leve nelle condizioni migliori per emergere: servirebbe maggiore coerenza.
federico.militello@olimpiazzurra.com
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Foto: Arianna Fidanza, campionessa d’Europa juniores in carica nella corsa a punti
Gabriele
24 Agosto 2012 at 01:01
Più che indifferenza io la chiamerei connivenza. E’ un sistema basato sul “do ut des”: io ti voto (come presidente del CONI), tu mi lasci fare quello che voglio nel mio pollaio (presidenti federali). Il problema è che, quando tutti vedono che la nave (ciclismo, nuoto, canottaggio, ecc.) sta andando a sbattere contro l’iceberg, nessuno parla (vertici del CONI). Il CONI non può prendere decisioni che spettano ai consigli federali (rimozioni di tecnici o sfiducia ai presidenti), credo che non possa neanche bloccare i fondi per la preparazione olimpica. Ecco perché parla quando dovrebbe tacere e tace quando dovrebbe intervenire. L’unica speranza è che ai vertici delle federazioni vadano persone nuove con idee, organizzazione e mentalità nuove. Noi, nel nostro piccolo, non dobbiamo stancarci di sottolineare l’operato di chi sta affossando un patrimonio storico dello sport italiano, appunto il ciclismo, portandolo dalle 4 medaglie d’oro (più una d’argento) di Atlanta alle probabili ZERO medaglie di Rio 2016.
Aggiungete le medaglie del ciclismo di Atlanta al nostro medagliere di Londra e guardate l’Italia dove sarebbe… E, badate bene, 5 medaglie sono assolutamente in linea con la nostra tradizione ciclistica!
A presto!
Federico Militello
23 Agosto 2012 at 23:09
Quello che davvero mi preoccupa è l’indifferenza. Quasi sempre si fa finta di niente, cercando sempre l’alibi che salvi quantomeno la faccia. Nessuno prende provvedimenti, con alleanze politiche trasversali che rendono il sistema magmatico e viscido. Serve un uomo forte che prenda in mano seriamente lo sport italiano e lo ribalti da cima a fondo!
Gabriele
23 Agosto 2012 at 20:18
Purtroppo questa è una delle federazioni che, coi fatti, più si dimostra incapace di convogliare l’enorme seguito popolare della disciplina che governa. Insieme a canottaggio, nuoto, atletica e judo avrebbe bisogno, secondo me, di una “bonifica” dei quadri dirigenziali e (poi) tecnici.
Prendiamo il judo: visto Ezio Gamba in 3 anni cosa è riuscito a fare? Ora è già impegnato in un progetto che, c’è da scommetterci, vedrà nel 2020 la Russia ancora più forte di adesso. Che rabbia vedere un italiano che va via perché non gli danno la possibilità di fare e ottenere successo all’estero!
E il caso del nuoto? Io avevo già immaginato il fallimento olimpico quando sentivo Barelli che diceva, dopo le 6 medaglie di Shanghai in gare del programma olimpico: “A Londra me ne bastano tre!”, e poi: “Ne bastano due!”. Chiari segni di una mentalità non esattamente vincente, che forse si basa sulla coscienza “sporca” di chi sa di non aver fatto tutto il possibile per arrivare a Londra nelle migliori condizioni.
Il ciclismo penso che tuttora in Italia abbia una passione popolare inferiore solo al calcio. Nonostante questo siamo riusciti a produrre la bellezza di un bronzo a Londra.
E adesso ci tocca essere testimoni di tale esempio di incoerenza!
Vediamo adesso quali saranno le mosse di fidal e federcanottaggio!
Ciao a tutti.