Artistica
Morandi, stupendo Bronzo di Ginnastica! Mustafina d’oro
Un esercizio di rilievo. Di spessore. Una struttura imponente. Vene che pulsano. Belle in vista. Muscoli d’acciaio. Tutto in tensione su quegli anelli. L’esercizio di forza per eccellenza. L’incarnazione maxima della ginnastica maschile. Matteo Morandi riesce finalmente a mettersi al collo quella medaglia che gli mancava in un palmares di tutto rispetto quattro bronzi mondiali (Debrecen 2002 e Achen 2003, Melbourne 2005, Rotterdam 2010) e un titolo europeo (Birmingham 2010). Alla sua terza Olimpiade agguanta un favoloso bronzo che lo premia meritatamente e corona una grande carriera.
Azarian con salita orizzontale ben tenuta, azarian con rondine ben allineato, una croce ben tenuta, poi una sfilza di movimenti tra cui un jonson rondine, un akayama, un altro azarian. È sempre elegante, preciso, puntuale, con una bella posizione di polsi, tiene sempre correttamente e per il tempo richiesto le posizioni di forza; le gambe sono sempre ben unite, come vuole il codice. Sembra volare verso un trionfo, ma un passettino in avanti in atterraggio dall’uscita gli toglie un decimo abbondante e lo penalizza. I giudici gli regalano un ottimo 15.733 (l’esecuzione vale 8.933), sullo stesso livello della qualifica (15.766).
Dopo l’ingiustizia di Pechino quando letteralmente rubarono a lui e ad Andrea Coppolino il giusto premio per due ottimi esercizi (finirono rispettivamente sesto e quinto), il campione di Vimercate (Como) chiude così il cerchio e riporta in Italia quell’alloro che la ginnastica artistica non conquistava da Atene 2004. Quella volta ci riuscì il mitico Yuri Chechi che salì sul terzo gradino del podio. Proprio l’idolo di questo sergente dell’aeronautica tutto cuore, passione ed emozione. Lui in terra greca arrivò quinto, in una gara altrettanto contestata che consegnò l’oro immeritatamente e con grande scalpore (per non dire scandalo) al carneade padrone di casa Dimosthenis Tampakos, poi sparito dalle scene internazionali. A trent’anni riesce così a regalarsi la gioia più bella, realizza il sogno di una vita e può portare a casa il giochino per la sua Gaia, nato proprio pochi mesi fa. Alla terza e ultima Olimpiade della vita, non poteva lasciarsi scappare l’occasione e questa volta GIUSTIZIA E’ FATTA. Non era scontato dopo quanto successo ieri con Alberto Busnari al cavallo con maniglie.
I suoi 165cm sembrano una statua di marmo su quel podio, l’apice, l’apoteosi. Un premio per venticinquenne anni di sacrifici, un dono per l’amato allenatore Maurizio Allievi a Meda, il risultato più bello per calare al meglio il sipario. Queste le sue dichiarazioni dopo la premiazione: “Significa tanto. Cominciava a diventare un problema arrivare un problema e non arrivare da nessuna parte. La ginnastica diventa complicata, difficile. Certo andrò avanti ma era davvero l’ultima occasione. Appena ho finito ho avuto una smorfia di disappunto, perché non sono riuscito a fermarmi. Sono comunque soddisfatto per questi quattro anni di lavoro con un successo arrivato in una gara difficile, di livello con i primi quattro che hanno giocato tutto sulla precisione. La dedica va ovviamente a Gaia e alla mia famiglia”.
Poteva arrivare un metallo più pregiato. Certo senza quel neo in uscita sarebbe stato verosimilmente argento. Di sicuro non c’è niente. Il cinese Yibing Chen dominatore della specialità nell’ultimo lustro, quattro volte iridato, campione olimpico uscente, cercava qui uno storico bis per entrare definitivamente nella leggenda, ma la sua linea perfetta, con le spalle ben allineate e un paio di combinazioni che solo lui riesce ad eseguire non sono bastati per consegnargli il successo. Il suo 15.800 viene ingiustamente superato dal 15.900 del brasiliano Arthur Nabarrete Zanetti, vicecampione mondiale, che a ventidue anni porta nel suo Paese il primo titolo olimpico agli anelli.
Quarto posto per il russo Aleksandr Balandin con 15.666. Niente da fare per il grande Iordan Iovtchev trentanovenne, icona dell’attrezzo, grande rivale di Yuri negli anni d’oro. Venuto qui per rendere pubblici i problemi economici della Federazione bulgara di cui è diventato presidente, non è riuscito ad andare oltre al settimo posto (15.108).
Alle parallele asimmetriche è uscita una delle gare più spettacolari di questa edizione dei Giochi Olimpici. In tre a giocarsi l’oro. La spunta una fantastica, immensa Aliya Mustafina, la vera incontrastata Regina di questa edizione. Una russa non ancora maggiorenne che se ne torna a casa con tre medaglie, dopo aver conquistato anche l’argento a squadre e lo sfortunato bronzo nell’all-around in cui commise un grave errore alla trave. Ora in casa è lei la più medagliata: il papà Fahrad portò a casa solo un bronzo nella lotta grecoromana (Montreal ’76)… Il suo 16.133 è stato insuperabile per la campionessa uscente He Kexin. La cinese cercava la conferma del titolo ottenuto in Patria. Sembra però appesantita, anche dal punto di vista fisico. Si sta formando fisicamente e sta diventando una donna, prova che i venti anni che ha sulla carta d’identità sono gonfiati… L’uscita non è perfetta e le toglie quei due decimi che l’avrebbero portata alla gloria: sarà d’argento con 15.933. Sul terzo gradino del podio ci va la favorita della vigilia, l’idolo britannico per eccellenza, l’eterna Elizabeth Tweddle. A ventisei anni d’età, alla sua terza Olimpiade non vuole mollare la presa. Cercava quel titolo che l’avrebbe definitivamente consacrata dopo il quarto posto di quattro anni fa e i due iridi del 2006 e del 2010. Il suo esercizio è perfetto, dinamico, potente, attivo, vario, con una miriade di salti ma sporca l’uscita con un passo indietro parecchio evidente. Butta via circa tre decimi e addio sogni di gloria. Arriva un bronzo che non la può assolutamente appagare (15.916). Via di testa la Komova dopo l’argento amaro nell’all-around (solo quinta con 15.666), mentre delude la campionessa generale Gabby Douglas che sbaglia tutto (ottava, 14.900): col punteggio del concorso individuale sarebbe andata a medaglia.
Al volteggio maschile oro per il sucoreano Yang (16.533), argento per il russo Ablyazin (16.399), bronzo per l’ucraino Radivilov (16.316).