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Antonio Cabrini in esclusiva: “Le società femminili devono investire sui vivai”

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Reduce dalle ottime qualificazioni agli Europei di calcio femminile con la nazionale italiana, dove, grazie anche al contributo precedente di Pietro Ghedin, ha collezionato nove vittorie ed un pareggio, il Bell’Antonio ha giocato 352 partite in Serie A, realizzando 35 reti in un totale di quindici stagioni. Alla Juventus ha militato per tredici stagioni, 297 partite e 33 reti. In Nazionale ha disputato 73 gare, di cui dieci da capitano, realizzando 9 reti. Indimenticabile il trionfo Mundial nel 1982. Dopo essersi ritirato nel 1991 da calciatore, nel 2000 inizia la sua carriera di allenatore con l’Arezzo in serie C1. Ha allenato tra l’altro anche la Nazionale siriana dal 2007 al 2008. Dal 14 maggio è il ct della Nazionale di calcio femminile dell’Italia.
In esclusiva per Olimpiazzurra, Antonio Cabrini ci racconta la sua nuova avventura sulla panchina azzurra.

Dopo la sua esperienza da allenatore con club italiani e la nazionale della Siria, ora la selezione femminile: come è stato il primo impatto?

“L’impatto è stato sicuramente positivo. C’è la volontà da parte delle ragazze di crescere.  E’ un gruppo molto unito che potrà dare tantissime soddisfazioni”.

In questi mesi che idea si è fatto del movimento di calcio femminile italiano?

“Il calcio femminile italiano è un movimento che ha voglia di emergere, attualmente è in fase di espansione. Ha bisogno però di  risolvere delle problematiche alla base per ottenere  la giusta visibilità”.

Cosa proporrebbe per promuovere maggiormente questo sport e far sì che esca dall’anonimato?

“E’ necessaria una crescita a livello di marketing ed è fondamentale porre in essere degli investimenti mirati per diffondere la cultura e le potenzialità di questo sport, prima nel mondo femminile e poi in quello maschile”.

All’estero il calcio femminile sta avendo una grande diffusione. Molte squadre maschili hanno ormai allestito anche la femminile. E’ un progetto fattibile per l’Italia? Il presidente del Napoli De Laurentiis ne aveva parlato, ma poi non se n’è fatto più nulla. 

“Uno degli obiettivi per far crescere il calcio femminile è avere dei settori giovanili femminili in tutte le società di serie A”.

Allenare le donne e gli uomini: quali differenze ha notato?

“Rispetto agli uomini le donne recepiscono molto meglio i messaggi sportivi che vengono loro dati. Si adattano di più allo sforzo fisico e sono più reattive”.

Quali prospettive intravede per la sua nazionale? Pensa di poter colmare il gap con le grandi potenze europee e provare a salire sul podio nelle manifestazioni che contano?

“L’idea è quella di essere protagonisti al prossimo Europeo nonostante la differenza che si può avere con le nazioni dove il calcio femminile ha raggiunto grandi risultati. Siamo consapevoli che la strada è lunga ma c’è molta fiducia nel gruppo”.

Negli ultimi anni le rappresentative giovanili hanno ottenuto successi importanti: punterà molto su questa nuova nidiata di talenti?

“Punterò sulle giocatrici che danno maggiori garanzie tenendo in considerazione le nuove nidiate che si faranno luce nel campionato. Per il momento il gap tra la Nazionale A e le giovanili è ancora molto elevato, pertanto gli inserimenti dovranno essere mirati”.

Patrizia Panico farà ancora parte del progetto o, considerata l’età, darà spazio ad altre giocatrici?

“Patrizia Panico farà ancora parte del progetto fino ai prossimi Europei. Poi sarà lei a decidere. Nel frattempo stiamo cercando alternative valide”.

Con quale modulo tattico pensa che farà giocare la nazionale?

“Col modulo che questo gruppo sta portando avanti da anni: 4-2-3-1”.

Se dovesse fare un nome, quale giocatrice pensa che sarà la rivelazione del prossimo biennio?

“Non mi sbilancio mai sul singolo ma credo che all’interno del gruppo della Nazionale ci possano essere ragazze di grande talento”.

michelepio.pompilio@olimpiazzurra.com

Un ringraziamento particolare all’addetta stampa della FIGC, Francesca Vitullo per la disponiblità.

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