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‘Italia, come stai?’: tennis e mountain bike tra presente e futuro

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A dispetto di quanto affermano gli scettici e risultati alla mano, l’Italia è ormai da tempo una potenza assoluta del tennis femminile internazionale. Qualche anno fa, quando i successi in Fed Cup si susseguivano, il solito ritornello era: “Conta poco, bisogna andar forte negli Slam”. Detto fatto. Francesca Schiavone (vincitrice del Roland Garros 2010 e finalista nel 2011) ha illustrato la via, Sara Errani la sta seguendo a ruota, senza dimenticare una Roberta Vinci finalmente consapevole dei propri mezzi tecnici. Negli Us Open appena conclusi, solo il Bel Paese è riuscito a qualificare due proprie rappresentanti ai quarti di finale. Sarita, poi, ha realizzato un’impresa storica, accedendo alle semifinali di due diversi Slam (in primavera era giunta in finale a Parigi) nella stessa stagione. Attualmente occupa la posizione n.7 nella classifica Wta, ma l’impressione è che la sua scalata non sia certo finita qui. L’emiliana ha 25 anni, contro i quasi 31 di Serena Williams, l’unica rivale davvero fuori portata. La fame e le motivazioni, inoltre, costituiscono delle caratteristiche innate nel carattere della Errani, che certamente proverà ad innalzare ulteriormente un gioco che ha già raggiunto livelli stellari. Il problema resta il servizio e qui l’altezza gioca certamente  sfavore dell’azzurra, anche se si potrà lavorare sul movimento di braccio e sul carico della battuta.
Il tennis femminile tricolore, inoltre, festeggia anche un’altra impresa leggendaria: il doppio Vinci-Errani, vincitore quest’anno di US Open e Roland Garros, è salito in vetta alla classifica mondiale. Dopo anni di anonimato l’Italia si è riscoperta protagonista dei palcoscenici internazionali ed il futuro prossimo si prospetta altrettanto positivo con gli attesi innesti di Camila Giorgi (un’italia ‘atipica’, il cui gioco può essere paragonato alle grandi corazziere dell’Est Europa) e Nastassja Burnett. Per queste due atlete sarebbe importante poter vivere un primo approccio con la Fed Cup nel 2013, di modo da entrare in contatto proprio con le affermate Errani e Vinci e prendere esempio da due tenniste che hanno impostato le loro carriere sui dogmi della serietà e dell’abnegazione.
Un punto interrogativo, infine, sul futuro di Francesca Schiavone e Flavia Pennetta: la prima, ormai 32enne (ma ha più volte dichiarato di voler giocare fino a 40), dovrà cercare di uscire da un tunnel di involuzione tecnica in cui si è infilata ormai da un anno e mezzo; la seconda, invece, dovrà recuperare con calma dal delicato intervento al polso e scegliere la giusta guida dopo l’addio all’argentino Gabriel Urpi. Chissà che, stimolate dalle più giovani, le due veterane non possano tornare a graffiare.

Ai Mondiali di mountain bike l’Italia ha vinto la medaglia d’oro in staffetta (disciplina che non fa parte del programma olimpico). Più del sesto posto di Marco Aurelio Fontana nella prova elite ed il 14mo di Eva Lechner caduta mentre era in lotta per il titolo, colpisce il risultato della competizione Under23. Ben 4 azzurri, infatti, hanno raggiunto la top10, a testimonianza di un settore che gode di grande vitalità e che sta lavorando al meglio sul settore giovanile. I fratelli Daniele (bronzo) e Luca Braidot (quinto), Gerhard Kerschbaumer (talento predestinato della mountain bike italiana, ma piuttosto opaco nel finale di stagione, come testimonia la settima piazza iridata) e Nicolas Pettinà (decimo) rappresentano il serbatoio più prezioso nel quadriennio verso Rio 2016, dove l’Italia ha le carte in regola per presentarsi come una compagine leader della disciplina.

 

federico.militello@olimpiazzurra.com

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