Ciclismo

Le pagelle del Mondiale: flop azzurro

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Ecco i promossi e i bocciati della prova in linea maschile élite che ha concluso gli emozionanti Mondiali di Valkenburg. Mentre la gestione di gara dei belgi e di Gilbert rasenta la perfezione, quella azzurra è quantomeno opinabile.

Gilbert Philippe, 10: fino a un mese fa, la sua stagione era assolutamente priva di senso. Poi, alla Vuelta, si è iniziato a capire il motivo: tutto era incentrato sul Mondiale. Arrivato all’appuntamento della vita, non ha fallito, grazie ad una tattica perfetta e ad una condizione fisica eccellente.

Boasson Hagen Edvald, 8.5: nei grandi appuntamenti, i norvegesi non tradiscono mai. Per lunghi tratti “imboscato” nel gruppo, il giovane Edvald porta a casa una prestigiosissima medaglia d’argento, e solo la mancata collaborazione con Valverde nel finale gli impedisce di giocarsi l’oro.

Valverde Alejandro, 6.5: l’oro continua a sfuggirgli. Certo, il terzo posto è comunque un altro risultato importante, ma su un circuito come quello odierno poteva legittimamente ambire a qualcosa di più, una volta chiarite le gerarchie in casa iberica.

Voeckler Thomas, 6.5: correndo quasi da solo (il livello della squadra francese era davvero imbarazzante), T-Blanc recita il suo ruolo di attaccante purissimo e indomito. C’è in ogni tentativo, in ogni scatto, c’è anche nel finale, quando coglie un discreto settimo posto nonostante le tante energie spese in precedenza.

Flecha Juan Antonio, 7.5: il Gregario con la G maiuscola. Un corridore immenso, nonostante l’età. Un corridore che ha un ineguagliabile fiuto per le fughe e un senso di squadra da prendere ad esempio per i più giovani.

Cataldo Dario, 7: quasi cinque ore in fuga, senza lesinare un grande lavoro. L’abruzzese ha svolto appieno il suo compito.

Sagan Peter, 5: la situazione, per lui, era perfetta. Eppure, Peter non ha saputo sfruttare la prima grandissima occasione della carriera. Comunque, ne avrà molte altre.

Nibali Vincenzo, 5: lo Squalo dello Stretto ci prova coraggiosamente, ma il suo scatto sull’ultimo Cauberg non è all’altezza delle aspettative e serve anzi da volano per l’azione di Gilbert.

Bettini Paolo, 3: i dati della sua gestione iniziano ad essere impietosi. Tre Mondiali e un’Olimpiade in ammiraglia e zero medaglie vinte, il che, per il ciclismo azzurro, è un mezzo dramma. Nulla da eccepire sui convocati, fatta salva l’assurda decisione federale di escludere gli indagati: l’andamento odierno della corsa ha riservato, tuttavia, più di un punto interrogativo sulla sua lucidità tattica. Perché non far collaborare Nocentini alla fuga dei 28, che vedeva ben quattro azzurri con ottime chance? A cosa è servita la tirata di un encomiabile Marcato (voto 7), una volta ricompattato il gruppo? Possibile che né Paolini, né Gatto, né Moser siano stati ritenuti più “spendibili” di Nibali nell’ultimissima parte di corsa? Misteri.

foto tratta da cyclingnews.com

marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

1 Commento

  1. seveweb

    24 Settembre 2012 at 14:03

    A livello junior e da 2 anni, under 23, la Francia sta mostrando i frutti della sua politica basata su “retate” antidoping che hanno, si spera, ripulito il suo movimento.
    In Italia si è cominciato più tardi, ma preferisco un po’ di pulizia a prestazioni sportive discutibili.
    Comunque, spero vivamente, che 5 anni siano sufficienti per ritornare a vincere visto anche la mancanza di programmazione della Federazione specialmente nel settore pista che, come dimostrato da Australia e Gran Bretagna, è basilare per il settore strada.

  2. Federico Militello

    24 Settembre 2012 at 09:51

    La Francia non vince un Mondiale dal 1997 e negli ultimi 15 anni non ci è mai andata neppure vicina…Non credo che l’Italia stia ripercorrendo le orme dei transalpini, tuttavia ritengo che per noi la vittoria sarà tabù almeno per il prossimo quinquennio.

  3. seveweb

    24 Settembre 2012 at 08:53

    Ritengo che la linea verde adottata sia l’unica soluzione per uscire dalla crisi del ciclismo italiano. Purtroppo, per alcuni anni, non sarà possibile ottenere risultati all’altezza della nostra tradizione ma come insegna la Francia, se si vuole ricostruire un ciclismo pulito l’unico metodo è ricominciare dalle basi.

  4. Federico Militello

    23 Settembre 2012 at 20:20

    Di materiale umano a disposizione non ce n’è molto, ma di certo Bettini non sa neppure sfruttarlo al meglio. E dire che avevano visionato più volte il percorso nel corso dell’anno: possibile che non abbia capito che Nibali non avrebbe avuto una sola speranza di vincere???
    Non vorrei che lo Squalo stesse diventando il nuovo Cunego: corse di un giorno o a tappe? Io direi che dovrebbe concentrarsi su queste ultime, anche, visto il livello degli avversari (Wiggins, Contador, Schleck), difficilmente vincerà mai un Tour. Più probabile un Giro d’Italia, soprattutto se la partecipazione sarà scadente come quella di quest’anno.

  5. franky

    23 Settembre 2012 at 19:37

    ripeto un mio parere dato anche nel precedente articolo : semplicemente non avevamo uomini pronti a competere in questo momento in questo tipo di corsa … moser a mio parere non ne aveva proprio, gatto nella sua carriera non ha mai avuto un risultato di livello internazionale (e mi piace moltissimo come corridore) a inizio di questa stagione ha fatto ottime prestazioni (strade bianche e alcune gare al nord non le più importanti) ma poi si è confermato solo in italia, paolini non so se alle ardenne abbia mai ottenuto piazzamenti importanti tipo giro delle fiandre di quest’anno e comunque non ha più lo spunto veloce di qualche anno fa, nocentini è sempre stato un piazzato idem marcato, nibali mi ha deluso ma comunque non lo vedevo fra i primi 3 sia perché non è uno scattista sia perché non avrebbe avuto il passo per reggere nel tratto dopo il cauberg; l’unico modo era prenderla da lontano ma quando tutti vogliono arrivare all’ultima salita è complicato.
    detto questo bettini può avere le sue colpe però secondo me far tirare nocentini in un gruppo di 29 non sarebbe servito a nulla, troppa gente e troppo interesse dietro a non lasciarli andare via; certo si poteva provare, rischiare ancora di più ma non vedo un motivo tattico che oggi ci avrebbe fatto arrivare a podio semplicemente perché i nostri ragazzi, comunque molto bravi, non ne avevano le capacità fisiche.tecniche oggi. Questa è la mia opinione 🙂 chiudo dicendo che la federazione ha molte colpe nella gestione del movimento maschile e i risultati si vedono, la competitività aumenta perché il ciclismo sta arrivando in tutto il mondo e soprattutto c’è continua ricerca tecnologica

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