Paralimpiadi
Veni, De Vidi, Vici. Stupendo Alvise: argento sui 100m!
Un monumentale Alvise De Vidi. Incrollabile. Quasi fosse un ragazzino, a quarantasei anni suonati si regala uno splendido argento nei 100m, categoria T51 dedicata ai tetraplegici. Una nuova medaglia nel palmares infinito di questo atleta eterno, il quattordicesimo alloro olimpico di un carriera immensa e trionfale. Sulla sua carrozza ritornava dopo l’assenza di Pechino, motivato a fare bene, spinto dalla voglia irrefrenabile di non mollare mai, di crederci ancora una volta. Un veneto dal cuore grande così che, alla sua sesta rassegna a cinque cerchi, voleva regalarsi un’altra gioia. L’ultima? Chi lo sa. A fine gara, tra le lacrime e una commozione immensa sotto lo sguardo di tutta la squadra italiana, sorrideva lasciando presagire qualcosa. Rio de Janeiro 2016 con la nazionale del wheelchair rugby di cui è capitano? Chi lo sa. Sì, perché Alvise fa troppe cose. Il suo terzo amore sportivo dopo il nuoto (a Seoul 1988 fu oro nei 25m farfalla e bronzo nella staffetta) e dopo/insieme all’atletica che gli ha regalato immense soddisfazioni in questi ultimi vent’anni, su tutte le distanze, dai 200m alla maratona (5 ori, 1 argento, 2 bronzi). I sogni sono fatti per essere realizzati.
Intanto oggi si porta a casa questo argento che vale oro, ottenuto con una grinta spaventosa, nonostante una partenza non perfetta che lo ha penalizzato e non gli ha permesso davvero di lottare fino alla fine per il metallo più prezioso. Il suo 22.60 è un tempo assolutamente buono ma non ha impensierito il finlandese Toni Piispanen, troppo forte oggi e capace pure del nuovo record olimpico (21.72). Terzo l’algerino Berrahal, quarto il messicano Navarro che l’azzurro aveva identificato come favorito.
Mesi fa aveva dichiarato di non essere emozionato, che dopo tanti anni certe sensazioni non tornano più. Al traguardo però si è giustamente rimangiato le parole e si è ricreduto. “Ho cambiato carrozzina, materiale, tecnica di spinta e la determinazione è sempre la stessa. Poi quando c’è un pubblico del genere, quando una Paralimpiade ha numeri così pazzeschi allora tutto è come se fosse la prima volta”.
“Un risultato in cui speravo e per cui ho lavorato tanto in questi mesi con fatica, con impegno con serietà, senza tanti privilegi. Sono molto orgoglioso. Vale molto perché ho dovuto trasformarmi dalle mie esperienze del fondo. Vale molto perché sono otto anni che aspetto”. “Mi sentivo un’esordiente, l’emozione c’è sempre. L’ho trasformata in energia, ero molto motivato, sono partito con cattiveria. Sono stato un po’ impallato non sono riuscito a scaricare poi il finlandese era avanti di due metri ed era impossibile da riprendere.” Poi gli occhi si fanno lucidi e trattiene a stento le lacrime: “Queste emozioni sono indescrivibili. Non le comperi”.
Alvise è davvero l’icona dello sport paralimpico in Italia insieme a Oscar De Pellegrin, nostro portabandiera e oggi capace dell’oro nell’arco alla sua ultima gara in carriera. Esempi, modelli.
De Vidi si è trovato in carrozzina dopo essersi tuffato male da un pontile; un incidente che gli ha rotto due vertebre della cervicale. Lo sport, però, non lo ha mai voluto abbandonare e da lì sono arrivate tutte queste emozioni, e stagioni di enormi successi.