Oltre Cinquecerchi
Alex Liddi in esclusiva: “Possiamo battere anche gli Stati Uniti!”
7 settembre 2011. Un data storica per il baseball italiano. Per la prima volta un nostro giocatore autoctono, dunque non di origine statunitense o sud-americana, ha debuttato nella Major League di Baseball, ovvero il campionato più importante e prestigioso al mondo che si disputa oltreoceano. A riuscire nell’impresa è stato il ligure Alex Liddi, il quale, dopo una lunga gavetta nelle serie minori americane, è riuscito ad entrare in pianta stabile nella rosa dei 40 titolari dei Seattle Mariners.
Sin qui l’esperienza del 24enne ligure si è rivelata positiva. Nella stagione in corso l’interno dei Mariners ha battuto con una media di .224, mettendo a segno tra l’altro tre fuoricampo.
Liddi andrà a rinforzare la rosa già decisamente competitiva della nazionale italiana in vista del World Classic che si disputerà a marzo e sul quale l’azzurro ha le idee chiare riguardo gli obiettivi da raggiungere.
Il primo azzurro di formazione a giocare nell’MLB: senti il peso di rappresentare negli USA tutto il baseball italiano?
“No, non sento nessun peso, anzi è solo una motivazione per fare bene“.
Cosa hai provato il giorno del debutto nel campionato più importante al mondo?
“Una grande soddisfazione per aver coronato finalmente il sogno che inseguivo“.
Eppure la gavetta nelle Minors americane è stata lunga: parlaci di questa tua esperienza.
“E’ stata un’esperienza che mi porterò dietro tutta la mia vita, dove ho imparato tanto sul baseball ma anche sulla vita quotidiana. Ma sopratutto ho avuto la possibilità di conoscere tante persone provenienti da tutto il mondo e farmi molti amici”.
Con che occhi vieni osservato dai giocatori americani? Sono incuriositi dal fatto che sei italiano?
“Ormai sono abituati, non ci sono più diversità perché i giocatori stranieri sono sempre di più. I primi anni, però, mi facevano parecchie domande sull’Italia e sul nostro baseball“.
Come si vive a Seattle?
“La città è molto carina, pulita e con tanto verde. L’unico difetto è che piove un po’ troppo”.
Descrivici la tua giornata tipo.
“Mi sveglio alle 10 e faccio colazione, poi, se ne ho, mi dedico alle commissioni, mentre alle 13 vado allo stadio, mi cambio, mangio, mi rilasso per un mezz’ora guardando la tv. Dopo esco e vado a correre. In seguito un po’ di palestra, poi vado in gabbia a battere, infine inizia l’allenamento con tutta la squadra. Dopo l’allenamento mangio di nuovo, poi mi preparo per la partita“.
Come hai iniziato a praticare il baseball?
“Nella mia famiglia si è sempre giocato a baseball, quindi per me l’approccio è stato naturale“.
Pensi che l’Italia che ha vinto gli Europei in Olanda, con la rosa attuale più te ed Alessandro Maestri, possa far bene al World Classic o abbia bisogno di qualche innesto della MLB?
“E’ presto per dirlo, io so solo che saremo competitivi“.
Quanto ti dispiace non poter mai riuscire a vestire la maglia della nazionale, se non in occasione del World Classic? D’altronde è la dura legge del professionismo.
“Sì, mi dispiace parecchio non poter giocare con la nazionale, sopratutto mi manca l’atmosfera e l’amicizia dei mie compagni di squadra. E poi mi fa anche piacere giocare con un allenatore come Mazzieri“.
Stati Uniti, Messico e una qualificata: girone difficile? Dove può arrivare l’Italia nel World Classic?
“Il mio lavoro non è quello di fare pronostici, ma di scendere in campo e dare il massimo. Quelli li lascio a voi“.
Sinceramente, quante probabilità, da zero a 10, abbiamo di battere gli USA che schiereranno gran parte delle loro stelle (nel 2007 arrivò un successo azzurro contro una selezione composta quasi interamente da giocatori di doppio e triplo A)?
“Gli americani sono umani come noi e quindi dico che, in uno scontro secco, le percentuali di vittoria sono del 50%“.
Due anni fa l’Italia giunse terza nella Coppa Internazionale, primo podio di sempre in una competizione al di fuori dei confini europei: si trattò di un caso o realmente siamo molto vicini all’elite mondiale?
“Non credo proprio che si sia trattato di un caso, perché la crescita del nostro gruppo è evidente. Complimenti ai ragazzi ed allo staff, il merito è tutto loro“.
Chi vincerà il World Classic?
“L’Italia“.
Il baseball è lo sport americano per antonomasia e gode di un seguito di pubblico enorme. In Italia, invece, l’appeal resta basso: per quale motivo?
“Da noi si pubblicizza solo il calcio. Se si continua così, difficilmente la gente si appassionerà al baseball“.
Raggiunta la MLB, c’è qualche altro sogno che vorresti realizzare nella tua carriera?
“Certo, giocare in MLB almeno per 10 anni e partecipare ad un All Star Game“.
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