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Ciclismo
Alla scoperta di Paolo Simion
In un mondo quantomeno controverso come quello del ciclismo su pista italiano, ha impressionato favorevolmente la vittoria ottenuta nell’omnium da Paolo Simion a Cali, in Colombia, prima tappa della CdM di categoria edizione 2012-2013.
Veneto di Martellago, vent’anni compiuti una manciata di giorni fa, è in forza alla Zalf Euromobil Desirée Fior, storica squadra dilettantistica diretta da Gianni Faresin: in questo 2012 ha conquistato importanti successi su strada, cogliendo sei successi e ottenendo una quantità enorme di piazzamenti. Il giovane veneto è decisamente una ruota veloce che si lancia senza paura nelle volate di gruppo, ma è anche capace di dire la sua nei cronoprologhi, come dimostra il suo successo in questa disciplina al prestigioso Giro delle Pesche Nettarine. Nel 2010, con la divisa della UC Giorgione Aliseo, si è laureato campione nazionale juniores, precedendo due ottimi talenti come Ignazio Moser e Luca Wackermann, giungendo poi quarto agli Europei di categoria ad Ankara.
Accanto all’attività su strada, Simion ha sempre affiancato la pista, che ha indubbiamente contribuito a perfezionarlo come corridore: quest’estate ha partecipato agli Europei under23 in Portogallo, giungendo nono nell’omnium vinto dal tedesco Ackermann, mentre l’anno precedente si era aggiudicato l’oro a San Pietroburgo nella categoria juniores. La sua predilezione per l’omnium gli ha fatto guadagnare la definizione, da parte di alcuni addetti ai lavori, di “erede” del pur giovane Elia Viviani: le premesse per arrivare al livello del suo corregionale, sprinter e pistard in continuo miglioramento, ci sono tutte. E talenti del genere, in Italia, non sono assolutamente da buttar via.
foto tratta da bicibg.it
marco.regazzoni@olimpiazzurra.com
seveweb
16 Ottobre 2012 at 09:41
In un momento di crisi economica come questo, non sarebbe male se squadre e federazione collaborassero al fine di venirsi incontro e darsi una mano per i rispettivi interessi.
La Federazione investendo sulla pista con atleti di squadre professionistiche, prestati con nei periodi giusti, migliorerebbe le capacità di ciclisti, miglioramenti che verrebbero usufruiti dalle squadre su strada.
Marco Regazzoni
15 Ottobre 2012 at 18:30
Sono perfettamente d’accordo. Certo, non è da sottovalutare il fattore strutturale, che esula dai direttori sportivi e riguarda proprio la Federazione: c’è un solo velodromo degno di questo nome al momento, decisamente troppo poco per pensare ad un massiccio utilizzo della preziosissima pista.
seveweb
15 Ottobre 2012 at 14:04
Speriamo sia l’inizio della rinascita della pista italiana, ma soprattutto speriamo che i direttori delle squadre si rendano conto che la pista migliora i ciclisti e non li danneggia per l’attività su strada.