Atletica
Atletica leggera, la corsa alla presidenza vale la sopravvivenza
Povera atletica leggera italiana. Massacrata e tradita, senza risultati, aggrappata per anni, a due o tre atleti: la povera Antonietta Di Martino, il marciatore Alex Schwazer, il fragilissimo Andrew Howe.
Sì, queste sono state le uniche risorse degli otto anni di gestione Arese, incapace di crescere i talenti e di curare quelli già maturi (la carriera ben al di sotto delle sue possibilità di Fabrizio Donato dovrebbe far riflettere, ma non è certo l’unico caso). E allora le elezioni di dicembre, per scegliere il prossimo presidente della Fidal, diventano decisive per la regina degli sport olimpici.
Arese, a quanto pare, non si ricandiderà. Sta male ed è sparito. Eddy Ottoz, il candidato che convinceva di più gli appassionati (13 mila iscritti al gruppo Facebook nato per spingere la sua candidatura), si è ritirato perché non aveva i numeri per vincere. Resta solo Alfio Giomi, che non piace alla dirigenza ‘aresiana’ e di cui si sa effettivamente poco. Entro dicembre, Giomi, potrebbe comunque avere uno sfidante: magari Ottoz potrebbe cambiare idea vista l’assenza di Arese, probabilmente un nome della dirigenza, tanto per conservare lo status quo.
Sì, perché dentro il palazzo della Fidal probabilmente non hanno televisori né finestre, e non vedono quello che accade fuori, sulle piste italiane e di tutto il mondo. Non hanno visto come Alex Schwazer, innalzato a eroe e salvatore dell’atletica, sia stato abbandonato e buttato nel carnaio di una conferenza stampa a forma di gogna, dopo che aveva potuto, indisturbato e senza che la federazione se ne rendesse conto, andare in Turchia a procurarsi l’Epo da solo. Ritengono giusto il trattamento riservato a Marzia Caravelli, abbandonata a se stessa, o le parole di Angelotti su Antonietta Di Martino, che dovrebbe pagarsi da sola le cure per l’infortunio che l’ha tenuta fuori dai Giochi Olimpici. Non hanno niente da obiettare sulla gestione scriteriata che è stata fatta del talento più puro degli ultimi anni, quell’Andrew Howe dai muscoli di cristallo martoriati delle sollecitazioni del salto in lungo, mentre la Fidal demandava la sua preparazione alla mamma.
Tutto a posto allora, prendiamoci quelle rare glorie che i fenomeni ci regalano e per loro non facciamo assolutamente niente. Avanti con Arese, quindi, o con chi per lui. E i (pochi) consiglieri d’opposizione venivano esclusi dalle riunioni informali in cui si prendevano decisioni formali, come denunciato da Laurent Ottoz, figlio di Eddy ed ex ostacolista, in un comunicato stampa recente. L’atletica italiana è un malato grave, ma ancora curabile. Per favore, chiamate un dottore.
gabriele.lippi@olimpiazzurra.com
Twitter: GabrieleLippi1
Foto tratta da: runnersworld.it