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Intervista esclusiva a Riccardo Leccese, stella del kitesurf mondiale

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Titolo europeo di kitesurf racing a La Baule in Francia e quarta piazza ai successivi campionati mondiali disputatisi a Cagliari. Questo è il curriculum di Riccardo Andrea Leccese da quando ha deciso di gareggiare per il tricolore del Bel Paese. L’azzurro, nato 30 anni fa nella splendida isola colombiana di San Andrés, ha dimostrato di essere uno dei grandi di questa disciplina che tra quattro anni a Rio de Janeiro farà (salvo ripensamenti) il suo debutto alle Olimpiadi. Il race rider ci ha concesso in esclusiva quest’intervista.

Da San Andrés alla Sardegna…puoi raccontarci qualcosa della tua vita? Hai sempre vissuto in Colombia?

“Sono nato in questa bella isola caraibica che fa parte della Colombia, posso dire che da quando ho aperto gli occhi ho visto il mare. Ho fatto la prima e la seconda elementare in Italia a Campolieto (Molise), il paese di mio padre. Dopo sono tornato in Colombia e ci ho messo un bel po’ a finire la scuola dato che passavo più tempo a fare sport. Da bambino e adolescente ho fatto BMX, Skate, Windsurf, Tennis. Facevo di tutto e non avevo tempo per fare i compiti. In seguito sono saltato sulle moto e mi sono appassionato, il problema era che costava tanto. Mi sono iscritto all’università, ho fatto 4 anni in Disegno Industriale ma non mi sono ancora laureato (sta succedendo la stessa storia della scuola, impiego più tempo nello sport); un giorno comunque finirò gli studi che mi piacciono tanto”.

Quando hai iniziato a fare kitesurf?

“Ho visto il kite la prima volta una mattina nel 2003 a San Andrés e mi sono commosso! Mi è sembrato così sensazionale che non potevo non provarlo. Di pomeriggio stavo già prendendo delle lezioni e da lì è cominciato tutto”.

Puoi spiegarci cosa è successo nella Medal Race ai Mondiali? Cosa hanno sbagliato gli organizzatori?

“Sono stato un po’ sfortunato ma questo succede in tutti gli sport. L’organizzazione ha provato questo nuovo formato e come avete potuto vedere non è andato molto bene. Le condizioni cambiavano spesso ed era molto facile commettere degli errori, quelli che venivano da dietro hanno visto dove non sbagliare e ne hanno approfittato; non do colpe ai miei avversari, pure io avrei fatto lo stesso. Ormai è andata, si impara sempre qualcosa, non solo come tecnica ma anche dal punto di vista mentale”.

Con quali condizioni di vento ti trovi meglio?

“In tutto l’anno ho dimostrato di poter fare la differenza con vento leggero perché sono talmente appassionato che sto in spiaggia anche quando c’è poco vento. Il mare di San Andrés è così bello e la baia così spettacolare che voglio andare in acqua pure se la natura non mi da molto vento”.

Tu sei uno dei big del kite racing, ma John Heineken si è dimostrato un gradino più forte di tutti. Qual’è il suo segreto?

“Jonny è molto bravo e ammiro il suo impegno nel race, si vede che pure lui è appassionato e adora quello che fa. Io penso che non abbia nessun segreto a parte un paio di anni d’esperienza in più e tante ore di allenamento”.

Quando hai deciso di gareggiare per l’Italia?

“Da quando l’ISAF ha deciso di fare un registro legittimo per gareggiare nel mondiale. La FIV è molto avanti per quanto riguarda la divisione delle discipline kite ed è già pronta per aiutare il Race a fare le gare ISAF”. 

La tua famiglia ha influito nel prendere questa decisione?

“La mia famiglia non influisce nelle mie decisioni! Già quando ero ragazzo si sono stufati di dirmi cosa fare hehehe! L’unica loro opzione è accettare! A parte gli scherzi voglio solo dire che loro mi appoggiano in tutto quello che faccio”.

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?

“Non mi piace fare programmi a lungo termine. Mi annoia pianificare e dopo cambiare tutto, faccio una cosa alla volta. Adesso continuo ad allenarmi tanto, ogni giorno mi piace sempre di più andare in mare con la mia attrezzatura da race”.

Il kitesurf è uno sport in continua evoluzione, secondo te (anche in vista dell’appuntamento olimpico) saranno necessari degli accorgimenti per le gare o vanno bene così?

“Si, abbiamo bisogno di accorgimenti, spero che l’ISAF e tutte le Federazioni del mondo ascoltino anche i race rider per non commettere degli errori come è successo nell’ultimo giorno del mondiale 2012”.

Oltre al kite sei appassionato di qualche altro sport?

“Le moto, ma non ci sono soldi! Mi piace andare in mountain bike, passeggiare con i mie 4 cani e mangiare, se lo conti come sport!”.

Stai già pensando a Rio 2016 o è ancora presto?

“Come ho detto prima, mi piace fare un passo alla volta, però non posso nascondere che se penso alla medaglia olimpica mi viene la pelle d’oca!”.

francesco.drago@olimpiazzurra.com

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