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Ciclismo

Lance Armstrong: game over?

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La vicenda sportiva di Lance Armstrong sembra ormai prossima alla definitiva, clamorosa conclusione. Dopo anni di sospetti, quest’estate è emerso uno scandalo (http://www.olimpiazzurra.com/2012/08/clamoroso-armstrong-non-si-difende-vittorie-rischio/) destinato a riscrivere la storia del ciclismo, a giudicare dagli ultimi sviluppi: ieri, infatti, l’USADA-ovvero l’agenzia antidoping statunitense-ha consegnato all’Unione Ciclistica Internazionale la requisitoria sul caso. Mille, complesse pagine di informazioni, testimonianze, rivelazione scioccanti. “L’evidenza mostra…che l’US Postal applicasse il sistema di doping più sofisticato, professionale e di successo che si sia mai visto nello sport“. Queste le testuali, glaciali parole del dossier giunto al termine di una delle inchieste più colossali nella storia dello sport.

Difficile che l’UCI possa non tenerne conto, dunque quelle sette, storiche vittorie al Tour de France, ottenute tra il 1999 e il 2005, dovrebbero presto venir cancellate. Ventisei persone hanno testimoniato contro il texano, tra cui ben undici compagni di squadra, dalla A di Frankie Andreu alla Z di David Zabriskie, passando anche per il più fedele tra i fedelissimi, quel Georgie Hincapie a fianco di Armstrong in tutte e sette le cavalcate verso i Campi Elisi. Proprio Hincapie ha ammesso di aver vuotato il sacco, a partire dal 2010, sulle pratiche illecite a cui tutti i postini si sottoponevano durante il regno di Lance: un vero e proprio doping di squadra al cui confronto impallidisce persino il celebre affaire Festina del 1998. Tra gli altri testimoni, anche Filippo Simeoni, che confessò pubblicamente, nel 2003, di aver comprato sostante dopanti dal dottor Michele Ferrari, dal quale si serviva anche Armstrong; l’americano lo definì un “mentitore assoluto” e gli scatenò contro una guerra agonistica in ogni corsa, marcandolo letteralmente a uomo per impedirgli di vincere.

Il ciclismo si trova dunque a dover scrivere la pagina forse più drammatica di quella sua storia. Pochi giorni fa, un quotidiano francese si è divertito, in maniera provocatoria, a riscrivere le classifiche dei Tour dal 1999 all’ultimo, depurando ogni ordine d’arrivo da corridori che, in qualsiasi momento della loro carriera, abbiano avuto problemi con la giustizia sportiva: tanto per citare un esempio, ne risulterebbe che il varesino Daniele Nardello, settimo classificato nel 1999 e decimo nel 2000, sarebbe invece il vincitore di quelle due edizioni della Grande Boucle.  Per dirla con Richard Wagner, questo è davvero il crepuscolo degli dei.  

Ma dopo il crepuscolo, dopo la notte buia, c’è sempre l’alba: noi, da appassionati di questo splendido sport, possiamo solo auspicare che la nuova, scintillante aurora porti al ciclismo quella serenità, quell’onestà e quella correttezza tanto mancata negli ultimi anni.

foto tratta da stuff.co.nz

marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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