Scherma
Fichera e Santarelli, due amici per la spada
Immaginateveli lì, in un piccolo Paese del centro America, uno contro l’altro per una finale di una prova di Coppa del Mondo under 20. Marco Fichera e Andrea Santarelli sono uniti da una forte amicizia, ma quando si ritrovano sulla stessa pedana e abbassano la maschera, diventano due avversari comuni.
È la dura legge dello sport e della scherma, e trasgredirla in nome dei sentimenti significherebbe mancare di rispetto a chi si ha davanti: «Quando l’arbitro dà l’a voi è come trovarsi davanti a un’altra persona», spiega Marco mentre Andrea, vicino a lui, annuisce. «Una volta abbassata la maschera tutti sono uguali. I momenti particolari sono prima e dopo». Prima «c’è meno adrenalina», dopo «se vinco lo prendo in giro per settimane, se perdo pure perché gli dico che l’ho lasciato vincere», scherza Marco. «In realtà dopo gli assalti analizziamo insieme le ragioni della sconfitta dell’uno o dell’altro. Quando ci troviamo a tirare contro sappiamo già in partenza che è un assalto al 50 e 50, perché siamo allo stesso livello. La sconfitta con Marco non è mai deludente», risponde Andrea.
È la forza di un’amicizia tra un 19enne di Foligno e uno di Acireale, nata sulle pedane, «a furia di fare gare insieme e di condividere la camera d’albergo», racconta Andrea. «Abbiamo spesso condiviso le stesse emozioni, anche perché ci è capitato di ottenere molte volte risultati simili. C’era un periodo in cui se andavo bene io andava bene lui, e se andava male lui andavo male anche io».
Che poi, a ben vedere, non è che gli capiti tanto spesso di andare male. Marco arriva da due stagioni chiuse al primo e al secondo posto della classifica di Coppa del Mondo under 20, Andrea ci ha messo un quarto e un tredicesimo, arrivando quinto agli ultimi mondiali juniores di Mosca. A El Salvador si sono divisi oro e argento, Santarelli primo, Fichera secondo. «Era più una gara di rappresentanza», spiegano entrambi, «per noi era importante esserci per rappresentare l’Italia in un Paese in via di sviluppo dal punto di vista schermistico come El Salvador. Ci avevano chiesto di fare primo e secondo, perché oltre a noi, che potesse vincere, c’era solo Von der Osten, numero 1 del ranking».
Missione compiuta, ora è tempo di concentrarsi su nuovi obiettivi: «La nostra preparazione è focalizzata sul Campionato europeo e su quello del mondo under 20, che si disputeranno tra febbraio e marzo in Ungheria e in Croazia, poi il ct ci ha detto che ci farà fare esperienza in maniera più continuativa in Coppa del Mondo senior». Prima ancora, però, ci saranno i ritiri assoluti, con i più forti d’Italia: «Per noi è fondamentale confrontarci con loro, perché nelle nostre palestre non abbiamo avversari di questo livello». E il livello in Italia, quando si parla di scherma, è particolarmente alto: «Paolo Pizzo è campione del mondo ed è stato quinto all’ultima Olimpiade. Matteo Tagliariol ha avuto una gran sfortuna, è un po’ una testa calda, ma a livello tecnico è il migliore al mondo. Se si potesse avere uno spadista col talento di Matteo e la testa di Paolo, non perderebbe mai un assalto».
Per loro due, invece, c’è ancora un bel salto da fare. Il passaggio dall’under 20 agli assoluti non è semplice, soprattutto nella spada, l’arma più ragionata, più di testa. Per ora c’è un percorso a tappe tracciato, con un obiettivo preciso: «A Rio ci pensiamo, vogliamo provare a inserirci nella squadra che andrà alle Olimpiadi, ma sappiamo che non è facile. Dietro Matteo e Paolo ci sono altri atleti giovani di buon livello come Enrico Garozzo e Matthew Trager (rispettivamente classe ’89 e ’88, ndr). Partiamo un po’ indietro e dobbiamo giocarcela con loro».
E allora che vinca il migliore: nel nome e per il bene della spada italiana.
gabriele.lippi@olimpiazzurra.com
Twitter: GabrieleLippi1
Foto di Augusto Bizzi per Federazione italiana scherma