Ciclismo

Moreno Moser in esclusiva: “Vorrei il Tour. Il ciclismo è cambiato”

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Cinque vittorie stagionali al primo anno di professionismo e un cognome che fa sognare. Moreno Moser, a neppure 22 anni, è una delle stelle del ciclismo azzurro, capace di sorprendere se stesso e tutti i tifosi con una serie stupenda di successi, arrivati tutti in maniera diversa. Passista veloce, scattista, corridore da corse a tappe: è difficile limitarlo in una sola categoria. I numeri li ha, così come una sparata micidiale che ha messo al tappeto, uno dopo l’altro, tanti avversari. Andiamo a scoprire con lui come ha vissuto la stagione passata, cosa sogna per il futuro e tanto altro ancora.

Moreno, come giudichi la tua stagione? 

Sicuramente oltre le aspettative, non mi aspettavo di cogliere cinque successi. Sognavo, anche se lo credevo un sogno quasi impossibile, di vincere una volta. Anche perchè sono pochi quelli che riescono a vincere al primo anno da professionisti”

Tra le cinque vittorie, ce n’è una che ti ha dato un’emozione particolare? 

“Sono stato tutte particolari, per motivi diversi. La prima, al Laigueglia(clicca per accedere al video), naturalmente perchè era la prima. A Francoforte(collegamento al video) invece, è stata un’ottima riconferma, ho dimostrato che non era stato solo un colpo di fortuna. Al Polonia invece(clicca qui per vedere la vittoria nella prima tappa, su queste parole, invece, per il secondo successo di Moreno in terra polacca), era importante perchè la prima in una gara del calendario World Tour”

Cosa vuol dire per te portare in giro per il mondo il cognome Moser conquistando successi in bicicletta? 

“Spesso e volentieri me ne dimentico, più che altro sono i giornalisti che me lo ricordano. Ho stima di mio zio, ma penso a fare il mio”

Anche se è presto, quali possono essere degli obiettivi per il 2013?

“Ancora non abbiamo definito il programma, ma sarebbe bello vincere una classica o una semi-classica”

Il tuo compagno di squadra Ivan Basso ha detto che hai degli ottimi valori sia in salita che a cronometro. Credi di poter diventare un corridore da grandi giri in futuro? 

“Spero di diventare un corridore da grandi giri. Credo che un corridore da grandi giri sia un gradino sopra un corridore da classiche. Certo, non se ti chiami Gilbert o Boonen. Mi piacciono, anche se richiedono sacrifici e un corridore da corse a tappe deve essere concentrato per tutta la stagione” 

Se potessi scegliere di vincere la classifica generale o una tappa al Giro o al Tour, quale sceglieresti? 

“Il Tour, mi spiace per il Giro, ma credo che la corsa francese, o anche una semplice tappa valgano di più. E’ in assoluto la corsa che voglio vincere di più, ti fa entrare nella leggenda del ciclismo”

Tra le corse di un giorno, invece? Quale ti piacerebbe vincere maggiormente? 

“La Liegi, a parte il Mondiale, è la classica dei miei sogni. Fin da piccolo è la corsa che amo di più, infatti i miei idoli sono stati corridori come Gilbert o Di Luca. Chi vinceva la Liegi era il più forte della stagione”

Nella seconda parte di stagione hai fatto un po’ di fatica: come mai, secondo te?

“Ho iniziato subito forte, senza sapere bene il perchè, vincendo anche al Laigueglia. Dopodiché mi sono ammalato prima della vittoria a Francoforte. Successivamente ho scaricato e al Polonia mi sono trovato ancora bene, ma dopo un ulteriore periodo di stop non sono più riuscito a ritrovare le stesse sensazioni”

Nonostante questo sei stato convocato in nazionale per il Campionato del Mondo di Valkenburg. Cosa ha rappresentato per te questa chiamata? 

“La convocazione in nazionale è stata importante, speravo di poter andare anche alle Olimpiadi, penso che potevo starci. Sarebbe stato importante andare bene nella gara di Valkenburg, ma purtroppo la febbre mi ha fermato, in pratica non sono andato in bici per una decina di giorni, la forma non era certamente ottimale”

La Cannondale, in questo mercato, ha perso una pedina importante come Vincenzo Nibali e l’anno prossimo, di fatto, si affiderà quasi completamente a voi giovani. Credi che potrete ottenere comunque dei risultati soddisfacenti?

“Rimpiazzare Nibali, naturalmente, sarà difficile. In ogni caso c’è Peter Sagan che è una garanzia, mentre Elia Viviani viene da due stagioni ad alto livello. Quello da valutare sono io, riconfermarmi non sarà facile, anche perchè ci saranno molte aspettative che non saranno facili da mantenere”

In questo momento il ciclismo italiano sembra star facendo fatica rispetto a nuove potenze come la Gran Bretagna e l’Australia: quali sono, a tuo parere, le cause?

“La Gran Bretagna ha lavorato tantissimo sullo sport. Per quel che riguarda il ciclismo, il movimento è cresciuto a partire dalla pista per poi arrivare ad alti livelli anche su strada; lo stesso discorso vale per l’Australia. Noi rimaniamo sempre competitivi e questo è difficile. Non è scontato rimanere sempre ad alti livelli” 

Come hai iniziato ad andare in bici? 

“Ho iniziato da G3, quasi per caso; anche se nella mia famiglia, in fondo, non si comincia per caso a fare ciclismo. Quell’anno aveva aperto la nuova squadra del paese e io, come tutti i bambini del paese, Montecorona, mi sono iscritto. A dir la verità non ero molto forte, anche se magari, essendo nato a Natale, mi sviluppavo alcuni mesi dopo i miei coetanei”

Come vivi la situazione attuale del ciclismo, “distrutto” dai media per i casi di doping? 

“Ci sputano sopra ingiustamente, in fine sono quasi tutte storie vecchie, in realtà di corridori forti attuali non trovano quasi nessuno positivo, anche se ancora ci sono alcuni che si fanno beccare. Stiamo facendo tanto da questo punto di vista e vedersi così non è bello. La gente chiede, ma io me ne frego. E’ un altro ciclismo, che non conosco: è inutile nascondersi, in passato è stato fatto di tutto. Stiamo cercando di cambiare il ciclismo; anzi, è già cambiato.”

gianluca.santo@olimpiazzurra.com

foto: Bettini Photo

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