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Davide Santon in esclusiva: “Felice in Inghilterra, punto alla conferma in azzurro”

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È il 24 febbraio 2009. Un giovanissimo Davide Santon, all’esordio in Champions League con la maglia nerazzurra, ferma più volte il Pallone d’Oro Cristiano Ronaldo negli ottavi di finale contro il Manchester United. Al ritorno la prima Inter di Josè Mourinho, che colpisce due pali con Adriano e Zlatan Ibrahimovic, perde 2-0 ed abbandona la competizione, ma il talento di questo terzino classe 1991 muove i suoi primi passi nel grande calcio internazionale. Scoperto a soli 18 anni dal tecnico portoghese, che subito gli affida le fasce laterali (destra o sinistra, le prestazioni sono sempre ottime), Davide a fine stagione viene addirittura convocato da Marcello Lippi per la Confederations Cup 2009 (“Avevo detto che era un predestinato e ora che l’ho visto dal vivo confermo: è esattamente così”), ma a novembre un infortunio al menisco del ginocchio destro gli complica una carriera iniziata con i fiocchi. Comincia un periodo difficile, nonostante una Champions, un campionato, una Coppa Italia e un Mondiale per Club nel 2010, e il 31 gennaio 2011 arriva il passaggio al Cesena. Da predestinato a provinciale, gli scettici cominciano a sparare a zero contro la fragilità di un ventenne catapultato troppo in fretta in un mondo pieno di insidie. Sei mesi, poi il ritorno alla casa madre, che però non sembra puntare su di lui. E così, una scelta importante: il trasferimento in Inghilterra, la patria del football, nel suggestivo scenario di Newcastle. Davide ritrova il sorriso, ma soprattutto la continuità: partita dopo partita, mese dopo mese, Alan Pardew si fida di lui e la fascia sinistra dei Magpies è ormai sua di diritto. E a metà novembre la notizia più lieta, il ritorno in Nazionale. Cesare Prandelli, artista nel lavorare con i giovani, conosce il valore del giocatore e lo chiama per l’amichevole con la Francia. Dal Paradiso all’Inferno e ritorno: questa volta il ferrarese non vuole più fermarsi.

 

Ciao Davide, partiamo dal recente passato: il ritorno in Nazionale. Te lo aspettavi? Cosa hai provato nel varcare il cancello di Coverciano un anno e mezzo dopo l’ultima volta?

Sinceramente il ritorno in Nazionale non me l’aspettavo. È stata una sorpresa, è stato bellissimo tornarci e rivedere tutti i miei compagni, anche se il cancello di Coverciano in sé non sono riuscito purtroppo a varcarlo perché sono dovuto andare direttamente in hotel a Parma“.

 

In Premier League sei rinato, com’è giocare nel campionato inglese? Quali sono le principali differenze con la Serie A? Cosa si prova, ancora giovanissimo, a ritrovarsi a migliaia di kilometri da casa?

Giocare nel campionato inglese è un esperienza fantastica, sia dal punto di vista del gioco che dal punto di vista dei tifosi e degli stadi sempre pieni. Puoi vincere o perdere, ma gli spettatori sono sempre con te. Anche dopo la partita non si fanno tante polemiche riguardo possibili errori, ma si pensa subito alla sfida successiva. A differenza del campionato italiano quello britannico è molto più duro a livello fisico e l’arbitro fischia di meno, ma allo stesso tempo ci sono più spazi sulle fasce che facilitano le mie qualità. Stare lontano da casa e dalla famiglia è sempre difficile, anche se avendola lasciata quando avevo 14 anni per trasferirmi a Milano ciò ha facilitato le cose per abituarmi a viver lontano dai miei genitori e crescere dal punto di vista psicologico. Ovviamente, però, per la mia famiglia farò sempre di tutto e non posso negare che mi mancano“.

 

Manchester City, United, Chelsea: chi è per te la vera favorita per la vittoria finale? E che ambizioni ha il Newcastle, considerando anche l’impegno in Europa League?

Quest’anno penso che la favorita per il titolo sia il Manchester United, perché per me è la squadra più completa e con l’acquisto di Van Persie si è rinforzata ancora di più. Per quanto riguarda me e il Newcastle in questo momento pensiamo solo a fare punti in Premier League, poiché ne abbiamo veramente bisogno essendo in una posizione non felicissima, mentre in Europa League faremo di tutto per andare il più avanti possibile“.

 

Roberto Di Matteo ha scritto, in appena nove mesi, pagine fondamentali della storia del Chelsea: cosa ne pensi del suo esonero? Scelta corretta di Abramovich o prematura?

Penso che Roberto Di Matteo sia stato un grandissimo allenatore e lo continui ad essere, perché quello che ha vinto è qualcosa di incredibile. Dal mio punto di vista il Chelsea ha sbagliato ad esonerarlo così velocemente dopo la Champions League conquistata, ma d’altronde tutte le grandi squadre non hanno troppa pazienza nell’aspettare”.

 

La parentesi italiana non è finita nel migliore dei modi: sogni di tornare, un giorno, a vestire la maglia di un club di A?

“In questo momento sono felicissimo di essere in Inghilterra e di aver compiuto questa scelta. In futuro non si sa mai, ma le mie intenzioni sono quelle di rimanere in Inghilterra, anche perché qua sto veramente bene”.

 

L’esordio in Champions League contro i campioni in carica del Manchester United: cosa ricordi di quella sera speciale? Come era il tuo rapporto con Josè Mourinho?

Onestamente non ricordo benissimo tutto quello che stava succedendo, perché ero come in una fase di choc. Fu comunque una serata indimenticabile, con 80 mila persone allo stadio che urlavano il mio nome, particolarmente in quell’azione del secondo tempo in cui mi sono messo davanti a Cristiano Ronaldo e l’ho fermato: è stato qualcosa di incredibile e si tratta di emozioni che non dimenticherò mai. Con Mourinho c’era un assoluto rapporto di amicizia, si parlava tranquillamente ed era come un amico per me, mi consigliava e allo stesso punto mi diceva quando non stavo facendo bene”.

 

E con Rafa Benitez e Gian Piero Gasperini, gli altri due tuoi allenatori in nerazzurro?

Penso che Benitez sia un bravo allenatore, ma in quel periodo ho avuto diversi infortuni. Con Gasperini, invece, non avevo un bel rapporto perché non la pensavamo alla stessa maniera”.

 

Adesso che sei tornato in maglia azzurra quali sono i tuoi obiettivi per il futuro? Confederations Cup 2013 e Mondiali 2014, pensi di poterti giocare le tue chances?

Certamente, ma tutto dipende da quello che dimostro sul campo. Devo solo pensare ad allenarmi duramente e continuare a migliorare ed in futuro si vedrà se il c.t. Prandelli deciderà di chiamarmi”.

 

In Italia, negli ultimi anni, si tende più a puntare su giocatori stranieri che su giovani del vivaio. E, non a caso, giocatori come te e Mario Balotelli, sono dovuti ‘emigrare’ Oltremanica. Dove pensi che stia il problema?

Non penso che ci sia un problema vero e proprio, piuttosto direi che tante squadre italiane non hanno pazienza o tempo per far crescere i giovani mentre le squadre inglesi sì. Quindi è ovvio che quando arrivi a 20 anni e non trovi spazio sei costretto a cambiare squadra per poter crescere e per cercare di valorizzare le tue qualità: c’è chi lo fa in Italia e c’è chi preferisce andare all’estero per iniziare una nuova avventura”.

 

Davide, grazie mille per la disponibilità e buona fortuna per la tua carriera!

Grazie mille, ciao e a presto”.

 

francesco.caligaris@olimpiazzurra.com

Twitter: @FCaligaris

Foto da: Getty Images

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