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Fioretto, Trillini-Di Francisca: una nuova sfida per maestra Giovanna

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Quando Stefano Cerioni ha lasciato l’Italia e Jesi per andare in Russia, Elisa Di Francisca ha dovuto trovarsi un nuovo maestro. La campionessa olimpica di Londra non ci ha messo tanto tempo e non è dovuta andare a cercare chissà dove, perché la scelta più logica ce l’aveva in casa: Giovanna Trillini.

Nessuna svolta, dunque, ma assoluta continuità. Da quando si era ritirata, Giovanna Trillini, aveva deciso di insegnare tutto ciò che l’aveva resa una grandissima fiorettista ai più piccoli atleti del Club Scherma Jesi (leggi qui l’approfondimento sulla società). Adesso l’occasione di poter allenare un’atleta adulta e matura, già sul tetto del mondo e di Olimpia, già consacrata a livello internazionale.

Già da atleta, Giovanna Trillini era stata in qualche misura erede di Stefano Cerioni, vincendo l’oro olimpico a Barcellona ’92 quattro anni dopo quello conquistato dal concittadino a Seoul ’88, e perché come lui aveva saputo portare alla ribalta internazionale il marchio di fabbrica del maestro Triccoli: il colpo di fluetto, quel particolare attacco con la lama che si flette e la punta che va a toccare sulla schiena dell’avversario.

Stesso stile, stessa pasta. Due grandi campioni senza ombra di dubbio. Ora Giovanna deve dimostrare di poter essere anche un maestro da campioni, come Cerioni ha già fatto prima di lei. La stoffa non le manca, né tantomeno le basi. La sua è sempre stata una scherma intelligente e tecnicamente inappuntabile, dallo stile perfetto e privo di sbavature. Un’eleganza che si rivede spesso nel regale affondo di Elisa Di Francisca, nel suo modo di stare in pedana.

Per questo, sulla carta, la coppia Trillini-Di Francisca è quanto di più intrigante potesse esserci, oltre che un manifesto femminista in grado di dire molto più di qualunque quota rosa. Perché le maestre nelle scherma non mancano, ma è raro vederle a fondo pedana durante un mondiale o un’Olimpiade. A dare i consigli a Elisa sarà una donna come lei, e anche questo, a modo suo, rappresenta una piccola svolta.

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