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Paralympic Story: Beatrice Vio, grinta e talento

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Con questo articolo si inaugura qui su Olimpiazzurra una nuova rubrica bi-settimanale dedicata al mondo dello sport Paralimpico: Londra e le recenti Paralimpiadi hanno portato alla luce una realtà che non ha nulla da invidiare allo Sport dei normodotati e che anzi a esso ha molto da dare e da insegnare.
Oggi parliamo del secondo posto ottenuto dalla nostra Beatrice Vio, per tutti Bebe, nella recente prova di Coppa del Mondo di fioretto di scherma in carrozzina che si è tenuta lo scorso week-end in Ungheria, più precisamente nella cittadina di Eger.
La schermitrice veneta, che ricordiamo priva di tutti e quattro gli arti in seguito a una grave forma di meningite che ha rischiato seriamente di ucciderla quando aveva solo 11 anni, ha gareggiato nella categoria B e ha condotto una serie di assalti meravigliosi, dapprima passando il gironcino a 7 vincendo tutti gli incontri e poi veleggiando fino alla finale dove ha ceduto alla beniamina di casa Dani, che fra l’altro è la numero 1 del ranking mondiale: 15-7 il risultato finale. Davvero un ottimo risultato per Bebe, che nelle cinque competizioni internazionali fin qui disputate, ha portato a casa altrettante medaglie, di cui una d’oro e quattro d’argento.
Prima della gara però, per Bebe c’è stata una dura visita medica resasi necessaria dai dubbi insinuati da alcune federazioni (su tutte quella ungherese, e probabilmente cinese e russa) circa la classificazione della Vio nella categoria B: dato che è in grado di controllare perfettamente il movimento del busto (addominali e dorsali), Bebe deve combattere nella categoria A. Queste in sintesi le richieste delle avversarie, le quali hanno provato anche durante la gara a infastidire la nostra schermitrice accusandola di alzarsi troppo dalla carrozzina e di avere vantaggi dalla sua situazione di disabilità. A queste accuse la nostra atleta ha sempre replicato come a lei riesce meglio, ovvero in pedana: il 15-3 con cui annienta una russa in semifinale la dice lunga sulla classe e sul talento della Vio, una che fin da bimba sognava di essere una campionessa di scherma . Non l’ha fermata la malattia, figurarsi qualche avversaria che preferisce giocare sporco mettendo in dubbio la sua abilità.
Alla fine, il responso della visita ha confermato la categoria B (figlia in realtà di un compromesso fra la mobilità completa di addome e dorso da una parte e la mancanza delle mani dall’altra) ancora per due anni, al termine dei quali sarà necessaria un’altra visita e a quel punto pare che il temuto passaggio nella categoria A sia del tutto inevitabile.
Ma, come ha detto suo padre Ruggero, in un pezzo scritto per il blog “Paralimpici” curato da Claudio Arrigoni per la Gazzetta dello Sport, “accettiamo, usciamo, baci e abbracci con tutti gli altri. Per ora va bene così, ci teniamo stretta la B, tra due anni vedremo”.

 

Alessandro Gennari

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