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Rugby a 7: la furia samoana si abbatte sugli All-Blacks

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Se nella pace di qualche sperduta spiaggia del pacifico sia stato praticato un rito propiziatorio per favorire la battaglia dei Manu Samoa o indebolire il terribile avversario tutto-nero non ci è dato sapere; ciò che in compenso è passato alle cronache è che mentre a Twickenham il guerriero samoano Manu Tuilagi frantumava un’imbattibilità da record durata 20 partite degli All Blacks, a Dubai gli isolani sovvertivano un pronostico nettamente a favore dei Kiwies e portavano a casa la seconda tappa delle World Series vincendo la finale per 26 a 15.

Quello che ci rimane dopo la tappa negli Emirati è la sensazione di un elite del sevens dagli equilibri estremamente fragili, come dimostrano le molte sorprese nei tabellini del fine settimana, tra le più eclatanti le vittorie del Portogallo con l‘Inghilterra e il Sud Africa e le sconfitte delle Fiji con Francia e Canada.

Il gradino più basso del podio va ad un Kenia che, caratterizzato da un tasso atletico impressionante, ha la meglio per 15 a 12 nella finalina sulla Francia, la quale conferma comunque i grandi progressi fatti nell‘ultimo anno.

Plate, Bowl e Shield vengono aggiudicati da Galles, Argentina e da una deludente Inghilterra.
Nel disgraziato week-end rugbystico neozelandese (oltre alle sconfitte di Mc Caw & Company e dei ragazzi del sevens, anche le Black Ferns a XV si prendono un clamoroso cappotto di 3-0 nei test match in terra inglese) la sola consolazione arriva dalle ragazze del codice ovale olimpico. Dopo una prima giornata di alti e bassi è proprio la Nuova Zelanda ad aggiudicarsi la coppa distruggendo in una finale senza storia le Springboks sudafricane per 41-0 .
I risultati del primo giorno, come i pareggi delle vincitrici con Russia e Canada, ci suggeriscono che anche al femminile le sorprese sono all’ordine del giorno.
In chiave Olimpica il rugby a sette sembra quindi molto più democratico ed imprevedibile della versione a XV ed oggi come oggi, sia al maschile che al femminile, quasi tutti possono giocarsi le proprie carte in una partita di 14 minuti contro ogni avversario, una lotteria olimpica dove ovviamente c‘è chi avrà più biglietti a disposizione e chi meno, ma anche chi si troverà in fondo al gruppo potrebbe avere la sua chance per vincere il jackpot nella forma di un oro a Rio.
E l’Italia? Domanda di riserva, prego….

 

Danilo Patella

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