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Sci Alpino

Sci alpino: chi sale e chi scende dopo il weekend

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Non sono mancate le emozioni nell’intenso weekend di sci alpino, con gli uomini impegnati in Italia, tra Val Gardena e Val Badia, e le donne in Francia, tra Val-d’Isère e Courchevel. Vediamo, come ogni lunedì, chi sale e chi scende dopo questa tappa:

Chi sale

Ted Ligety. E chi se non lui? La prima manche del gigante di ieri è stata qualcosa di incredibile. Un dominio totale dalla prima all’ultima porta, un ritmo feroce senza allargare eccessivamente le linee, uno stile in apparenza sempre al limite ma, in realtà, sempre sicuro e controllato. Il gigante ha un Gigante, ed è Ted Ligety. Sale anche Aksel Lund Svindal, primo, quinto e nono nelle tre gare del weekend, signore della velocità e volpe che cerca la fuga in classifica generale, con oltre 100 punti di margine proprio sullo statunitense e su Marcel Hirscher. Positivi, naturalmente, i due carneadi della discesa della Saslong-al pari degli organizzatori e dei volontari della pista gardenese, autori di un lavoro fantastico-Steven Nyman e Rok Perko: infine, quattro squilli importanti, in casa Italia, dagli attesi Matteo Marsaglia e Werner Heel, e dai leggermente meno attesi Luca De Aliprandini e Silvano Varettoni, che trovano le migliori gare-finora-delle rispettive carriere.
La Ted Ligety al femminile si chiama Tina Maze. Struttura fisica totalmente diversa, ovvio: ma la tecnica che la slovena sfoggia quotidianamente in gigante è pressoché perfetta, quasi come quella dell’americano; per lei ci sono anche punti importanti in discesa, che alla luce delle debacle delle avversarie la proiettano, sempre più da sola, verso la gloria a forma di sfera di cristallo. Continua a salire, stavolta con uno squillo forte e chiaro, Lara Gut: il talento ticinese è definitivamente restituito tra le fuoriclasse dello sci contemporaneo, la sua vittoria nella discesa di venerdì è il giusto premio ad un paziente lavoro di risalita, dopo una stagione non ottimale. Con lei, festeggiano Leanne Smith e Nadja Kamer, a sorpresa sul podio nella libera. Tra le azzurre, salgono in due: una è ovviamente Irene Curtoni, ormai una garanzia del gigante, quinta nella classifica di specialità grazie ad una costanza che le era mancata negli anni scorsi; l’altra è Nadia Fanchini. Certo, sulla carta due piazzamenti oltre la ventesima posizione non sono risultati così positivi: ma per la camuna si tratta dei primi punti in discesa dopo l’ultimo infortunio, e in gigante, non fosse stato per un brutto errore all’inizio della seconda manche, sarebbe stata forse anche nella top ten. Nadia va incoraggiata, sostenuta e “tirata su”, perché un talento del genere, in Italia, si è visto poche volte.

Chi scende

Partiamo dalle donne, partiamo dalla regina che sembra aver perso lo scettro e la corona: Lindsey Vonn. Un errore dietro l’altro, due gare non concluse e una lotta per la Coppa del Mondo che sembra irrimediabilmente compromessa a vantaggio della rivale Tina Maze. Che succede, Lindsey? La sua decisione di fermarsi un mese infittisce il mistero, anche se probabilmente è la soluzione giusta.  E con lei, da buona amica, scende anche Maria Hoefl-Riesch: fuori dalle 10 in discesa, praticamente out in gigante. Destini connessi. Male anche l’altra regina, la regina Viktoria Rebensburg che non ne azzecca mezza nelle due manche di Courchevel, ma, conoscendola, siamo sicuri che si tratti di un banale passaggio a vuoto al quale porrà rimedio già da Are. Per quanto riguarda le italiane, Daniela Merighetti continua a sbagliare troppo e a collezionare uscite rabbiose; più in generale, è tutta la squadra azzurra al femminile, salvo le eccezioni di cui sopra (alle quali possiamo aggiungere Manuela Moelgg), che sembra spenta, apatica, quasi depressa: servirebbe proprio un bel risultato prima di Natale per poter mangiare il panettone con un sorriso e una buona dose di serenità.
Tra i maschi, che ne è di Romed Baumann? Da garanzia da top ten in ogni disciplina è diventato un fantasma, spesso e volentieri lontano dalla zona punti. Trascinato sul fondo da una squadra austriaca che non è più wunder, pur con la lodevolissima eccezione di Marcel Hirscher, come qualche anno fa: annaspa Hannes Reichelt, crolla Philipp Scheorghofer, non sa più salire sul podio Klaus Kroell. Un altro fantasma, triste solitario y final, è Carlo Janka, anch’egli emblema della propria nazionale che ha bisogno di ritrovare se stessa: i rossocrociati pagano i continui infortuni ai propri fuoriclasse e, appunto, la totale sparizione di questo grande campione. Un’ultima nota negativa, poi, nella squadra azzurra di velocità che tanto bene sta facendo: Peter Fill fatica a seguire i compagni. In Gardena ci si è messo anche un problema fisico, unito ad un pettorale non perfetto in discesa, e il carabiniere di Castelrotto è scivolato lontano: ripartirà, ne siamo certi.

marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

 

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