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Sci di fondo: Canmore, una colonia italiana

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E se i Mondiali di sci di fondo si disputassero sulla pista di Canmore? Apriamo con questa (evidente) provocazione, alla luce di quanto successo nel weekend canadese. Un’idea che potrebbe non dispiacere al team azzurro, nonostante la rassegna iridata 2013 si disputi su un anello di casa, in Val di Fiemme. E i motivi di tutto ciò sarebbero molteplici, dalla vittoria di Piller Cottrer nel 2005, passando per le affermazioni di Checchi e Di Centa, fino ad arrivare al trittico di pochi giorni fa, dove gli azzurri sono tornati alla ribalta, conquistando quattro Top Ten.

L’Italia, infatti, è improvvisamente resuscitata nella cittadina canadese, ormai a tutti gli effetti una colonia italiana. Lo smalto e la freschezza ritrovati dai nostri portacolori ha quasi dell’incredibile, considerando lo stato di profonda crisi in cui verteva tutta la squadra solo una settimana fa, in Quebec.
I più scettici attribuiscono questo risveglio soprattutto alle assenze di grandi nomi (Cologna, Northug, Poltoranin, Legkov), che avrebbero spianato la strada alle ‘seconde linee’. Tuttavia, non solo il parterre era comunque di tutto rispetto (Sundby, Roethe, Angerer, Manificat, Joensson), ma i nostri fondisti potrebbero aver beneficiato della durezza dell’anello di Canmore, pieno di salite e curve insidiose. D’altronde, si sa, l’Italia (dello sport) nelle gare difficili tende a regalare quel qualcosa in più.

Ma veniamo ai protagonisti di questo fine settimana finalmente soddisfacente per i colori azzurri. Oltre alle solite facce, si è messo in luce un nome nuovo, che potremmo definire fortunato per aver debuttato proprio su una pista talmente propizia per i colori azzurri. Naturalmente, non manca neanche il talento a Mattia Pellegrin,  gettato nella mischia da Silvio Fauner per la prima volta. Un esordio avvenuto a 23 anni, forse un po’ troppi per debuttare in Coppa del Mondo. Una tendenza, quella di inserire le nuove leve tardivamente, probabilmente destinata a scomparire, alla luce anche dei buoni risultati ottenuti dal ragazzo trentino nelle gare canadesi. Pellegrin ha dimostrato da subito personalità e voglia di mettersi in mostra, tant’è che nella mass start in classico si è portato fin da subito nelle prime posizioni. Entrambe le gare, fra l’altro, sono state concluse nei primi 30 (19° e 22°), ma l’impressione principale è che la lotta per il posto in staffetta si sia ampliata e che Pellegrin sia diventato il favorito n°1 per la frazione in alternato.

Inoltre, siamo felici di potervi raccontare il ritorno a grandi livelli di Federico Pellegrino, 6° nella sprint in tecnica libera. Lo stesso valdostano ha dichiarato di aver sbagliato la tattica di gara, attaccando troppo presto, ma la sensazione è quella di un Pellegrino sempre più in crescita di condizione. Non ha reso come le aspettative David Hofer, fermato anche da un problema fisico, anche se il 7° posto nello skiathlon fa ben sperare per il prosieguo della stagione, che prevede in calendario il Tour de Ski. Pane per i denti (e per le inossidabili gambe) di Roland Clara e Giorgio Di Centa, superlativi nella mass start di 15km tc e nello skiathlon. La felicità di Rollo alla fine dei 30km rende l’idea di quanto sia stato fondamentale quel 2° posto psicologicamente, malgrado la vittoria sia sfumata per un nulla. Come altrettanto significativo è il 5° posto di giovedì dell’evergreen di Tolmezzo, con i migliori dall’inizio alla fine. Ambedue gli azzurri hanno dimostrato di poter fare la differenza se in giornata, senza contare che da qui al 29 dicembre (giornata iniziale del Tds) entrambi potranno affinare la loro condizione fisica e atletica. Le loro caratteristiche, poi, si sposano perfettamente con la corsa a tappe sciistica, dove – perché no? – potrebbero recitare il ruolo di outsider.
Non una prospettiva delirante, anche perché la magia di Canmore sembra aver ridato vita al fondo italiano, almeno per ora.

Foto:

daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

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