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Sochi 2014: l’Italia rischia un nuovo flop come a Vancouver?

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Manca ancora più di un anno ed in tale lasso di tempo, soprattutto negli sport invernali, tante cose possono cambiare ed i valori in campo ribaltarsi. Eppure, dopo questo avvio di stagione, è già possibile tracciare una prima panoramica sulle possibilità dell’Italia alle Olimpiadi di Sochi 2014.

In Russia il Bel Paese dovrà cercare di riscattare l’edizione di Vancouver 2010, ovvero la peggiore (con un solo oro e 5 podi complessivi) dell’ultimo trentennio: era da Lake Placid 1980 che la nostra nazionale non usciva dalle prime 10 del medagliere. L’obiettivo, dunque, sarà proprio quello di tornare tra le prime dieci al mondo, esattamente come avviene ininterrottamente da 20 anni per le Olimpiadi estive.

Per come si stanno evolvendo le cose, lo snowboard “rischia” di trasformarsi nella pietra filosofale azzurra. Al momento la selezione tricolore, in questo sport, è da podio in ben quattro gare: cross maschile e femminile (Visintin, Matteotti e Brutto), PGS e PSL maschili (Fischnaller e March).

Un buon contributo potrebbe giungere anche dallo sci alpino, anche se bisogna ricordare che nelle ultime due edizioni l’Italia ha vinto una sola medaglia in questa disciplina, per la precisione l’oro in slalom di Giuliano Razzoli a Vancouver. Eppure, con la pista di Sochi molto impegnativa dal punto di vista tecnico, i nostri uomini, potenzialmente, sono da podio in tutte e cinque le prove in programma (quindi un paio di medaglie potrebbero saltar fuori). Difficile, invece, pensare ad una nostra ragazza in grado di ambire ad un metallo prezioso a Cinque Cerchi, anche se, come detto, in un anno può succedere di tutto.

Le cosiddette “garanzie” finiscono qua. In tutti gli altri sport, infatti, ci sarà da soffrire. Nello slittino, attualmente, la gara che può riservarci maggiori chance di alloro è il neonato team-event, anche se Germania, Russia e Canada, soprattutto grazie al singolo femminile, appaiono in vantaggio. Cercherà l’ultimo graffio della carriera il Cannibale Armin Zoeggeler, uomo che non tradisce mai nei grandi appuntamenti ma che avrà anche 40 anni. L’Olimpiade di Dominik Fischnaller e del doppio Rieder-Rastner, poi, sarà quella del 2018. Possibilità che rasentano lo zero, invece, nel bob e nello skeleton.

Per quanto riguarda lo sci di fondo, parlare di medaglie in questo periodo appare chiaramente utopistico, con la differenza che, in questo caso, difficilmente vedremo dei ribaltoni nei prossimi 12 mesi.

Una delle possibili stelle azzurre, Alessandro Pittin, costituisce un grosso punto di domanda, reduce in pratica da due stagioni costellate da cadute ed infortuni: senza il suo fenomeno di Cercivento, la combinata nordica annaspa.
Nel salto, poi, qualche ambizione potrebbero nutrirla Elena Runggaldier ed Evelyn Insam, pur se le favorite sono altre.

Nel biathlon si attende sempre l’esplosione del nostro Lukas Hofer, atleta che potenzialmente potrebbe impensierire tutti i più grandi della specialità. Ora come ora, tuttavia, anche il 23enne altoatesino appare un outsider. Medaglie inarrivabili nel freestyle, dove la giovane Giorgia Bertoncini punterà a fare un’esperienza importante per il futuro.

Lo scorso anno si pensava che la stella azzurra a Sochi 2014 sarebbe stata Arianna Fontana. La 22enne valtellinese, però, sta incontrando più difficoltà del previsto in questo avvio di stagione: ad oggi, anche nello short track non possiamo dire di avere grandi possibilità di medaglia.
Podio impossibile nel pattinaggio velocità, mentre hockey ghiaccio e curling avranno come obiettivo principale una (difficilissima) qualificazione.

Infine il pattinaggio artistico, con Cappellini-Lanotte in questo momento da prima cinque posizioni e con il grande punto di domanda Carolina Kostner (che a breve tornerà alle gare).

Insomma, il quadro appena descritto sarà anche a tinte fosche, ma rappresenta purtroppo la cruda realtà. L’Olimpiade azzurra potrà rivelarsi dignitosa se sci alpino e snowboard otterranno buoni risultati. In caso contrario, aspettiamoci un rendimento similare, se non addirittura peggiore, a quello di Vancouver 2010. Abbiamo tanti out-sider, ma pochi campioni veri, come lo sono ad esempio quelli dei nostri cugini francesi (Fourcade, Pinturault, Mattel, Lamy-Chappuis, Magnificat). In un anno tutto può cambiare: aggrappiamoci a questo.

 

federico.militello@olimpiazzurra.com

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