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Boxe: la leggenda di Primo Carnera

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Era l’inizio del secolo. Anni importanti per il futuro dell’uomo:  Einstein studiava la teoria della relatività, il generale Von Zeppelin iniziava a costruire gli omonimi dirigibili, Marconi riceveva le prime comunicazioni radio, Tommaso Marinetti redigeva il Manifesto del Futurismo e mentre Igor Stravinskij componeva per i balletti russi Dorando Pietri preparava la maratona di Londra.

Il 25 ottobre del 1906 a Sequals, cittadina di 2000 anime devastata dal terremoto del Friuli nel ’76, nasceva un bimbo – già dall’infanzia di dimensioni fuori dal comune (otto chili) –  che avrebbe cambiato la storia del pugilato, nasceva il gigante buono, nasceva Primo Carnera.

Primo nasce da una famiglia povera, il padre mosaicista emigrato in Germania e la madre “una semplice donna di casa” come Carnera stesso la descrive. Durante la Prima Guerra Mondiale il padre va al fronte e quel bambinone diventa per la piccola comunità friulana una risorsa. Ancora oggi si tramanda di come il futuro campione dei massimi sia stato un aiuto prezioso per Sequals in tempo di guerra.

All’inizio degli Anni Venti, come molti italiani, emigra verso la Francia. Oggi vedere uomini alti ovviamente non stupisce, nei primi anni del secolo superare i 2 metri era un evento. Carnera viene così aggregato al circo e si trova a girare la penisola transalpina per farsi sfidare a braccio di ferro dai ragazzotti del paese in cerca di gloria. Inutile dire che vince sempre il gigante venuto dal Friuli.

Il girovagare circense, come in un film felliniano è gioia e tristezza per Carnera, ma soprattutto è il viatico per la storia. In una tappa del carrozzone in riva all’oceano, ad Arachon, viene notato da Paul Journee, ex pugile campione nazionale dei massimi che lo consegna nelle mani del suo manager Leon See. Carnera viene portato al cospetto dell organizzatore Jeff Dikson e dopo alcuni stratagemmi pubblicitari il suo volto inizia a circolare nei giornali parigini che già lo accostano ai campioni dei pesi massimi ancor prima che disputi il suo primo vero incontro.

I primi combattimenti contribuiscono a far appassionare le folle alla figura del gigante invincibile, qualcuno sussurra che certi incontri siano combinati dalla volpe Leon See. La sua notorietà e il valore delle borse crescono esponenzialmente. Perse un paio di match per inesperienza ma il primo incontro veramente impegnativo per Carnera fu con Young Stribling. Dopo quel match, perso per squalifica, inizia però, per il pugile italiano, un’altra grande avventura : l’America!

Carnera oltreoceano vince 58 incontri perdendone 4 in 3 anni, un numero di match impensabile per gli standard di oggi, ma erano anni, quelli, in cui si combatteva per campare. Il nostro campione sale su tutti i ring americani, da New York ai paesini agricoli in riva al Missisipi. La gento lo conosce, lo aspetta alla stazione dei treni per poterlo toccare. Nasce il mito. Diventa l’idolo degli italiani in America che vedono in lui il simbolo del riscatto sociale.

Intanto in Italia sale al potere il fascismo. La storia dell’Ercole italico, non può lasciare indifferente il Duce che esige la promessa di difendere un eventuale primo titolo mondiale in patria. Così avverrà. Ma prima c’è un titolo da conquistare. Nel 1932 inizia la terza tournè americana, i soldi iniziano ad essere molti e “the walking mountain” – uno dei tanti soprannomi americani – diventa un boccone troppo appetitoso. Carnera cambia manager e si affida a Luigi Soresi, un italo-americano con pericolose amicizie nella mafia degli States. Il pugile viene letteralmente spremuto, portandolo a combattere fino a due volte a settimana.

I ritmi quasi disumani a cui sono sottoposti i boxeur sono anche la causa della morte di Ernie Schaaf, a cui è fatale un emorragia cerebrale dopo un match con Carnera. Anche se il pugno che lo manda ko non è certo dei più pesanti, probabilmente si era fatto sentire un altro incontro combattuto pochi giorni prima. Il pugile italiano resta però profondamente addolorato e decide di dare l’addio alla “nobile arte”.

Dopo pochi mesi, spinto sia dagli amici che dalla macchina del business che si era creata attorno a lui, e perfino dalla madre stessa di Schaaf, il gigante italiano decide di tornare sul ring. Inutile dire come mediaticamente quel fatidico incontro contribuisce a far crescere le quotazioni del pugile, facendolo diventare colui che uccide con un pugno.

Oramai i tempi sono maturi. E’ arrivato il momento di Jack Sharkey, del Madison Square Garden, del combattimento per il titolo del mondo.

Sharkey era un pugile quotato e nonostante tutto aveva i favori del pronostico. Alla sesta ripresa l’americano è alle corde e una serie di due montanti lo mette al tappeto. Al Madison il pubblico in piedi applaude, l’Italia e la comunità italo-americana gioiscono, gli speculatori di Chicago si grattano le mani, il Duce gonfia il petto, il gigante di Sequals in Friuli è il primo Campione del Mondo italiano.

Il giovane emigrato sale ora nuovamente sulla nave che attraversa l‘oceano. Ad attenderlo la gloria. Sbarca a Napoli nelle braccia di un mare di folla. Viene costruita una villa dove abitare con agiatezza. Per il ragazzo, dai piedi taglia 52, che doveva correre scalzo, è il ripagamento di una vita.

Il 22 ottobre del ‘33 ariva il momento di mantenere la promessa fatta a Mussolini. Viene organizzata a Roma la prima difesa ufficiale del titolo. L’incontro si svolge in una Piazza di Siena gremita da settantamila persone, il Duce è in prima fila coi figli, Paolino Uzcudun più che lo sfidante è la vittima sacrificale. Carnera vince ed in camicia nera saluta la folla a braccio teso.

Carnera nel periodo italiano sarà anche un seme dal quale germoglieranno molti pugili, la boxe diventa dopo di lui uno sport seguito e praticato, tutti i grandi campioni che sono saliti sul ring da Mazzinghi a Benvenuti, da Loi a Patrizio Oliva, fino ai pesi massimi Damiani e il conterraneo Paolo Vidoz si possono in qualche modo considerare discendenti del gigante buono.

La boxe vera però non è nel Bel Paese, quindi Carnera torna in America per combattere. Dopo una prima difesa vinta a fatica con Loughran deve affrontare Max Baer. Non è un match facile. Carnera mostra sul ring un grande cuore, va al tappeto, si lussa una caviglia, nonostante questo si rialza con un coraggio impressionante. Va a terra 11 volte e 11 volte si rialza con una gamba praticamente rotta, dopo di che l’arbitro Donovan interrompe l’incontro. Carnera ha perso.

L’incontro successivo è ancora più significativo. In America inizia a salire alla ribalta un pugile di colore: il bombardiere nero, Joe Luis, colui che in futuro sarà ricordato come uno dei più grandi pugili pound for pound di tutti i tempi. Perdere avrebbe significato mettere a tappeto tutta l’Italia dell ideologia fascista. Carnera è sconfitto nuovamente e Benito Mussolini proibisce la visione del KO al popolo italiano. L’ex re dei massimi viene abbandonato quasi da tutti, allenatore, falsi amici e ruffiani di ogni sorta. Il manager scappa con la borsa ed il gigante, non più invincibile ma, oramai d’argilla, in stampelle s’imbarca sul transatlantico in classe economica. Non lo abbandona però la gente comune: il comandante della nave lo riconosce  e gli offre immediatamente il suo appartamento, a Trieste torna da eroe, trova gli amici, la famiglia e chi gli vuole davvero bene. A casa conosce sua moglie Pina Covacic, Pina Cavazzi per i filmati fascisti dell’Istituto Luce.

La vita di Carnera dopo il pugilato lo porta a gioie e dolori: mette al mondo due amatissimi figli, si dedica al wrestling americano, gira con successo molti film. Torna infine nella sua Sequals, malato al fegato. Morirà il giorno del 34^ anniversario della conquista del titolo del mondo, il 29 giugno del 1967.

Non morirà mai però la leggenda della montagna che cammina, di quel ragazzone friulano che un giorno partì per la Francia come fenomeno da baraccone e tornò Campione del Mondo dei pesi massimi.

foto tratta da it.novopress.info

danilo.patella@olimpiazzurra.com

 

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