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Ciclismo, anni bui alle spalle?

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Sarebbe bello organizzare una bella gara con tutti i corridori che hanno avuto problemi di doping, ci sarebbero tutti i migliori!”

Questo, con una virgola in più e molti punti esclamativi in meno, il contenuto di un tweet inviato, negli scorsi giorni, da Riccardo Riccò. L’ormai ex corridore di Formigine, forse usando un’iperbole, ha comunque scritto una frase che non si allontana troppo dalla realtà.

Il primo scandalo degli ultimi 15 anni scoppiò prima dell’inizio del Tour de France del 1998, quando tutta il team Festina fu escluso per aver praticato doping di squadra. Tra le sua fila corridori del calibro di Alex Zulle e Richard Viranque. Negli anni successivi, per intenderci quelli dell’era Armstrong, ci sono alcune squalifiche per doping, come quelle inflitte ad Oscar Camezind, Stefano Garzelli e Gilberto Simoni. Nel ’99 si ricorda lo stop inflitto a Marco Pantani per valori di ematocrito troppo alto.

Dal 2006, invece, una strage. Scoppia, prima del Tour de France, lo scandalo legato all’Operacion Puerto, che vede coinvolti, tra gli altri, Ivan Basso e Jan Ullrich. La sensazione è che non emerge tutta la verità, specialmente sui corridori spagnoli. Sarà la federazione italiana, qualche anno dopo, a portare alla squalifica Alejandro Valverde, ritenuto innocente dalla sua federazione nazionale. Sempre lo stesso anno, durante il Tour, destò quasi scalpore la positività di Floyd Landis. Nel 2007, il peggio sembrerebbe alle spalle. Ma, sempre al Tour, viene escluso Michael Rasmussen, che sarebbe risultato “non negativo” ad un Epo di seconda generazione. Come lui, venne cacciato dal Tour anche Alexander Vinokourov, per autoemotrasfusione.

Nel 2008 si ricomincia a fare sul serio, il CERA, Epo di terza generazione, attrae tanti, troppi corridori. Il nome più importante, probabilmente, quello di Riccardo Riccò, ma come lui anche Emanuele Sella, Stefan Schumacher, Vernhard Kohl e Leonardo Piepoli. Ai Giochi Olimpici, dopo aver vinto la medaglia d’argento che gli fu requisita, Davide Rebellin risultò positivo all’Epo di terza generazione. Nel 2009 Danilo Di Luca fu trovato positivo, sempre al CERA, durante il Giro d’Italia. Nel 2010, invece, fu il turno di Alberto Contador: nel sangue dello spagnolo, dopo aver vinto il Tour de France, furono trovate delle tracce di clenbuterolo nel sangue. Dopo un lungo tira e molla, la squalifica arrivò, anche se retroattiva.

Negli ultimi due anni ci sono stati solo dei casi minori, o non chiari come quello di Frank Schleck all’ultimo Tour. Nel contempo, però, emergono sempre più particolari su quel vero e proprio sistema che ha portato Lance Armstrong alla conquista di sette Tour de France.

Per tornare alla frase di Riccò. Molti dei corridori citati hanno scritto la storia del ciclismo, ma ci sono alcuni corridori che han vinto senza aver mai avuto alcun coinvolgimento in storie di questo genere. Bisogna crede in questi.

gianluca.santo@olimpiazzurra.com

Foto: roadcycling.com

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