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Clemente Russo: dilettante o pro? L’eterno dilemma!

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Chi è Clemente Russo? E’ stato speso un bel po’ d’inchiostro per descrivere il pugile di Marcianise. Spesso ci si sofferma sui suoi aspetti caratteriali, sul suo voler essere sempre al centro del ring anche nella vita, sul suo essere egocentrico come lui stesso di definisce.

Proviamo allora a raccontare Tatanka da un’altra prospettiva, quella meramente sportiva, quella che lo ha portato a furia di cazzotti e ‘cazzimma’ ad appendere in bacheca due argenti olimpici e un oro mondiale. Diamo quindi un po’ di numeri: Russo è salito su ring 219 volte, 179 ha terminato col braccio alzato e 37 volte ha perso, 3 i pareggi. Il suo primo campionato internazionale sono stati gli Europei in Russia nel 2002 dove combatte nei mediomassimi e viene sconfitto ai sedicesimi. Partecipa sia ai Mondiali in Thailandia che agli Europei a Pola non superando i primi turni. Inizia a farsi conoscere al grande pubblico in occasione della prima partecipazione olimpica ad Atene, dove viene sconfitto nettamente da Andre Ward che poi vincerà l’oro ed attualmente è il Campione del Mondo dei mediomassimi WBC e WBA. Nel 2005 arrivano le prime medaglie, con l’oro ai Giochi del Mediterraneo. L’esplosione della White Hope, come lo soprannominò Don King, avviene però nel 2007 quando a Chicago conquista la medaglia d’oro ai Mondiali. Resterà, per ora,  questa la vittoria alla quale Russo è maggiormente affezionato. Alle Olimpiadi sono due le medaglie d’argento, Pechino e Londra, due medaglie che sono enorme orgoglio per Russo ma che lasciano un po’ di amaro in bocca. Quell’amaro che vorrebbe togliersi a Rio de Janeiro.

Si, perchè l’atleta delle Fiamme Azzurre ha già detto che vorrà proseguire almeno fino alle prossime Olimpiadi. Ma proseguire come? Da professionista o da dilettante? O una via di mezzo? Se il lettore delle riviste patinate discute di Clemente Russo soprattutto per le apparizioni televisive, cinematografiche e le uscite da vip, molti appassionati di pugilato muovono critiche ben precise all’argento olimpico. Gli si rimproverà di non voler fare il salto nella boxe “vera”, quella senza caschetto e guantoni antishock, quella dove non si conta chi da più colpi ma chi tira i pugni più forte. Gli si rimprovera (e non solo a lui, ma a tutti i nostri dilettanti arruolati nei corpi delle forze armate da molti anni) di approfittare dell’esperienza di centinaia di incontri per vincere facilmente contro ragazzi più giovani che invece passano dal dilettantismo solo come momento propedeutico alla carrier da pro, insomma di fare proprio ciò che in passato si rimproverava ai pugili cubani o sovietici.

Alcune di queste critiche hanno un fondamento, altre sono forse dettate da una poca simpatia che un personaggio estremo come Russo potrebbe suscitare. A mio parere è una questione assolutamente personale, e moltissimi fattori sia tecnici che economici che privati, possono influire sulle scelte di un pugile. Senza dubbio è giusto che l’atleta decida ciò che è meglio per lui. Inoltre prima di pontificare sul quando e il come Russo debba passare al professionismo ci sarebbe da interrogarsi su cosa possa offrire oggi la boxe a torso nudo in Italia. Ma questa è un’altra questione.

Sembra comunque che Russo abbia scelto di aderire al progetto professionistico dell’AIBA: l’APB. Una sorta di semi-professionismo gestito dall’associazione dilettantistica mondiale. Un ibrido, simile al progetto WSB che sicuramente troverà molti scettici. Ma d’altronde la boxe di oggi è talmente piena di contraddizioni che qualsiasi strada si decida di percorrere si è soggetti a critiche.

Il pugilato ha una quantità infinita di aspetti da migliorare sia a livello dilettantistico che professionistico. Ma io credo che i pugili abbiano pieno diritto di decidere che tipo di carriera vogliano fare. Per ciò che concerne noi appassionati, credo infine sia giusto non dimenticare mai di tributare il dovuto rispetto a chi sale sul ring, e Clemente sicuramente merita tutta la nostra stima per ciò che ha fatto, sia per lo sport olimpico italiano, che per il pugilato, che per i ragazzi della sua terra. Oltre che al nostro tifo per ogni volta che salirà sul ring in maglia azzurra.

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