Rugby, Sei Nazioni: l’Inghilterra alla prova di maturità

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Il ricordo della Coppa del Mondo sembra oramai acqua passata in Inghilterra. Il compito non era semplice. Bisognava non solo far dimenticare un gioco non convincente, una prematura eliminazione ai quarti, ma soprattutto un gruppo di ragazzi che sembrava aver perso l’orgoglio di rappresentare il Paese. Tutti ricordiamo i comportamenti ‘balotelliani’ dei giocatori inglesi, dalle scappatelle del capitano di sangue blu acquisito Mike Tindall, passando per le serate allegre con le ragazze in albergo per finire con Manu Tuilagi che, disinibito da un buon numero di birre, provetto Tom Daily si tuffava dal traghetto che trasportava la squadra.

Dopo una lunga trafila l’incarico venne temporaneamente affidato a Stuart Lancaster. Si narra che Lancaster si sia recato di persona nei paesi natii dei giocatori e abbia raccolto testimonianze di vita da parenti, amici, ex-allenatori, ex-insegnanti. Testimonianze che parlavano di qualità fuori dal comune, orgoglio, forza di volontà, talento, eccezionalità. Poi ha chiamato i giocatori in una stanza dove si sono trovati circondati da quelle frasi, da quegli attestati di stima, solo rinforzi psicologici positivi, il messaggio chiaro era: ripartiamo da ciò che siamo, e non è assolutamente poco! Molti protagonisti di quell’avventura neozelandese sono usciti dalla stanzetta in lacrime, forse veramente era scattato qualcosa.

Ripartire non era facie nemmeno dal punto di vista tecnico, tanto e vero che a Roma gli Azzurri sono riusciti a mettere in dubbio la vittoria del XV della rosa, ma alla fine di riffa o di raffa gli inglesi sono usciti dal Six Nations da grande squadra, con 4 vittorie, perdendo solo col Galles del Grande Slam. I risultati dei tour di giugno e novembre parlano di una squadra che nella peggiore delle ipotesi arriva lì a giocarsela sempre con tutte le grandi, ma nella migliore delle ipotesi… beh nella migliore fa realmente sognare! Come il primo dicembre scorso quando ha letteralmente dominato gli All Blacks. Quasi 40 punti segnati a Dan Carter e Richie McCaw, 20 di distacco, un Tuilagi inarrestabile, un gioco che è andato a crepare la straordinaria sicurezza tecnica, mentale e organizzativa neozelandese. Da lì vorrebbe ripartire Lancaster, da lì vorrebbero ripartire sabato a Twickenham tutti i tifosi in maglia bianca.

I giocatori che formano questo gruppo sono quasi tutti under 30, con delle punte di talento eccezionali. A guidare l’orchestra in mediana ci saranno due giovanissimi figli d’arte: Owen Farrel col papà nello staff tecnico della nazionale, ma tutt’altro che raccomandato, e Ben Youngs mediano di mischia dei Tigers e anche lui erede di un nazionale. Anzi coerede perchè un altro Youngs, il fratello più anziano di Ben, sarà chiamato a guidare la prima linea di una mischia a cui si chiedono grandi cose.

Un forte segnale di rinnovamento arriva anche dalla scelta del capitano con un giovane Robshaw a cui fu affidata la leadership della squadra dopo solo un cap. Tuilagi salterà il primo match ma poi si attende un suo rientro, il Manu visto contro la NuovaZelanda potrebbe essere veramente un’arma difficilmente contrastabile. Ma sono tanti i nomi di alta qualità nell’Inghilterra dagli ormai esperti, nonostante la giovane età, Chris Ashton, Toby Flood e Tom Croft all’esordiente Billy Tweeltrees.

Il prossimo Sei Nazioni sarà la verà prima prova di maturità per il gruppo di Lancaster, per dimostrare di essere definitivamente uomini e non ragazzetti e per iniziare a pensare al sogno di una Coppa del Mondo in casa, quando il rugby tornerà alle origini, nei luoghi dove questo gioco è nato.

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