Sci Alpino

Sci alpino: chi sale e chi scende dopo il weekend

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Adelboden per gli uomini e Sankt Anton per le donne hanno dato indicazioni importanti in questo gennaio di fuoco dello sci alpino: vediamo, come al solito, chi sale e chi scende dopo il weekend di gare.

Chi sale

Sì, si sarà suicidato in gigante, ma quello che ha fatto vedere in slalom, quella seconda manche letteralmente da scuola dello sci, lo ha riscattato in pieno: stiamo parlando di Marcel Hirscher , la perfezione assoluta, la tecnica più sopraffina unita ad una forza mentale da leone, considerando come ha smaltito lo smacco nel giro di poche ore. Sul podio di quello slalom, tuttavia, è stato bello rivedere anche Manfred Moelgg: quarto sabato tra le porte larghe, in slalom ha disputato davvero una bella gara; difficile avere rimpianti per il fatto di essere stato al comando dopo la prima manche, perché c’era ben poco da fare con un extraterrestre del genere. In mezzo ai due, quel Mario Matt che ride in faccia alla carta di identità, al pari di un Ivica Kostelic-quinto in gigante, quarto in slalom-alle migliori prestazioni stagionali. Ligety che vince tra le porte larghe, anche se per gentile concessione dell’avversario, non fa invece più notizia.
Tra le donne, copertina a un’italiana: naturalmente Daniela Merighetti, primo podio dell’anno per la squadra di Raimund Plancker. Più il rammarico per i cinque centesimi che l’hanno separata dalla vittoria o più la gioia per questo piazzamento? Sicuramente, la seconda. La bresciana ha nelle corde questo genere di risultati: il suo atteggiamento, in gara, è sempre generoso e offensivo, e per questo incappa spesso in errori che compromettono tutto; Daniela ha sempre una grande velocità, che la fa giocoforza andare lunga sui passaggi più tecnici. Sabato (quasi) tutto è girato per il meglio e la finanziera lombarda ha potuto festeggiare il quarto podio della carriera, alle spalle di quella Alice McKennis che ha stupito tutti: andare a scuola dalla Vonn fa bene. Poi, naturalmente, citazioni doverose per Anna Fenninger (doppio podio, ma manca ancora la vittoria nelle veloci) e soprattutto per Tina Maze, che ha finalmente sfatato il tabù del supergigante entrando nel ristretto club di quelle atlete capaci di vincere in ogni disciplina.

Chi scende

Cristian Deville ha bisogno di ritrovarsi. Il fassano sbaglia tanto; oltretutto, ad Adelboden, è incappato nell’errore quando quasi alla conclusione di una discesa non aggressiva, troppo in controllo, come se la paura e la voglia di arrivare al traguardo abbiano ormai preso il sopravvento su un ragazzo che potrebbe stabilmente rimanere in zona podio. Così no: nello slalom gli sbagli ci stanno, ma l’atteggiamento deve essere più convinto, se si hanno qualità immense come nel suo caso. E per una volta, tra i bocciati ci finisce Andre Myhrer: lui che non sbaglia mai, lui che è sempre al traguardo-e molto spesso tra i primissimi-stavolta non termina la sua gara, prendendo una bella “botta”, in termini di punteggio per la coppetta di specialità, nei confronti di Hirscher. In gigante, Hannes Reichelt continua a toppare: l’austriaco sembra decisamente più pimpante nelle prove veloci e potrebbe presto perdere il primo gruppo di merito tra le porte larghe, dove fatica anche solo a restare tra i primi dieci (questa volta è addirittura uscito).
Nel settore femminile, Lara Gut si aspettava di più dal weekend austriaco: in discesa, la bionda ticinese veniva dalla vittoria di Val-d’Isère, ma stavolta è finita addirittura lontana dalle trenta; in supergigante, il settimo posto non può certo soddisfarla completamente, anche alla luce di qualche sbavatura di troppo. A malincuore, anche Elena Curtoni stavolta non può essere tra le promosse: i due punti conquistati in discesa sono preziosi, ma su una pista come la Karl Schranz il supergigante sembrava davvero perfetto per le doti estremamente tecniche della valtellinese, che pure ha dato l’impressione di andare in confusione sin da subito. Si rifarà.

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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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