Scherma
Fioretto maschile e sciabola femminile, le medaglie arrivano dalle squadre
I golden boys e le young girls. Tutto quello che l’Italia della scherma ha perso sabato 23 febbraio, l’ha recuperato con gli interessi il giorno dopo. Un oro e un argento dalle squadre di fioretto maschile e di sciabola femminile dopo i podi sfiorati da Cassarà, Baldini, Marzocca e Vecchi nell’individuale (rileggi la cronaca della giornata).
A La Coruña è andata in scena una dimostrazione di forza dai campioni olimpici, che nella loro prima uscita stagionale, a Parigi, avevano deluso con un settimo posto. Tutto dimenticato e cancellato da questa vittoria di autorità, con una finale dominata e conclusa 45-26 sugli Stati Uniti, il 45-32 in semifinale contro la Russia di Cerioni, il 45-21 contro l’Egitto nei quarti, e il 45-32 contro il Canada negli ottavi. Cassarà, Baldini, Avola e Aspromonte sono tornati i più forti, ammesso che avessero mai smesso di esserlo.
Decisamente incoraggiante l’argento ottenuto a Gand dalla squadra di sciabola femminile, composta da Irene Vecchi, Ilaria Stagni, Rossella Gregorio e Lucrezia Sinigaglia. Due ’90, una ’89 e una ’88, la conferma della scelta strategica di Giovanni Sirovich: puntare sulla crescita delle più giovani, oltre a Irene Vecchi, per costruire, in tre anni, una squadra capace di competere con le grandi potenze dell’arma. E i risultati cominciano già a essere incoraggianti: perché prima di essere battute 45-28 dalla Corea del Sud in finale, le ragazze avevano portato via lo scalpo della Polonia per raggiungere la semifinale, che le ha invece viste prevalere sulle sorprendenti azere, capaci di battere la Russia.
Un risultato, ha spiegato Sirovich, «che attesta il valore complessivo del gruppo azzurro che può contare su un parco atlete assai ben più vasto di quanto si possa immaginare».
Non solo Irene Vecchi o le più esperte Gioia Marzocca a Ilaria Bianco, insomma.
«È giusto non esaltarsi troppo, ma di certo quella di oggi è una giornata importanti per la sciabola femminile italiana. È ovvio che una “rondine non fa primavera”, ma ci sarà tempo e modo per la riprova».
gabriele.lippi@news30.it
Twitter: GabrieleLippi1