Slittino
Lo slittino italiano ha un futuro importante
Se ci basiamo sui riscontri dei risultati, lo slittino italiano è uscito dai Mondiali di Whistler Mountain con le ossa rotte. Miglior risultato il settimo posto dei veterani Oberstolz-Gruber in doppio, mentre nei singoli nessun azzurro ha chiuso tra le prime 15 posizioni. I non addetti ai lavori potrebbero propendere per la fine di un’era. In realtà il movimento gode di ottima salute, con un ricambio generazionale in grado di garantire almeno 15 anni di medaglie e risultati di prestigio.
Partiamo dalle cause che hanno provocato una rassegna iridata da dimenticare . Per la selezione tricolore esistono due piste da evitare come la peste: quella di Oberhof, in Germania, ed appunto la già citata Whistler. Si tratta di due budelli in cui la fase di spinta conta più che da ogni altra parte: a prevalere, dunque, sono forza fisica ed esplosività muscolare, con le doti di guida degli atleti che passano in secondo piano o quasi. Fondamentalmente è questo il motivo per cui il nostro Armin Zoeggeler ha disertato la competizione per preservare la sua schiena e prepararsi alle ultime gare stagionali: il 39enne di Foiana sapeva che il podio sarebbe stato un risultato impossibile da raggiungere. Come avrete intuito, la fase di spinta rappresenta proprio l’anello debole degli atleti italiani, molti dei quali ancora giovanissimi e dunque chiamati a svolgere un lavoro specifico su questo fondamentale già a partire dalla prossima estate. Ecco dunque spiegata la debacle del Bel Paese nella terra della Foglia d’Acero. Se i Mondiali si fossero svolti altrove, magari a Winterberg o Koenigssee, state pur certi che l’esito sarebbe stato ben differente, con gli azzurri in lotta per il podio nel singolo maschile, nel doppio e nel team-event.
Il prossimo anno il copione dovrebbe cambiare radicalmente alla Olimpiadi di Sochi. Tra due settimane si gareggerà per la prima volta sul catino russo in Coppa del Mondo e potremo avere i primi importanti riscontri sulle caratteristiche della pista, tuttavia, come ci anticipò Armin Zoeggeler qualche mese fa (clicca qui per l’intervista), la pista ricorda quelle di Nagano e Cesana, ovvero tecniche e con pendenze che generano velocità importanti.
Per quanto riguarda invece il futuro a lungo termine, è difficile trovare attualmente una disciplina invernale in Italia con una nidiata di talenti così florida. In questa particolare epoca, a livello di singolo maschile, i giovani azzurri sono superiori persino a quelli della Germania. Lo dimostrano gli ultimi Mondiali juniores che hanno visto ben 3 nostri rappresentanti ai primi quattro posti, con Dominik Fischnaller primo davanti ad Emanuel Rieder e Kevin Fischnaller ai piedi del podio. In particolare Dominik Fischnaller è un talento purissimo e cristallino, già capace di salire sul podio in Coppa del Mondo con il terzo posto di Koenigssee. Il 20enne altoatesino possiede una sensibilità alla guida che ricorda proprio Armin Zoeggeler. In giro per il mondo non intravediamo neppure lontanamente un suo coetaneo dotato del medesimo talento, se non forse i suoi stessi connazionali. Ecco perché Dominik, una volta migliorato il fondamentale della spinta ed assimilate al meglio tutte le piste del circuito, nei prossimi anni potrà candidarsi al ruolo di anti-Loch, il dominatore tedesco che sta facendo incetta di trofei. Tra i giovanissimi, poi, attenzione anche al quasi 17enne Theo Gruber, già capace di vincere nella Coppa del Mondo giovanile.
Anche nel doppio l’Italia può contare su due possibili campioni del futuro. Ludwig Rieder e Patrick Rastner, a differenza di tutto il resto della squadra, sono già formidabili in fase di spinta, tuttavia necessitano ancora di esperienza alla guida per puntare con decisione al podio. I due giovani altoatesini (rispettivamente classe 1991 e 1993) erano addirittura in lotta per una medaglia a Whistler dopo la prima manche, prima di retrocedere in nona posizione. Probabile che il quadriennio di Pyeongchang sia quello della loro definitiva consacrazione, anche se sono attesi ad un’ulteriore salto di qualità sin dalla prossima stagione. Da monitorare anche i promettenti altoatesini Florian Gruber e Simon Kainzwaldner.
Infine qualcosa si muove anche a livello femminile. Da ormai troppo tempo si attende l’erede della grande Gerda Weissensteiner. Quest’ultima ha ridato nuova linfa al vivaio, con alcune ragazzine che potrebbero a breve mettersi in luce in Coppa del Mondo. Se Sandra Gasparini continua nel suo lento, ma costante processo di crescita, attendiamo con curiosità l’ascesa di Sandra Robatscher, dodicesima al debutto nel circuito maggiore nella gara di Igls e poi settima ai Mondiali juniores. Stiamo parlando della nipote di Zoeggeler, quindi se buon sangue non mente… Si è affacciata in Coppa del Mondo anche Maria Messner, cui serve ancora acquisire esperienza per diventare competitiva a questi livelli.
Insomma, lo slittino italiano è più vivo che mai e può guardare con assoluta tranquillità al ritiro del Cannibale che avverrà dopo le Olimpiadi di Sochi. Esistono buone possibilità, inoltre, che venga riaperta anche la pista di Cesana Pariol (clicca qui per approfondimento), con benefici che sarebbero immensi per tutto il mondo dei budelli nel Bel Paese, bob e skeleton compresi. Whistler ormai è alle spalle. A Sochi sarà un’altra musica.
federico.militello@olimpiazzurra.com