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Minto e Favaro, i mastini dell’Italrugby

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“Minto e Favaro insieme non so neanche se han fatto la prima comunione!”. La citazione è del dirigente del Benetton Rugby Vittorio Munari che, sciorinando una delle sue classiche perle, ha grossomodo tracciato il profilo dei due “terrier” di casa Treviso, Francesco Minto e Simone Favaro. Seconda (all’occorrenza anche terza) linea il ragazzo di Mirano, flanker il nativo trevigiano; ad accomunarli, non solo il club di appartenenza e la maglia della Nazionale, ma anche la straordinaria ‘garra’ che li contraddistingue sul rettangolo di gioco.

Intensità, grinta e cattiveria agonistica sono il dettame di questi due leoni, esplosi e maturati definitivamente in questa stagione. Rappresentano il presente e il futuro dell’Italrugby (Minto ’87, Favaro ’88), dove soprattutto il Gladiatore di Mirano è sempre più nelle grazie di Brunel che, dopo un novembre stratosferico, lo ha effettivamente elevato a titolare inamovibile in seconda linea. Maggiore concorrenza per Favaro in un reparto di alta qualità come la terza linea, ma il ct francese non può non puntare fortemente anche sul miglior placcatore italiano. Pedine indispensabili, naturalmente, anche per Franco Smith al Benetton, in quanto insostituibili per il lavoro svolto in ogni match, durante i quali non mancano mai di dare ulteriore ragione a Munari e al suo aforisma.

Guardando le loro gesta in campo, d’altronde, è facile intuire il motivo della loro mancata comunione: sono due autentici ‘diavoli’. Una lotta perpetua la loro, tanto nei punti d’incontro quanto nel gioco aperto. Perennemente a caccia dell’ovale nelle ruck, dove soprattutto Favaro si impone spesso e volentieri con la sua irruenza, anche se nemmeno la pressione di Minto nobilita le prestazioni avversarie. Ambedue, però, danno il meglio di sé quando si tratta di radere al suolo il nemico e, fidatevi, non è un modo di esprimersi troppo forte. Qualunque avversario osi passare dalle loro parti non può che incappare nei 102 kg di Francesco o nei 103 di Simone, a cui vanno aggiunte la tenacia e l’aggressività caratteristiche dei loro curricula. Infinitamente meglio averli con sé che contro; gettano il cuore oltre l’ostacolo in ogni partita, in ogni collisione, su ogni ovale. Quando si travestono da ball carrier, poi, non c’è occasione nel quale non guadagnino almeno una decina di metri sudati e lottati. Guerrieri veri, diavoli che nessuno vorrebbe avere di fronte e, soprattutto, silenziosi trascinatori, nonostante l’età ancora relativamente giovane. Sono i mastini della nuova Italrugby.

Foto: planetrugby.com e Getty Images.

daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

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