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Rugby: Burton, Orquera e l’insostenibile leggerezza del numero dieci

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Il ruolo del creatore di gioco, in tutti gli sport di squadra, è da sempre quello che maggiormente stuzzica la fantasia degli appassionati. E’ così sia che si tratti del regista o fantasista del calcio, il playmaker nel basket, magari il quaterback del football per citare i cugini ovali a stelle e strisce, o appunto il mediano di apertura del rugby.

Il paragone con gli altri sport è interessante e ci fa capire quanto complesso sia il ruolo del numero dieci della palla ovale.

Prendiamo l’esempio più immediato, quello che, con tutti i suoi difetti, è pur sempre il fratello maggiore del rugby: il calcio. La maglia numero dieci del pallone ha qualcosa di mistico, è il sogno di ogni bambino, è la maglia di Diego, di Pelè, di Platinì e di Messi. Chi la indossa ha l’onere e l’onore di dare il là alle manovre di gioco, di essere il direttore d’orchestra, anello di congiunzione tra l’artiglieria pesante di difensori e mediani e la cavalleria leggera delle punte, da lui ci si aspetta geometrie, razionalità, visione di gioco, ma anche quel pizzico di fantasia che accende il cuore dei tifosi. Vedete somiglianze con l’apertura rugbistica? Direi di si. Se ci aggiungiamo poi che, ironia della sorte, uno dei numeri dieci che più è entrato nel cuore dei tifosi dell’italrugby si chiamava Diego e parlava con accento argentino il gioco è fatto.

Nel rugby, come se quanto sopra fosse poco, gli si chiede poi coraggio e solidità in fase difensiva , quando si trova a dover sacrificarsi in placcaggi a gente che spesso è il doppio come massa e potenza, e come se tutto questo ancor non bastasse, di solito a lui è anche affidato il delicatissimo compito di finalizzare il duro lavoro dei quindici calciando un insidiosissimo pallone ovale tra due pali che svettano verso il cielo. Capite che non è semplice trovare dei giocatori del genere, dei Wilkinson, dei Carter o dei Sexton.

Si è discusso tanto, tantissimo, forse troppo, di come questo ruolo sia un nervo scoperto dell’Italrugby. La scelta di Brunel di Burton per la partita col Galles fa tornare alla ribalta la questione. Ora la domanda di attualità è Orquera o Burton? L’italoargentino dopo la prestazione monumentale contro la Francia ha avuto un calo di rendimento significativo contro la Scozia. Ora giocherà Burton. Una bocciatura di Brunel quindi per Luciano?

Una premessa tanto banale quanto dovuta: non abbiamo un apertura che, per qualità tecniche, fisiche, atletiche, ma soprattutto di leadership e capacità gestionali, sia così forte da essere considerata insostituibile.

La scelta, proprio per la complessità che il ruolo impone, è influenzata da vari fattori come la forma, l’adattabilità al piano di gioco, le caratteristiche avversarie ecc. Quello che però è certo, e magari l’osservatore occasionale coglie meno, è come la prestazione del numero dieci sia enormemente influenzabile dal lavoro del resto della squadra. Una mischia avanzante o arretrante, la pulizia sui punti d’incontro, l’intesa col mediano di mischia, l’abilità dei trequarti di capire ed anticipare col giusto tempismo le scelte di passaggio, la capacità di togliere la pressione sui calci e molto altro sono elementi indispensabili per la valutazione di un’apertura. Per giudicare ad esempio la prestazione di Orquera contro Francia e Scozia non si può prescindere dalla valutazione complessiva del gioco azzurro.

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