Scherma
Sciabola, Irene Vecchi: «Amo Londra, adesso anche di più…»
Ha iniziato la sua stagione come meglio non si poteva, vincendo in Coppa del Mondo e cacciando via il suo incubo peggiore. Irene Vecchi, sciabolatrice livornese delle Fiamme Gialle, è ripartita fortissima, e l’ha fatto da dove si era fermata l’estate scorsa: a Londra, contro Olga Kharlan. L’ucraina l’aveva sconfitta nei quarti di finale all’Olimpiade, Irene le ha reso la pariglia nella prima prova della nuova stagione. Per la prima volta.
Olimpiazzurra: Finalmente. Che peso ti sei tolta. Hai battuto Olga Kharlan, la tua bestia nera. Ti aveva eliminato ai quarti a Londra, ma soprattutto non ci avevi mai vinto prima, perdendo 10 assalti in cinque anni. Che effetto ti fa averla finalmente battuta e averlo fatto proprio a Londra?
Irene Vecchi: «Londra rimarrà una città a me cara… per sempre! Ha visto realizzare il sogno di una bambina che neanche voleva cominciare a fare scherma. Battere la mia “bestia nera” lì ha sicuramente aumentato i motivi per cui me la porterò sempre nel cuore!»
OA: L’impressione è che sia uscita rafforzata da quell’assalto. In finale, contro la Dyachenko, hai controllato e vinto abbastanza agevolmente. Può essere un nuovo punto di partenza per la tua carriera?
I.V.: «Con la Dyachenko è stato un assalto dominato dall’inizio alla fine, ho sempre avuto la situazione sotto controllo, nonostante con lei in uno scontro diretto (di solito ci incontravamo in assalti a squadre) non avevo mai vinto; è andata bene, quel giorno sembrava girare tutto a mio favore!
Sicuramente lo prenderò come un punto di partenza. Ripartire da qui per preparare una stagione ancora lunga che terminerà con i mondiali di Budapest. Diciamo che è stato un inizio con il botto! Di solito ero abituata ad inizi in sordina, quest’anno ho stupito anche me stessa!!!
Ma non è altro che la dimostrazione di un lavoro iniziato bene e che può, spero, portarmi a grandi soddisfazioni!».
OA: Mentre tu vincevi a Londra, Andrea Baldini faceva altrettanto a Parigi. Giorgio Avola, che è di Modica, ma si allena con voi, è arrivato terzo nella stessa gara di Baldini. Come siete stati accolti a Livorno?
I.V.: «Dice che l’aria di mare di Livorno ci fa bene!!! Abbiamo fatto tingere di amaranto tutto il weekend! L’accoglienza a casa è stata bella, ma è durata poco, causa la tempestiva ripartenza per Orleans. I tantissimi messaggi che mi sono arrivati però hanno provveduto a sostituire il poco tempo che sono stata a casa».
OA: Per gli addetti ai lavori Irene Vecchi era da anni il miglior talento della sciabola femminile italiana. L’avevi dimostrato, ma questa vittoria ti proietta definitivamente tra le migliori al mondo, con Kharlan, Velikaya, Vogiouka e Zagunis (che ultimamente sembra un po’ in calo). Hai questa consapevolezza?
I.V.: «Sono tra le prime 16 del mondo da più di quattro anni e sì, forse un po’ di consapevolezza adesso comincia ad esserci. Prima era tutto qualcosa di guadagnato, ero la bambina che doveva sgomitare tra le grandi per crearsi un posticino nell’Olimpo, adesso invece sono li tra le prime cinque. Effettivamente forse un po’ d’effetto me lo fa sempre, ma infondo è quello per cui un atleta si allena, no?!? Quindi spero di farlo calare ancora quel numerino».
OA: Spesso voi azzurre siete state penalizzate a livello fisico nel confronto con le atlete al top internazionale. È cambiato qualcosa anche da questo punto di vista?
I.V.: «Nella scherma più che il livello fisico penso sia molto più importante la componente mentale. O meglio, il fisico ci vuole, è anzi quasi fondamentale, ma come in ogni cosa l’atteggiamento e l’approccio mentale posso e fanno la differenza!
Le capostipiti di questa disciplina hanno una forma fisica molto potente, ma soprattutto sanno affrontare la pedana e la gara da grandi campionesse, penso che questo faccia la differenza. Altrimenti basterebbe avere tanti muscoli, no?!? Ognuno ha la propria preparazione, e io credo vivamente nella mia. Ho cambiato “qualcosina” quest’anno, mi sono rimessa, diciamo, in gioco e sono sempre più convinta che sia quello che mi serve per fare quel passettino in più».
OA: Nella prova a squadra Sirovich ha deciso di puntare sulle giovani, tenendo fuori Marzocca e Bianco, probabilmente in ottica Rio 2016. Tu che conosci le ragazze che potrebbero far parte di quella squadra, che prospettive pensi che possano esserci per quell’Olimpiade?
I.V.: «La gara a squadre ha stupito tutti,anche le nostre avversarie, e questa domanda me la sono sentita fare un sacco di volte. Giovanni crede in un gruppo giovane, puntando a Rio 2016. Le ragazze sono davvero giovani e hanno da crearsi il loro bagaglio tecnico, ma è stato divertente, mi sono sentita la VECCHI-etta io, però mi è piaciuto.
Con Ilaria e Gioia era diverso, mi sono sempre sentita le spalle forti, loro erano le colonne e io la bambina allo sbaraglio quella che metteva stoccate dietro il loro tifo, e stima!!! Un po’ mi mancheranno, ma capisco che debba esserci un ricambio».
OA: Tu, Baldini, Montano. Si parla sempre della scuola jesina, ci sono stati gli anni d’oro di Pisa con Vanni e Sanzo, ma pure voi… Ma che vi danno da mangiare a Livorno? Qual è il segreto di un movimento locale così vincente?
I.V.: «Il trucco? Non lo so se esiste. Dicono spesso che siamo di scoglio e che questo ci aiuti da sempre. Livorno è la mia città, non riesco a starle lontana più di tanto. Mi manca il mare…magari non ci vado spesso l’inverno ma so che c’è.
E poi il Fides (la società in cui lei, Baldini e Montano sono cresciuti, ndr) è la mia seconda casa. Siamo cresciuti dentro una palestra di grandi campioni, tante medaglie sono passate da là dentro e tante sono convinta ne verranno. Una cosa non ci mancherà mai: la passione che tutta la società mette in questo bellissimo sport, a cominciare da Nicola Zanotti mio allenatore da praticamente sempre, senza di lui non avrei visto realizzare niente, siamo una coppia d’intesa… un po’ come il 5&5».
OA: Il 5&5?
I.V.: «È un pasto buonissimo, dovreste assaggiarlo. Alla fine è pane e torta di ceci, ma l’uno completa l’altro».
OA: Ah, ecco, uno spuntino livornese: caciucco a pranzo e 5&5 a merenda.
I.V.: «Ahahahahah. Si chiama così perché il pane costava 5 lire e la torta altre 5. Il pane senza la torta, e la torta senza il pane, non sono la stessa cosa come quando si mangiano insieme».
OA: Quali sono le tue aspettative per questa stagione? Pensi di poter puntare alla vittoria di Coppa del Mondo e al Mondiale?
I.V.: «La stagione, come ho già detto, è ancora lunga, gli obiettivi sono tanti e le medaglie in palio pure. Ripeto: ho avuto un inizio con il botto, spero che ci sia anche un finale da fuochi d’artificio».
gabriele.lippi@olimpiazzurra.com
Twitter: GabrieleLippi1