Sci di fondo

Sci di fondo: Pellegrino, sprinter fin troppo puro?

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Lo sci di fondo è fatica, sudore, lavoro sodo. E’ una disciplina che richiede uno sforzo fisico superiore rispetto agli altri sport; senza la più profonda abnegazione in allenamento non si va da nessuna parte. Lo sa bene Federico Pellegrino, laureatosi da poco Campione del Mondo Under23 nella sprint, a cui sicuramente non manca lo spirito di sacrificio, così come il talento. In futuro, però, proprio la sprint rischia di diventare croce e delizia per il 22enne valdostano, all’apparenza ancora poco resistente su tracciati troppo duri che non favoriscono i velocisti puri.

Limiti che l’ostico anello olimpico di Sochi ha fatto emergere definitivamente e che non riguardano nello specifico solo Pellegrino, ma anche altri sprinter. D’altronde, le gare di velocità hanno preso talmente piede nel calendario di Coppa del Mondo che oramai molti atleti decidono di catalizzare la propria attenzione solo sugli eventi sprint, ovviamente meno dispendiosi della gare distance.
Pellegrino e il resto degli uomini veloci, però, hanno trovato nella pista russa uno scoglio difficilmente sormontabile attualmente, viste le prestazioni dell’ultimo weekend. Chi ha poca resistenza è tagliato fuori e il verdetto ha riguardato quasi tutti gli sprinter, salvo poche eccezioni. Ad un anno dalle Olimpiadi, la cosa potrebbe cominciare quantomeno a insinuare qualche preoccupazione in molti di loro, perché nessuno avrà voglia di lasciare anche questa gara a Northug e Cologna (1° e 2° nel fine settimana).

Per Pellegrino, quindi, si potrebbe profilare un anno di intenso lavoro per migliorare sulla distanza (appunto), per alzare ulteriormente l’asticella della fatica sopportabile a gara. Ora come ora, infatti, il valdostano ricorda molto quei ciclisti avvezzi esclusivamente alle volate che, alla prima vera e dura asperità non riescono a tenere il passo, staccandosi. Non a caso, le piste di Liberec (dove ha ottenuto il primo podio in CdM e il già citato titolo Under23) e di Val Mustair (podio al Tour de Ski) sono di una durezza inferiore rispetto a quella olimpica, più adatta a fondisti completi anche in gare veloci. Naturalmente, non ci aspettiamo che i probabili miglioramenti di Chicco in futuro lo facciano diventare un uomo da distanze medio-lunghe; non dovremmo nemmeno augurarcelo, visto l’immenso talento nelle gare brevi e l’incredibile spunto veloce di cui è dotato. Caratteristiche che si preserverebbero con un adeguato puntellamento sulla distanza e nella resistenza, che donerebbero alla squadra italiana un fondista in grado di competere ad altissimi livelli su un anello impegnativo come quello di Sochi, in vista dell’appuntamento più importante per la carriera di un atleta.

Foto: Getty Images

daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

1 Commento

  1. Giacomo Bernardis

    5 Febbraio 2013 at 18:54

    Ma come ho scritto da un’altra parte i top vengono eccessivamente rimarcati rispetto ai flop e non è tutto rose e fiori per noi azzurri purtroppo…Comunque lei continui cosi ha tutta la mia stima 🙂

  2. Daniele Pansardi

    5 Febbraio 2013 at 18:48

    Non credo ci sia una parzialità così netta dopotutto. La nostra linea editoriale privilegia gli italiani e l’Italia, è vero, ma non trascuriamo neanche gli aspetti negativi dei nostri atleti e delle nostre varie squadre nazionali. Continui a seguirci, vedrà che è così. 🙂

  3. Giacomo Bernardis

    5 Febbraio 2013 at 18:30

    Ma ha perfettamente ragione. Dovrebbero anche gli altri suoi colleghi essere meno di parte. Le rinnovo i miei più sinceri complimenti.

  4. Daniele Pansardi

    5 Febbraio 2013 at 18:20

    Beh, se c’è da criticare si critica, senza troppi giri di parole.

  5. Giacomo Bernardis

    5 Febbraio 2013 at 18:08

    Bravo signor Pensardi. Non credevo che su questo sito si potessero leggere analisi serie e critiche precise nei confronti di un italiano. Complimenti ancora!!

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