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Brunel e il volo dell’Italrugby: dove possono arrivare gli azzurri?

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Il 12 marzo 2011 fu principalmente una loro sconfitta, il 3 febbraio 2013  è stata una nostra vittoria. Una linea tutt’altro che sottile, che racchiude quel processo evolutivo a cui l’Italia è stata sottoposta dal momento in cui Jacques Brunel è succeduto a quel Nick Mallett che, probabilmente, del gruppo azzurro aveva capito ben poco. Dal Flaminio all’Olimpico, la differenza è sostanziale e si può percepire distintamente in ogni attimo del match: dalle espressioni degli azzurri, dalla non-rassegnazione dopo la marcatura di Hall, dalla gestione del match dopo la meta di Castro. Inoltre, insieme al cuore e all’orgoglio, ‘punti di forza’ del credo mallettiano nel suo quadriennio azzurro, Brunel ha apportato notevoli miglioramenti riguardo la tattica, riuscendo a coinvolgere maggiormente i trequarti, equilibrandoli al meglio con gli avanti. Un obiettivo che il transalpino si era preposto sin dall’arrivo sulla panchina azzurra e portato avanti con la fiducia di tutti i giocatori, convinti delle sue idee.

Ad emergere – finalmente! – nel pomeriggio di ieri all’Olimpico, però, è stata soprattutto una caratteristica nuova, mai intravista finora: la consapevolezza. Il segno tangibile di un cambiamento nel gruppo della Nazionale e del passaggio di un allenatore vero, che ha saputo donare quella linfa decisiva ad una squadra forte, ma non ancora compiuta. Mancava la mentalità vincente, che consentisse al gruppo azzurro di compiere quel definitivo salto di qualità anche dal punto di vista mentale. Non arrendersi alla prima difficoltà, bensì assorbire il colpo e ripartire con lo stesso vigore. Il passo decisivo per raggiungere livelli finora mai raggiunti, per poter vincere contro la Francia (e sottolineiamo la parola ‘vincere’) senza dover sperare nelle ‘vacanze’ degli avversari, ma puntando solo ed esclusivamente sul proprio potenziale, mostratosi finalmente nel suo reale valore.
In questo, anche l’esperienza maturata in Celtic League è servita e non poco, perché prendere confidenza con dure battaglie ha aiutato la crescita di tutti i singoli, alcuni dei quali cresciuti esponenzialmente proprio grazie alla lega celtica (Minto, Favaro, Venditti, McLean ecc…), dove mollare di un solo centimetro equivale ad una sconfitta.

E l’Italia, ieri, non solo non ha mai mollato, ma aveva quasi costretto la Francia a farlo, perlomeno fino agli ultimi 3′ finali. Un’intensità asfissiante degli azzurri dal 1′ all’80’, che hanno trovato in Orquera un magico direttore d’orchestra, in Minto e Favaro le (oramai) consuete muraglie sovrumane, in Venditti e McLean due ali che sembrano completarsi fra loro, per forza e tattica, per esuberanza e intelligenza. Non ci dimentichiamo dei vari leader carismatici o di chi si è già affermato in questa squadra, ma le nostre citazioni hanno premiato chi è letteralmente esploso o chi è migliorato a vista d’occhio negli ultimi tempi, contribuendo in maniera fondamentale all’ascesa della Banda Brunel.

Resta comunque difficile ipotizzare come possa continuare il Sei Nazioni per l’Italia. Qualche giorno fa avevamo indicato tre partite nelle quali gli azzurri avevano chances di vittoria e fra queste non c’era quella con Les Bleus, il che ha indotto molti tifosi a sognare. E’ gratis, è vero, anche perché per giocatori e supporter azzurri sembra alquanto complicato restare con i piedi per piantati a terra; tuttavia, il torneo è appena cominciato e la strada verso risultati epici è ancora lunga, tortuosa e piena di insidie. La prossima si chiama Murrayfield, la casa della Scozia, un fortino espugnato solo nella storica edizione del 2007. Le condizioni per ripetere l’impresa ci sono, anche se nessuna partita può essere data per scontata. Alla partita di Edimburgo, però, arriviamo in maniera totalmente diversa rispetto agli altri anni: fino allo scorso anno era la partita da vincere per salvare l’onore ed evitare il cucchiaio di legno; quest’anno l’Italia va praticamente da favorita in terra scozzese e, soprattutto, va per scrivere nuove pagine della storia del rugby italiano.

 

daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

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