Sei Nazioni: l’Italia per replicare il 2007 e non solo…

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Il 2007, per certi versi, fu un’annata storica per l’Italrugby. Gli azzurri guidati da Pierre Berbizier ottennero due successi nel Sei Nazioni (vs. Scozia e Galles), una doppietta fino a quel momento mai realizzata, oltretutto contornata dalla prima, storica, vittoria in trasferta conquistata a Murrayfield. La naturale conseguenza fu un fantastico quarto posto finale, che rappresenta tuttora il miglior risultato della storia azzurra nel torneo. Sei anni dopo, alcune interessanti analogie con quell’edizione, congiuntamente ad una netta crescita dell’organico italiano, potrebbero creare una situazione quantomeno simile, se non addirittura migliore.

A guidare la Nazionale, come sei anni fa, sarà un francese, Jacques Brunel, nella speranza che l’ex-tecnico del Perpignan prosegua la cabala che vuole i ct francesi a fare la storia del rugby italiano. Abbiamo già detto di Berbizier, che peraltro sfiorò la qualificazione ai quarti di Coppa del Mondo, ma prima di lui ci fu soprattutto l’indimenticato Georges Coste, colui che portò l’Italia alla conquista della sua unica Coppa Europa (1997) battendo proprio la Francia in finale. E come i suoi predecessori, fin da subito Brunel si è mostrato fermamente intenzionato ad importare in Italia un rugby maggiormente di qualità, con più equilibrio fra avanti e trequarti e con questi ultimi chiamati a fare il salto di qualità. Un richiamo al rugby latino che ha cominciato a far vedere i sui primi frutti (seppur ancora acerbi) a partire da novembre e che l’imminente Sei Nazioni dovrà ulteriormente certificare; d’altronde, questo sarà il primo vero torneo continentale con Brunel alla guida degli azzurri, visto che lo scorso anno il tempo per assimilare una certa mentalità non c’era.

Una mentalità che piace eccome a Parisse&co., probabilmente stimolati dalle idee ‘innovative’ del transalpino, dopo un quadriennio, quello di Mallett, dove la mischia era l’unica arma da sfruttare. Naturalmente, gli avanti permangono ancora il punto di forza della nostra Nazionale, ma oltre alle fasi statiche questa volta potremmo assistere davvero ad una concreta evoluzione della nostra trequarti. Non spiccheranno fenomeni in stile Brian O’Driscoll o Shane Williams, anche se dal punto di vista del singolo i miglioramenti sono stati evidenti.
Anche per questo, la rosa azzurra è senza dubbio la più competitiva degli ultimi anni, con la definitiva maturazione di molti elementi (Favaro, Barbieri, Masi) e l’esplosione di alcuni indiscutibili talenti, Gori e Minto su tutti. Inoltre, questo Sei Nazioni sarà anche uno degli ultimi che colonne come Lo Cicero, Castrogiovanni e Parisse potrebbero giocare ad alti livelli, prima di andare incontro ad una fisiologica parabola discendente.

Capitolo avversarie: con la Francia, è acclarato, ci vorrebbe un miracolo. Ricordate le “vacanze romane” di due anni fa? Probabilmente solo dei momenti di relax del genere potrebbero favorire l’Italia e, se la rocambolesca sconfitta del febbraio 2011 ha insegnato a qualcosa ai francesi, tutto ciò non dovrebbe riproporsi.
A questo punto, la Banda Brunel si trova dinanzi due match sulla carta assolutamente alla portata, ma nella realtà indecifrabili, contro i medesimi avversari che favorirono l’impresa del 2007, tra l’altro nello stesso ordine: Scozia e Galles. I primi arrivano in condizioni alquanto proibitive all’appuntamento continentale, con un allenatore ad interim, Scott Johnson e in un momento di importante ricambio generazionale. Attenzione però: le difficoltà scozzesi molto spesso si disperdono nella cornice di Murrayfield, ragion per cui i nostri azzurri dovranno affrontare questo match con lo stesso spirito delle precedenti dodici edizioni, anche sapendo di dover fronteggiare, una settimana dopo, una formazione in caduta libera come il Galles, costernato inoltre dagli infortuni. Il tasso tecnico resta comunque superiore a quello italiano, ma l’Olimpico e la fame di vittorie degli azzurri potrebbero annullare quel tipo di gap. La seconda trasferta in terra d’Albione, poi, non dovrebbe riservare sorprese, vista la straripante condizione dell’Inghilterra, mentre l’ultimo match, contro l’Irlanda, si annuncia forse il più interessante, dato che anche i Verdi arrivano a fari spenti a questo torneo e con mille punti interrogativi. Nel caso la squadra di Kidney non dovesse trovare la giusta quadratura del cerchio nel corso del torneo, allora per gli azzurri si aprirebbero spiragli alquanto interessanti ed in molti comincerebbero a fiutare una storica terza vittoria.
Previsioni fin troppo ottimistiche? In teoria no, perché la forza  attuale degli azzurri è assolutamente equiparabile a quella dei Dragoni e degli irlandesi, mentre è superiore a quella degli scozzesi.

Tris di vittorie e ipotetico terzo posto: le condizioni ci sono, così come la cabala. Ora offload al campo, a parlare sarà lui, per quello che si prospetta un Sei Nazioni decisamente azzurro.

 

daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

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