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Trost, Di Martino, Simeoni: le nostre donne da 2 metri

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Alessia Trost martedì è entrata definitivamente nella storia dell’atletica leggera italiana con i due metri saltati nel palazzetto di Trinec (cliccate qui per vedere il volo della friulana).

Il sottoscritto si è preso il lusso di citare l’indimenticato George Cukor e il suo È nata una stella per celebrare quell’impresa (cliccate qui per leggere l’articolo). Sia chiaro la Trost non è una sorpresa: il successo era nell’aria, già dall’anno scorso quando sfiorò l’1.95 della qualificazione per Londra, già dieci giorni fa quando si spinse all’1.98 a Udine, già dallo scorso anno quando fu iridata ai Mondiali juniores, già dalla tripletta Eyof, Mondiale allievi, Olimpiadi giovanili. Lei, la terza italiana a valicare quell’agognata asticella, vera barriera che al femminile separa le grandi dalle campionessa, la misura che spesso regala medaglie pesanti nelle rassegne più importanti. E allora facciamo un parallelismo tra le nostre tre eroine.

 

Tre strutture fisiche completamente diverse: Sara Simeoni si fermava a 178 cm d’altezza e toccava i 60 kg di peso. Antonietta Di Martino è invece bassa (169cm) ma sfrutta una potenza rilevante per coprire il differenziale maggiore del panorama internazionale. Alessia Trost è invece longilinea, ben costruita, un fisico statuario da 188cm piantati su 68kg di forza, fisicamente portata per la disciplina.

La 19enne sta affinando la propria tecnica, parte con ampie falcate “a ralenty” prima di accelerare perentoriamente e approcciare l’asticella in tutta velocità. Sfrutta un buono stacco, ma deve ancora migliorare in fase di volo con un’inarcatura che è lontana dall’essere perfetta (come riconoscono lei stessa e l’attento coach Chessa). I margini di miglioramento sono ampissimi e l’età è tutta dalla sua parte: le altre due non si erano ancora spinte a tanto. È per questo che siamo così fiduciosi per la Blanka Vlasic della Penisola (il paragone si sta sprecando ormai da anni).

La cavese si approccia invece velocissima all’asticella, con una progressione costante e deve sfruttare tantissimo la potenza delle proprie gambe per arrivare su il più velocemente possibile. In aria riesce poi a comportarsi bene e sfrutta benissimo la reattività nel tirare su gli arti inferiori. Anzi speriamo di rivederla presto dopo il brutto infortunio della passata stagione che le ha impedito di partecipare ai Giochi Olimpici. Intanto, tra visite mediche approfondite, sembra si stia rimettendo in carreggiata sotto gli occhi del marito/allenatore Massimiliano Di Matteo.

La ragazza di Rivoli Veronese aveva invece uno stile impeccabile, fondato su molta tecnica e parecchio impostato. Una delle prime ad eseguire il Fosbury in un’epoca in cui non era ancora l’unico stile in circolazione. Anche l’icona azzurra della specialità si sarebbe poi sposata col proprio coach Erminio Azzaro che le diede i consigli giusti e la guidò verso i grandi successi.

Le differenze sono molte tra loro, quindi. Una cosa le accomuna: nei tentavi riusciti pari e superiori ai due metri, l’asticella ha sembra ballato (rimanendo ovviamente su).

 

Andiamo a rivivere i tre grandi salti firmati dalle nostre tre wonder women.

Il primo fu ovviamente di Sara Simeoni. Indimenticabile. Prima di quel 4 agosto 1978 nessuna donna era riuscita ad andare oltre i 2 metri. Rosemarie Ackermann si era fermata a quella quota la stagione precedente. L’azzurra, però, in quello storico incontro con la Polonia a Brescia, riuscì a centrare i 2.01 che le valsero ovviamente il Record del Mondo. Il filmato fu introvabile per trent’anni prima che la Rai lo scovasse negli archivi di Telenord (lo potete vedere cliccando qui). Lo stile dell’allora venticinquenne è impeccabile e ben riconoscibile, una delle prime ad eseguire il Fosbury, con una rincorsa ben impostata e la parte forte nella fase di stacco. Qualche settimana dopo arrivò la replica in un’occasione ben più importante: gli Europei. A Praga la nostra Sara uscì vittoriosa da una battaglia infernale (e durata oltre tre ore) con l’amica Ackermann che ancora si esibiva usando il ventrale. I 2.01 questa volta valsero l’oro (lo potete vedere cliccando qui)! Due anni prima dell’apoteosi che arrivò ai Giochi Olimpici di Mosca 1980.

 

Ci vollero trent’anni esatti per trovare un’italiana capace di superare la leggenda. L’onore spettò ad Antonietta Di Martino che, al Memorial Nebiolo del giugno 2007, si spinse a 2.02. Noi, però, abbiamo deciso di proporvi il 2.03, ottenuto il 24 giugno dello stesso anno all’Arena di Milano durante la Coppa Europa, categoria First League, che è il record nazionale all’aperto (cliccate qui per vederlo). E il 2 settembre dello stesso anno, la replica ai Mondiali (cliccate qui per vederlo).

Al coperto, invece, la 34enne si è spinta addirittura al 2.04 in Slovacchia il 9 febbraio 2011 (potete vedere cliccando qui).

 

stefano.villa@olimpiazzura.com

3 Commenti

1 Commento

  1. Chosenone

    2 Febbraio 2013 at 14:13

    O.o Ero convinto che Lamera fosse molto più giovane!! Sì capisco che il paragone ci sta, però la prima cosa da evitare è mettere pressione (leggi Howe)..anche se nel panorama della nostra atletica è facile che, appena sboccia un talento, questo succeda!

  2. Stefano Villa

    2 Febbraio 2013 at 13:53

    Beh il paragone circola da quando Alessia ha 15 anni, per un semplicissimo motivo: è alta quanto Blanka 🙂 Lamera sta passando un momento di difficoltà e compirà trent’anni tra due mesi, Vallortigara è sempre sullo stesso livello ma i margini ci sono

  3. Chosenone

    2 Febbraio 2013 at 12:15

    Andiamoci cauti, non iniziamo i paragoni con la Vlasic per favore! C’è tanta strada da fare..invece, delle altre giovani promesse Lamera e Vallortigara che notizie ci sono?

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