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Atletica, “Penso che un giorno così…”: dieci minuti di gloria

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Una giornata campale. Trionfale. Una serata magica. Gli aggettivi si possono sprecare per quanto abbiamo visto nella giornata di ieri. È il giorno uno della nuova era dell’atletica leggera italiana.

Quello che si era visto a gennaio e febbraio era solo il riscaldamento, il preambolo, l’introduzione, l’abbrivio all’appuntamento più importante. Come tutti i risorgimenti che si rispettino si inizia con il botto e nell’occasione più importante del primo trimestre: gli Europei indoor.

 

A Goteborg la mattina ci faceva capire che c’eravamo, il primo pomeriggio che ci strizzava l’occhiolino, la prima serata che ci faceva saltare sul divano. Due medaglie nel giro di dieci minuti. Sogni che diventano realtà. Intanto nessun’altra Nazione ha preso due allori nella prima giornata…

Paolo Dal Molin da bello si faceva bellissimo nell’occasione più importante: passa dal personale di 7.58 (conquistato in semifinale) al nuovo record italiano in 7.51, mettendosi al collo un argento allucinante e che alla vigilia sembrava quasi inarrivabile (noi giovedì avevamo parlato di un possibile quarto posto). Ed è mancato davvero un briciolo per agguantare addirittura l’oro: uscito alla perfezione dai blocchi (suo punto di forza che alla prima barriera gli ha fatto guadagnare un metro su tutti gli avverar sari) solo un piccolo sbilanciamento all’ultimo volo gli ha impedito di sopravanzare il favorito Shubenkov, russo primatista stagionale. Se il ragazzone piemontese migliorasse il salto dell’ostacolo… La sua potenza è qualcosa di incredibile, un carrarmato che asfalta le barriere, le disintegra e incurante del pericolo vola verso il traguardo. Se imparasse più tecnica (soprattutto nel richiamo della seconda gamba in volo) perderebbe la sua potenza? Chissà…

 

I 60 ostacoli hanno deciso di tingersi d’azzurro anche al femminile. Il profumino di podio era già nell’aria dopo batterie e semifinali: Veronica Borsi era già volata a 7.96, battendo di un centesimo il ricordo italiano di Carla Tuzzi che reggeva da quasi vent’anni. Migliorava il proprio personale di quattro centesimi in una botta sola e si candidava seriamente per una medaglia. La finale l’ha confermato. La classe di salto è davvero magistrale: la si vede raramente in giro. Proprio con la tecnica recupera tutto quello che le manca altrove, specialmente in uscita dai blocchi di partenza dove non riesce ancora ad eccellere: il suo punto di forza è indubbiamente la distensione nella parte centrale di gara, prima di sfruttare un tuffo che nel panorama internazionale poche posseggono. Questo è un bronzo meritatissimo, conquistato con tanto sudore, con tanta dedizione e umiltà. E soprattutto migliorando ulteriormente il primato nazionale, già suo da un’oretta: uno spettacolare 7.94. Ci è piaciuta moltissimo (l’avevamo pronosticata sul podio e ci avevamo azzeccato).

 

Passaggio in finale di Daniele Greco nel triplo: una facilità disarmante. L’oro è già praticamente in tasca del pugliese: non ha sostanzialmente rivali.

Michael Tumi ormai non fa più notizia in batteria. 7.59 per scaldare i motori e passare il turno. Si è però levato di torno l’osso Chambers. Con Rodriguez out, domani sera sarà sfida a centro pista con Jimmy Vicaut parso in ottime condizioni: ne vedremo davvero delle belle. Per vincere l’oro servirà una prova magistrale nello sprint veloce.

Bella ripresa per Simona La Mantia che con i denti prova a difendere il titolo conquistato due anni fa a Parigi. La triplista si qualifica con autorevolezza raggiungendo la norma. Ora staremo a vedere.

 

Purtroppo non mancano le controprestazioni. A deludere di più è stato Silvano Chesani. Dopo il record nazionale a 2.33 ottenuto due settimane fa ad Ancona, ci saremmo aspettati una comoda qualificazione nel salto in alto. Così non è stato. Il ventiquattrenne si è arenato inspiegabilmente quando l’asticella è salita a 2.28: tre brutti tentativi alla quota, soprattutto causati da uno stacco eccessivamente lontano dal materasso. Salva la disciplina Gianmarco Tamberi che ha superato 2.23 alla prima prova, ma che poi non ha convinto quando la misura si è alzata: speriamo che domani la sua grinta e il suo talento riescono a supplire a una condizione fisica non eccellente.

Roberta Bruni si è fatta prendere dal nervosismo. Una abituata a saltare 4.60 al primo tentativo, non può farsi bloccare da un 4.46 qualunque. Invece è successo. La diciottenne ha sentito tutta la tensione della prima uscita nel mondo dei grandi, ha pagato l’emozione e non è riuscita a esprimersi sui livelli che conosciamo. Soprattutto al momento dello scavalcamento e del rilascio dell’attrezzo. La perdoniamo perché siamo sicuri che alla prossima occasione si rifarà con gli interessi.

 

stefano.villa@olimpiazzurra.com

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