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Baseball: è stato bello sognare (e risvegliarsi con una grande Italia…)

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Martedì 7 marzo, nono inning di Messico-Italia, prima partita della Pool D del World Baseball Classic. Gli azzurri sono in svantaggio per 4-5 e devono fronteggiare in battuta niente meno che Sergio Romo, uno dei closer migliori in circolazione, vincitore da protagonista delle World Series 2012 con i San Francisco Giants. Stiamo parlando di una stella multimilionaria del dorato mondo della MLB. Eppure, a dispetto di un avversario apparentemente fuori portata, l’Italia si porta in vantaggio per 6-5 con un doppio di Anthony Rizzo, prima di chiudere la contesa con Jason Grilli, altro closer della massima lega statunitense militante tra i Pittsburgh Pirates. Di questo World Classic 2013 ci resterà impresso nella memoria proprio quel nono inning giocato ai massimi livelli da entrambe le squadre, quasi fossimo di fronte ad un vero e proprio match di MLB. In quei lunghi, interminabili, palpitanti momenti, l’Italia ha capito di poter sedersi con orgoglio e ambizione al tavolo delle grandi.

Alla vittoria sul Messico è seguita quella ancora più netta sul Canada, valsa alla selezione tricolore una storica qualificazione al secondo turno e, di conseguenza, tra le prime 8 nazionali al mondo. Marco Mazzieri è il demiurgo che ha plasmato una squadra compatta ed eterogenea, in cui si sono integrati perfettamente giocatori della MLB e del campionato italiano, alcuni dei quali hanno dimostrato di meritare grandi palcoscenici.

La compagine azzurra ha chiuso la rassegna iridata al settimo posto dopo essere stata sconfitta sul filo di lana sia dalla Repubblica Dominicana che da Porto Rico. Un vero peccato se si pensa che l’Italia era comodamente in vantaggio contro entrambe, prima di commettere degli errori difensivi costati la qualificazione (e forse qualcosa di più…). Se da una parte tutt’ora il rammarico resta forte (Porto Rico è poi approdata in finale superando addirittura il Giappone detentore del titolo), bisogna sottolineare come la nazionale del Bel Paese non ottenesse un risultato del genere ai Mondiali dagli anni ’90, quando giunse settima nel 1994 e quarta (miglior risultato di sempre) nell’edizione casalinga del 1998. All’epoca, però, le squadre non schieravano, se non in minima parte, i loro esponenti della MLB. Il settimo posto dei giorni nostri, dunque, possiede una valenza maggiore e certifica lo status di top-team per l’Italia.

L’impressione è che la compagine di Mazzieri potesse puntare addirittura a salire sul podio, essendo in grado (come dimostrato) di potersela giocare alla pari con chiunque. Gli azzurri hanno pagato a caro prezzo un regolamento che non abbiamo timore a definire “folle” e realizzato per assecondare le franchigie di MLB. Ogni pitcher, infatti, aveva a disposizione solo un numero contingentato di lanci per ogni fase del torneo. A beneficiarne sono state ovviamente quelle nazionali con un parco lanciatori illimitato o quasi (come appunto Repubblica Dominicana e Porto Rico). Quello dei pitcher, invece, sin dall’inizio si è rivelato l’anello debole dell’Italia, nel quale, al di là della superstar Alessandro Maestri e della grande rivelazione Tiago Da Silva, si sono evidenziate effettivamente delle carenze. Lo stesso Jason Grilli, per stessa ammissione di Mazzieri, sarebbe potuto essere schierato solo come closer a seguito di un tacito accordo con i Pirates. Insomma, un torneo di questa caratura dovrà darsi in futuro delle regole più “democratiche” e meno dipendenti dai club di MLB. Ne va della credibilità del baseball e di un suo possibile ritorno nel programma olimpico a partire dal 2020.

Se quello dei lanciatori ha rappresentato in parte la classica “coperta corta” per l’Italia, il line-up azzurro si è imposto invece come autentica rivelazione del torneo. Accanto alla stella Nick Punto sono sbocciati Anthony Rizzo, Chris Colabello, Mike Costanzo e Drew Butera, con Alex Liddi, strepitoso nella prima fase, che ha dimostrato di essersi meritato ampiamente la MLB con i Mariners.

La sensazione è che il World Classic 2013 abbia rappresentato per l’Italia un nuovo punto di partenza in un percorso di crescita avviato ormai da diversi anni e che non conosce soste. Nel complesso, le prestazioni della selezione tricolore non devono sorprendere. Ricordiamo che gli azzurri nel 2010 avevano conquistato il loro primo podio extra europeo con un bronzo nella Coppa Intercontinentale, così come sono reduci da due titoli continentali vinti contro i campioni iridati in carica dell’Olanda.

Piace vedere che l’Italia sia ora in grado di prodursi in casa i propri talenti (Maestri e Liddi sono solo i pionieri di una generazione che, grazie all’Accademia fortemente voluta dalla Federazione, regalerà soddisfazioni importanti). Il prossimo “azzurro doc” che tenterà l’avventura in America sarà Luca Panerati, positivo nel suo match da lanciatore partente contro i maestri degli Stati Uniti.

Insomma, l’Italia torna dall’America con una nuova consapevolezza e, soprattutto, con il rispetto e l’ammirazione delle avversarie. Si può costruire qualcosa di importante, puntando a podi e vittorie, magari già dalla Coppa Intercontinentale del prossimo anno. Grazie a questa bellissima avventura d’Oltreoceano, molti nostri connazionali hanno finalmente scoperto uno sport entusiasmante come il baseball ed anche noi di Olimpiazzurra, con lunghissime dirette scritte anche nel cuore della notte, le dichiarazioni di Maestri (che ringraziamo) e gli approfondimenti, speriamo di aver contribuito alla diffusione di questo meraviglioso sport.

E’ stato bello sognare. Ma la realtà è ancora più dolce.

federico.militello@olimpiazzurra.com

 

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